VoIP e social network nel mirino dell’FBI. Nasce il ‘Domestic Communications Assistance Center’

di Alessandra Talarico |

La nuova unità fornirà le ‘competenze tecniche’ per le intercettazioni, ma – assicura il Bureau - non avrà alcun ‘ruolo operativo o investigativo nelle indagini’. Protestano le associazioni per i diritti digitali.

Stati Uniti


FBI

L’FBI vuole tenere d’occhio anche le comunicazioni via internet e ha creato per questo un’apposita unità di sorveglianza con il compito di sviluppare nuovi metodi atti a intercettare le comunicazioni VoIP e wireless.

Il Bureau ha tenuto finora il massimo riserbo attorno a questa unità, conosciuta come ‘Domestic Communications Assistance Center’ (DCAC), evitando anche di rivelare chi ne fosse responsabile. Ma il sito CNET – che ne ha ricostruito la storia – rivela che il DCAC è stato ideato per coprire un ampio ventaglio di questioni relative alla sorveglianza e alla sicurezza delle comunicazioni.

Il suo mandato, quindi, include un po’ di tutto, dall’intercettazione dei messaggi Skype alla costruzione di dispositivi di intercettazione, fino alla funzione di ‘help desk’ per le autorità locali, federali e statali.

L’unità, che sarebbe in fase di lancio ma non ancora operativa, sarà anche responsabile di analizzare i dati presentati da un provider o da un social network in risposta a un ordine del giudice.

 

L’FBI in effetti, preme da tempo per ottenere un ‘approccio’ più globale alla sorveglianza delle comunicazioni elettroniche sulla base del fatto che i più recenti sviluppi delle tecniche crittografiche hanno reso molto più difficile per gli investigatori intercettare le comunicazioni.

Nel mese di febbraio, l’allora consigliere generale Valerie Caproni ha testimoniato davanti al comitato Giustizia della Camera, chiedendo una nuova legislazione per richiedere ai social network e ai fornitori wireless di mettere in atto procedure chiare per la diffusione dei dati crittografati in caso di una richiesta in tal senso da parte del governo.

Caproni ha sottolineato la necessità di nuove “soluzioni su misura” che dovrebbero essere “l’eccezione e non la regola”. Secondo fonti CNET, queste “soluzioni su misura” sono esattamente quello che andrà a sviluppare il DCAC – tecnologie di sorveglianza personalizzate progettate per le aziende o per singoli individui.

 

L’annuncio, già a febbraio, non ha mancato di scatenare forti polemiche tra i sostenitori dei diritti civili, che hanno gridato alla violazione della privacy dei cittadini sul web e sulle reti sociali. L’Agenzia ha però risposto che il suo operato non danneggerà in nessun modo le libertà civili e democratiche dei cittadini, nè calpesterà la privacy e la riservatezza delle persone su internet, tanto più che a sorvegliare sul suo operato c’è Privacy and Civil Liberties Unit, divisione che ha il compito di valutare le implicazioni normative delle operazioni del Federal Bureau sui social network e di valutarne eventuali conseguenze sulla popolazione di internet.

In seguito a queste polemiche, l’FBI ha ribadito che “principi guida della nostra azione in rete resteranno quelli democratici a cui si ispira la nostra costituzione, le libertà e i diritti civili, il diritto alla riservatezza”.

 

Sempre secondo il sito CNET, da alcuni documenti interni si evince che l’idea del DCAC è nell’aria già dal 2008. Fino ad oggi, però, il tutto è rimasto avvolto nel mistero, con grande preoccupazione, di nuovo, delle associazioni per i diritti civili.

Jennifer Lynch, dell’Electronic Frontiers Foundation ha riferito al sito che la gente dovrebbe sapere di più dell’operato del Bureau, di quali operatori telefonici stanno collaborando al progetto. “Stanno facendo del loro meglio per evitare di essere trasparenti”, ha affermato.

 

L’FBI, dal canto suo, si sarebbe limitata a precisare che l’unità fornirà soltanto le basi tecniche per le intercettazioni, ma non avrà alcun “ruolo operativo o investigativo nelle indagini”.