Nomine Agcom, appello a Corrado Passera: ‘Il rinnovo passa anche dai territori’

di di Paolo Pietrangelo - Direttore generale Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome |

I Comitati Regionali per le Comunicazioni hanno gestito senza alcun onere per gli utenti 246 mila istanze di conciliazione e quasi 6 mila istanze di risoluzione di controversie di secondo grado; la percentuale di successo per gli utenti è passata dal 50%

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La legge 249 del 1997 istituendo l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni consentiva all’allora istituenda Autorità di optare per un assetto funzionale decentrato attraverso la previsione dei Comitati Regionali per le Comunicazioni, intesi come organi locali di governo, garanzia e controllo nel settore della comunicazione. Un modello richiamato nello stesso documento conclusivo approvato dalla I Commissione della Camera dei deputati il 16 febbraio in esito alla indagine conoscitiva sulle autorità amministrative indipendenti.

 

I Comitati Regionali sono organi delle Regioni, dal punto di vista strutturale, tanto che sono istituiti e disciplinati dalle Regioni stesse; ma sono, al tempo stesso, anche organi dell’Autorità, dal punto di vista delle funzioni che svolgono. C’è quindi una doppia dipendenza, strutturale e funzionale. Si ha quindi, nel sistema costruito con l’istituzione dell’Autorità, un aspetto di “convergenza” sul piano strutturale e un aspetto di “decentramento” sul piano funzionale.

 

I Comitati in questi primi dieci anni di attività hanno costruito progressivamente competenze, organizzando al meglio le relazioni funzionali sia con il sistema territoriale sia con l’AGCOM. Proprio a partire dal 2004 e successivamente nel 2008 il sistema delle Regioni (Conferenza delle Assemblee e Conferenza delle Giunte delle Regioni e delle Province autonome) ha siglato due Accordi quadro con l’Autorità in merito alla gestione di funzioni delegate.

 

Tali accordi hanno interessato complessivamente otto funzioni: solo per citarne alcune, dalla conciliazione con gli operatori di TLC alla risoluzione delle controversie di secondo grado, dalla tutela dei minori al monitoraggio delle emittenti televisive locali. In particolar modo proprio sul versante del contenzioso tra utenti ed operatori di Telecomunicazioni i Co.re.com. esercitano una funzione extragiudiziale di assoluta efficacia. Gli ultimi dati forniti dalla stessa Autorità ci dicono che i Comitati hanno gestito senza alcun onere per gli utenti 246 mila istanze di conciliazione e quasi 6 mila istanze di risoluzione di controversie di secondo grado; la percentuale di successo per gli utenti è passata dal 50% al 72 %; un modello vincente perché territoriale, perché connesso ad una modalità di risoluzione delle controversie extragiudiziale, veloce, efficace, gratuito.

 

La funzione delegata della vigilanza sul rispetto degli obblighi di programmazione dell’emittenza radiotelevisiva locale ha conferito organicità e sistematicità alla precedente delega in materia di tutela dei minori e del pluralismo politico-istituzionale e socio culturale. La gestione del Registro degli operatori della comunicazione consente ai Co.Re.Com. di conoscere gli scenari di ogni Regione e le relative evoluzioni, prospettiva privilegiata che si aggiunge e completa la potenzialità dei Co.Re.Com. nel loro territorio candidandoli, al contempo, ad essere interlocutori delle Istituzioni nazionali per competenze e conoscenze tecniche anche nell’orizzonte della infrastrutturazione territoriale delle reti di nuova generazione.

 

Il nuovo catasto delle frequenze, il time out dello switch-off con il passaggio al digitale terrestre che sta investendo le Regioni, la nuova frontiera della separazione tra fornitori di contenuti e fornitori di reti, ci consegnano la rappresentazione di un sistema territoriale delle comunicazioni in forte evoluzione e trasformazione. Senza dimenticare le piccole e medie imprese del settore in termini di servizi e posti di lavoro prodotti. Sarebbe, dunque, di grande utilità per la governance del sistema se il dibattito di queste settimane circa i profili curriculari più idonei a formare la squadra della nuova consiliatura dell’AGCOM potesse tener in debita considerazione  anche questo spaccato valorizzando, così, un modello strategico di intervento che le Regioni hanno contribuito a sviluppare in questi anni; a maggior ragione se si considera la necessità di rivedere alcuni asset della stessa Autorità così come auspicato dalla indagine conoscitiva del Parlamento richiamata in premessa.