eBook: tre editori ammettono le proprie responsabilità. Risarcimento per i consumatori e libertà ai retailer di fissare il prezzo

di Raffaella Natale |

Raggiunto accordo col Dipartimento di Giustizia per evitare il processo. Restano fuori Apple, Penguin e Macmillan.

Stati Uniti


Apple

Arrivano dagli Stati Uniti i primi chiarimenti in merito alla notizia di ieri sulla causa aperta dal Dipartimenti di Giustizia contro Apple e alcuni tra i più grossi editori del mondo, per sospetto accordo sui prezzi dei libri digitali (Leggi Articolo Key4biz).

Secondo le ultime rivelazioni sarebbero due gli editori coinvolti, Penguin (Pearson) e Macmillan (Verlagsgruppe Georg von Holtzbrinck), in quanto gli altri tre – Hachette (Lagardère), Harper Collins (News Corp) e Simon & Schuster (CBS) – hanno raggiunto un accordo stragiudiziale con il DOJ per evitare il processo.

 

Il Ministro USA della Giustizia, Eric Holder, ha indetto una conferenza stampa a Washington per informare che, a partire dall’estate del 2009, “gli alti dirigenti delle società citate nella denuncia, preoccupati dall’abbassamento dei prezzi degli eBook da parte dei distributori, hanno cominciato a lavorare insieme per eliminare la concorrenza (…) determinando un aumento dei prezzi pagati dai consumatori”.

 

Hachette, Harper Collins e Simon & Schuster si sono impegnati “ad accordare ai retailer, come Amazon e Barnes & Noble, la libertà di fissare il prezzo dei loro titoli digitali“, ha detto Holder che l’ha definita “una grande vittoria per i proprietari del Kindle“.

Dovranno inoltre porre fine agli accordi siglati con Apple, che garantivano all’azienda di Cupertino le tariffe più basse sul mercato.

“Siamo felici d’essere autorizzati ad abbassare il prezzo sulla maggior parte dei libri“, ha commentato Amazon.

 

Hachette e Harper Collins si sono, inoltre, impegnati a risarcire i consumatori statunitensi con oltre 51 milioni di dollari. Il Dipartimento ha stimato i danni in decine di milioni di dollari.

 

Anche in Europa, dove sta indagando l’Antitrust Ue, si potrebbe presto profilare una soluzione simile, visto che gli editori hanno avanzato le medesime proposte di accordo (Leggi Articolo Key4biz).

 

Il responsabile per la concorrenza presso il Ministero USA di Giustizia, Sharis Pozen, ha dichiarato che la denuncia non riguarda le negoziazioni ‘unilaterali’ sui prezzi tra vendor e retailer, ma il fatto che ci sia stata un’azione coordinata.

“La cospirazione ha avuto l’effetto di alzare il prezzo dei libri digitali dall’oggi al domani”, portando i consumatori a pagare da 2 a 3 dollari in più per titolo digitale.

 

Fino al 2010, anno in cui Apple ha lanciato l’iPad, il mercato americano delle edizioni digitali era largamente dominato da Amazon, che aveva praticato una politica molto aggressiva di tagli sui prezzi per incentivare le vendite del proprio eReader Kindle.

Il sito di eCommerce comprava, infatti, i titolo dagli editori e fissava poi il prezzo a cui vendere al dettaglio, solitamente 9,99 dollari per eBook. In alcuni casi accadeva anche che vendesse in perdita.

Poi Apple, hanno spiegato le autorità americane, “ha compreso d’avere un interresse in comune con gli editori”.

“Insieme, Apple e gli editori, hanno raggiunto un accordo che ha consentito di annullare la concorrenza (quello che volevano tutti), alzare nettamente i prezzi dei libri digitali (quello che volevano gli editori), e fissare un 30% fisso per Apple su ogni eBook venduto (quello che voleva Apple)”.

 

A seguito di questo nuovo modello di distribuzione, Amazon era stata costretta ad allinearsi alle condizioni offerte da Apple agli editori.

 

Ieri il CEO di Macmillan, John Sargent, ha detto di aver rifiutato l’accordo per timore che “Amazon si trovi in una posizione di monopolio“.

 

Per contro, Hachette ha preferito voltare pagina: “Abbiamo fatta passi avanti per far crescere il numero degli operatori e stimolare la concorrenza”.

In un comunicato la società ha però sottolineato che “Hachette Book Group non ha partecipato alcun accordo per fissare i prezzi degli eBook in modo illegale (…)”, ma “ci siamo trovati di fronte alla prospettiva di un processo lungo e costoso”.