L’ICT al servizio della scienza per uscire dalla crisi. Neelie Kroes: ‘Investire in ricerca e infrastrutture a banda larga’

di Alessandra Talarico |

ICRI 2012: per Neelie Kroes è essenziale realizzare uno spazio digitale unico e aperto, uno ‘Spazio europeo per la Ricerca’ che metta a disposizione degli scienziati servizi all'avanguardia, ubiqui e affidabili.

Europa


Neelie Kroes

Dal DNA agli SMS, l’Europa è stata per lungo tempo il continente più smart, la patria di invenzioni che hanno cambiato il corso della storia e di innovazioni che hanno fatto scuola in tutto il mondo. Viene quasi difficile ricordarsene in questo periodo, caratterizzato da incertezza economica, disoccupazione, pessimismo per il futuro.

Eppure, per tornare a essere leader la soluzione c’è, ed è quella di investire nelle infrastrutture per l’innovazione, perchè – come ha sottolineato il Commissario Ue Neelie Kroes – “Per quasi tutti i problemi che ci troviamo ad affrontare oggi – dai cambiamenti climatici alla disoccupazione – la soluzione può arrivare dalla scienza e dalla tecnologia”.

 

Intervenendo a Copenhagen all’International Conference on Research Infrastructures (ICRI 2012) la responsabile Ue per l’Agenda digitale ha sottolineato che anche la scienza sta cambiando, con gli scienziati che collaborano sempre di più e su scala sempre più larga per affrontare problemi di natura globale e molto più complessi che in passato, che richiedono sforzi globali per essere risolti.

E la tecnologia rende la collaborazione su larga scala non solo possibile, ma pratica ed efficace, permettendo ai ricercatori di collaborare ovunque si trovino. Per questo, ha detto la Kroes,  “dobbiamo dare agli scienziati le migliori reti, le connessioni più veloci, gli strumenti più efficaci”.

 

Un’altra sfida per la che l’ICT consente di affrontare al meglio è quella dei cosiddetti ‘Big Data‘: il volume dei dati è in crescita esponenziale e in questa enorme mole di informazioni prodotte dai governi, dalle aziende, dai cittadini, si cela una miniera non ancora sfruttata. Ed è qui che entrano in campo le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, che “ci offrono la possibilità di gestire questo diluvio di dati e di comprenderne le complesse interazioni, sia che si tratti di un ambiente naturale, del corpo umano o dell’economia globale. E utilizzando questi dati saggiamente – e ampiamente – si possono ottenere vittorie sorprendentemente grandi, come, ad esempio, per il trattamento del morbo di Alzheimer”.

Vittorie raggiungibili solo se questi dati sono accessibili e utilizzabili: diventa inutile ogni sforzo se le informazioni disponibili nei diversi ambiti disciplinari restano su supporti vecchi o in server isolati, senza possibilità di condivisione della conoscenza.

 

Ci vogliono quindi gli strumenti e le conoscenze dell’ICT – computer dalle alte prestazioni, accesso remoto – per analizzare i Big Data, per renderli interoperabili e consentire esperimenti virtuali: “Fornire agli scienziati gli strumenti, le risorse e le competenze di cui hanno bisogno è la sfida in capo alle autorità pubbliche”, ha detto ancora la Kroes.

 

In poche parole, ha aggiunto, “la scienza moderna ha bisogno che la conoscenza e le competenze scorrano liberamente in un’infrastruttura digitale aperta, senza confini tra nazioni, discipline e comunità scientifiche. Se raggiungeremo questo obiettivo tutti ne trarranno benefici”.

 

Investire in nuove strutture, attrezzature e risorse – come la Ue ha fatto con la rete GEANT o coi progetti EGI  e PRACE – non è, tuttavia, sufficiente: bisogna anche impegnarsi a cambiare la politica e la cultura, “realizzando uno spazio digitale unico e aperto, uno ‘Spazio europeo per la Ricerca’ che metta a disposizione dei ricercatori servizi per il networking e l’informatica all’avanguardia, onnipresenti e affidabili. E dove possano avere accesso continuo e aperto alle risorse e ai servizi”.

 

Negli ultimi 18 mesi, ha ricordato il Commissario, sono stati fatti molti progressi, ma da soli non sono abbastanza: c’è bisogno di altri investimenti nella ricerca, incluse le infrastrutture per la ricerca, e per la diffusione della banda larga.

 

“E’ per questo che insieme alla collega Máire Geoghegan-Quinn, abbiamo presentato una proposta coraggiosa per il futuro del finanziamento della ricerca Ue: Horizon 2020. Si tratta di un programma che renderà più facile per ottenere sostegno economico, più facile portare buone idee sul mercato e più facile per l’Europa investire in innovazione per il futuro”, ha ricordato la Kroes, sottolineando che per le infrastrutture a banda larga è stato proposto un contributo da 9 miliardi di euro nell’ambito del programma Connecting Europe.

Basandosi su stime relativamente prudenti, la Commissione ritiene che le  sovvenzioni per le infrastrutture di rete promuoveranno investimenti tra 50 e 100 miliardi di euro, una parte sostanziale dei 270 miliardi previsti per portare la fibra ottica in tutta Europa. Senza contare che, secondo uno studio di McKinsey & Company un aumento di 10 punti percentuali nella penetrazione della banda larga delle famiglie fornisce una spinta al prodotto interno lordo che varia dallo 0,9% all’1,5%.

 

“Nessuno può negarlo: investire in capitale ICT paga un dividendo attraente, di cui la nostra futura economia ha tremendamente bisogno. La scienza digitale è solo un esempio: insieme alle reti a banda larga e ai servizi di ricerca di alta qualità, possiamo dare una spinta al PIL, migliorare la produttività e creare nuovi mercati e nuovi posti di lavoro”.

Si tratta dunque, ha concluso la Kroes, di investimenti essenziali per far uscire l’Europa dalla crisi economica e per creare un’Europa digitale, intelligente e tecnologica.

“Perché con questi ingredienti – infrastrutture scientifiche di alta classe, supporto alla ricerca e all’innovazione, reti e servizi a banda larga in tutto il continente – potremo sostenere l’Europa di domani”, ha concluso.