Apple: è la Cina la vera sorpresa di un nuovo trimestre record. Ma quanto potrà durare la ‘magia’?

di Alessandra Talarico |

Secondo Forrester Research il ‘momento d’oro’ di Apple potrà durare al massimo altri 4 anni. Una volta finita la ‘scorta’ di innovazioni lasciata in eredità da Jobs, potrebbe seguire la scia di Sony: resterà una buona azienda ma passerà l’effetto ‘WOW’.

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Dopo una serie di sedute in negativo, che avevano spinto in molti a credere che la ‘magia’ fosse finita, Apple torna a essere il solito rullo compressore di record, toccando quota 618 dollari per azione e trascinando l’intero listino tecnologico a registrare, nella seduta di mercoledì, la migliore performance giornaliera dall’inizio dell’anno. Ma secondo alcuni analisti, l’effetto ‘WOW’ è destinato a finire presto, appena esaurito il lascito di innovazione e idee di Steve Jobs.

 

La società ha in effetti presentato risultati solidi: il fatturato del  secondo trimestre dell’anno fiscale 2012 si è attestato a 39,2 miliardi di dollari (rispetto ai  24,7 miliardi di dollari dello stesso trimestre dell’anno passato) e l’utile netto a 11,6 miliardi di dollari, pari a 12,30 dollari per azione diluita, raddoppiato rispetto ai 6 miliardi di dollari (6,40 dollari per azione diluita) dello scorso anno. Volano le vendite di iPhone (35,1 milioni quelli venduti nel trimestre, per una crescita dell’88%) e di iPad (11,8 milioni, +151%). In crescita (+7%) anche le vendite di Mac, a quota 4 milioni di unità nel trimestre, mentre continuano a calare quelle di iPod (7,7 milioni, in calo del 15%).

 

Il margine lordo è stato del 47,4%, rispetto al 41,4 percento registrato nello stesso trimestre di un anno fa. Le vendite internazionali hanno rappresentato il 64 percento del fatturato trimestrale, con l’area Asia Pacifico a rappresentare la maggiore fonte di ricavi estera del secondo trimestre fiscale (i primi tre mesi di quest’anno). Tra gennaio e marzo, il giro d’affari registrato nella regione è stato pari a 10,2 miliardi di dollari, cioè il 26% del totale, contro i 13,2 miliardi registrati in America. E dire che, fino a dicembre del 2009, Apple neanche includeva l’Asia Pacifico nella sua ripartizione geografica mentre nell’ultimo trimestre, in Cina, le vendite di iPhone sono cresciute di 5 volte rispetto all’anno passato, toccando il record di 7,9 miliardi di dollari.

 

In Cina e nel resto del mondo, le performance dell’ultimo trimestre confermano come l’azienda non voglia saperne di ‘scendere sulla terra’ e continui a macinare risultati stellari. Ma quanto potrà durare quest’ascesa?

Negli ultimi sei mesi, Apple ha realizzato un fatturato di 85,5 miliardi di dollari, che – sommato ai 34 miliardi previsti per il terzo trimestre, dovrebbe consentire all’azienda di salire sul gradino più alto del podio dell’hi-tech nel 2012, davanti a samsung (145 miliardi di dollari) e HP (127 miliardi).

Particolarmente impressionante, agli occhi degli analisti, soprattutto il livello di redditività: sugli ultimi tre mesi, il margine operativo, si è attestato al 39,3%, contro il 9,8% generato da Samsung e il 6% della divisione Pc di HP, ma soprattutto al di sopra del 36,6% di Microsoft.

 

La performance, certo, deve essere contestualizzata: Microsoft sta attualmente investendo pesantemente per rafforzare la presenza di Windows Phone sul mercato mobile e sta quindi investendo molto in ricerca e sviluppo e in marketing e probabilmente il passaggio di consegne è temporaneo, visto che Apple attende una lieve contrazione del margine per il prossimo trimestre.

Lo stesso, tuttavia, questi risultati evidenziano la capacità unica di Apple di mantenere alto il prezzo dei suoi prodotti mentre tutti gli altri devono abbassarlo. Il prezzo dell’iPhone, di circa 650 dollari, non è stato quasi toccato dal suo lancio, nel 2007: il che indica che Apple non ha praticamente rivali in questo segmento e può imporre i suoi prezzi a clienti che non considerano alcuna alternativa valida.

Apple, insomma, sta seguendo la stessa scia di Microsoft che ha fatto di Windows un prodotto essenziale, in grado di generare alti margini. “E’ lo stesso fenomeno che si constata oggi con l’iPhone”, ha affermato Pierre Ferragu di Bernstein Research.

La società ottimizza in altri modi i suoi costi: primo acquirente mondiale di semiconduttori, detiene un’enorme potere contrattuale e fa leva, inoltre, su una rete di distribuzione – gli Apple Store – che ha generato l’11% dei ricavi del gruppo.

 

Nel trimestre chiuso a marzo, Apple ha generato una liquidità di 14 miliardi di dollari mentre per il prossimo trimestre attende un fatturato di circa 34 miliardi di dollari e un utile per azione diluita di circa 8,68 dollari.

 

Stime prudenti, dunque, come prudente è anche il giudizio degli analisti di Forrester Research di fronte all’enorme entusiasmo generato dall’azienda.

In un post sul sito George Colony paragona l’azienda di Cupertino a Sony e spiega che questo momento d’oro è destinato a finire presto, entro due-quattro anni al massimo. Già, perchè Tim Cook non ha lo stesso ‘carisma’ di Steve Jobs, pur essendo dotato di un approccio che il sociologo Max Weber nel suo libro ‘The Theory of Social and Economic Organization’ avrebbe classificato come legale/burocratico. Un buon manager, dunque, ma senza la ‘magia’ e quelle doti ‘sovrannaturali’ che caratterizzano i leader di organizzazioni carismatiche come Apple.

La società, quindi, potrebbe essere destinata a seguire la scia discendente di Sony dopo l’uscita di scena del Ceo Akio Morita nel 1994. Chi si prenderà la responsabilità dei rischi e chi potrà prendere il posto di Jobs nell’immaginare prodotti tanto innovativi come gli ultimi gioielli di casa Apple? se nessuno saprà farlo, prevede Colony, Apple sarà sempre una ‘buona’ azienda ma non sarà più quella ‘grande’ azienda che oggi fa gridare al miracolo ogni trimestre che passa.