Agenda digitale: investimenti su banda larga fuori dal Fiscal Compact per tre anni. La ricetta di Mario Monti

di Raffaella Natale |

Una sorta di golden rule promossa dall'Italia, in modo da esentare le spese per investimenti dai vincoli dei Patti Ue.

Italia


Mario Monti

Gli investimenti per la banda larga o l’agenda digitale potrebbero essere fuori dal Fiscal Compact. Questa potrebbe essere la nuova via per la crescita del mercato ICT, ipotizzata dal presidente del Consiglio, Mario Monti, che intervenendo oggi a Firenze nel corso della conferenza ‘The state of the Union’, ha precisato che si tratta di un’ipotesi  che non contiene “niente di elusivo della disciplina di bilancio“.

In altre parole, il premier ha ipotizzato una finestra temporale di tre anni durante la quale le spese per investimenti su specifici settori, come appunto la banda larga, verrebbero ‘esentate’ dai vincoli dei Trattati Ue su disciplina di bilancio e Fiscal compact. Una sorta di “golden rule” promossa dall’Italia, ossia il principio di esentare le spese per investimenti appunto dai vincoli dei Patti Ue.

 

Il presidente del Consiglio ha anche sottolineato che la Cancelliera tedesca Angela Merkel non deve temere le proposte italiane sulla crescita perché queste non eludono la disciplina dei conti e, anzi, incoraggiano buoni investimenti.

 

Parafrasando il gergo di Twitter, Monti ha spiegato che “la crisi politica dell’Europa non va cercata tanto nelle istituzioni europee, ma nel dibattito politico tra i vari paesi membri, dove i leader assumono sempre più il ruolo di follower“, rifuggendo dalle decisioni impopolari che però porterebbero benefici nel lungo periodo.

 

Lo sviluppo economico, ha sottolineato Monti, “deve fondarsi su valori civili, rifuggire dall’effimero e guardare alle prospettive di lungo periodo“. “L’Europa – ha indicato – sta cercando un equilibrio tra tre componenti per la crescita: sostenibilità perché la crescita deve essere sostenibile con la disciplina del bilancio pubblico, riforme e stimolo alla domanda”.

Occorre poi, secondo il presidente del Consiglio, evitare il paradosso di penalizzare le imprese sui pagamenti in un momento in cui si cerca di rafforzare la capacità produttiva. Sarebbe proprio “paradossale” nell’Unione europea, ha detto Monti, se nel momento in cui entrano in vigore le regole rafforzate sui conti e la nuova direttiva sui tempi dei pagamenti, gli Stati finissero per “rifarsi sulle imprese efficienti che devono chiudere, spesso piccole imprese in un momento in cui invece si vorrebbe aumentare capacità produttiva“. Per questo l’Italia propone di non calcolare i debiti regolati alle imprese sui parametri del Patto di Stabilità e di crescita.

 

Riguardo al debito pubblico e al rapporto deficit/Pil al 120%, Monti ha spiegato: “Mi piacerebbe vivere in un Paese che avesse usato quel deficit per fare infrastrutture, invece che disperderlo nel consumo pubblico attuale”.

Nel fiscal compact questo aspetto ha un impatto ‘minimo’, ha precisato, “ma possiamo lavoraci“.

Il premier ha aggiunto che “Il governo precedente ha fatto molto in termini di riforme strutturali. Ma ora l’Italia dovrà fare di più” e si è augurato che dopo l’approvazione del Parlamento si possa realizzare rapidamente la riforma strutturale del lavoro, delle pensioni e le liberalizzazioni.