Frequenze: i broadcaster reagiscono. Tarak Ben Ammar scrive a Corrado Passera mentre Mediaset ed Europa Way presentano ricorso al TAR

di Raffaella Natale |

Al TAR Lazio i ricorrenti hanno chiesto di annullare l’atto di sospensione del beauty contest. Tarak Ben Ammar, intanto, lascia intendere che il governo dovrà rispondere dei danni arrecati alle imprese.

Italia


Corrado Passera

Si fa sempre più ingarbugliata la questione delle frequenze Tv. Mediaset, come aveva già anticipato, ha deciso di far ricorso contro il ‘decreto’ del Ministero dello Sviluppo economico, con il quale a gennaio s’è deciso di sospendere per 90 giorni la procedura del beauty contest.

Al Tar Lazio, Elettronica Industriale (Mediaset) ed Europa Way, che fa capo a Centro Europa 7 di Francesco Di Stefano, hanno chiesto di cancellare la disposizione.

Anche se le due società partono da posizioni diverse, sono d’accordo sui motivi per i quali domandano l’annullamento dell’atto, sul quale chiedono un giudizio di merito.

 

Per Elettronica Industriale il beauty contest, deciso con delibera dell’Agcom (181/2009), è la misura più idonea a “contemperare le esigenza di continuità delle reti esistenti” e di “garanzia di adeguati spazi ai nuovi entranti”.

Nel ricorso si ricorda che il modello del beauty contest è quello seguito da molti Paesi Ue e che la Commissione europea ha sospeso la procedura d’infrazione contro l’Italia “a seguito del positivo esame degli atti” del beauty contest.

In caso di un loro annullamento o una revoca, precisano nel ricorso, lo Stato italiano rischia di “rispondere dei danni arrecati alle imprese…”, ma rischia anche “una condanna in sede comunitaria all’esito della procedura d’infrazione attività nei suoi riguardi”.

 

Giusto alcuni giorni fa, la Ue ha chiesto all’Italia come intende procedere una volta scaduta la pausa che il Ministro Corrado Passera s’è riservato per analizzare meglio la situazione e prendere i giusti provvedimenti.

Nel provvedimento del MiSE si sottolinea la “necessità di una meditata riconsiderazione dell’interesse pubblico attuale”, in considerazione “degli esiti dell’imminente Conferenza mondiale delle radiocomunicazioni”, del valore economico degli utilizzi di tali frequenze e dell’esigenza di garantire più risorse alla finanza pubblica.

 

Una scelta non facile alla luce anche di quanto deciso all’ultima Conferenza ITU di Ginevra, alla quale fa anche riferimento Elettronica Industriale, dove è stata confermata “la destinazione televisiva delle frequenze oggetto di gara”, sebbene esclusivamente fino al 2015, quando quelle frequenze andranno comunque destinate ai servizi di banda larga mobile.

 

Bisogna anche considerare in questo contesto il parere del Consiglio di Stato al Ministero dello sviluppo economico quando, sulla decisione di escludere Sky dalla gara, si ribadiva quanto stabilito dalla Legge Maccanico e cioè che è l’Agcom a proporre al ministero l’approvazione dei disciplinari e del bando di gara “sulla base dei regolamenti approvati dallo stesso Consiglio” dell’Autorità.

Questo in altre parole significa che, se il MiSE dovesse decidere di annullare il beauty contest servirebbe intanto una nuova legge e dovrebbe essere sempre l’Agcom a predisporre il nuovo disciplinare e bando di gara e, lo ricordiamo, il mandato dei consiglieri Agcom scade a maggio. Potrebbe, quindi, non esserci i tempi tecnici per poter predisporre il tutto.

 

Tornando al ricorso presentate da Europa Way (l’unica ammessa al beauty contest per il lotto A1), questa rammenta come la formazione del sistema televisivo nazionale privato “è stata caratterizzata, secondo la Corte Costituzionale da una mera occupazione di fatto delle frequenze (esercizio di impianti senza rilascio di concessioni o autorizzazioni) al di fuori di ogni logica di incremento del pluralismo”.

 

Anche Prima Tv, ammessa al beauty contest per i lotti A2 e A3, ha deciso di muoversi. Tarak Ben Ammar ha scritto una lettera a Passera per chiedere un’accelerata sull’assegnazione delle frequenze televisive.

Il finanziere franco-tunisino  ha precisato al ministro che “gli attuali soci di Prima Tv si sono impegnati con la Commissione europea alla realizzazione di un business plan diretto alla digitalizzazione delle frequenze televisive che è stato sensibilmente ritardato, con gravi danni economici per la società e i suoi soci, per ritardi imputabili solo ed esclusivamente allo Stato italiano”.

 

Si profila un eventuale ricorso per risarcimento danni?

 

Secondo Prima Tv, “un’ulteriore dilazione dell’assegnazione delle frequenze rese libere in considerazione del dividendo digitale non farebbe che aumentare l’entità e la gravità dei danni subiti” dalla società.

L’invito a Passera è, quindi, quello di procedere ‘senza indugio’ all’assegnazione dei punteggi finalizzati alla formazione delle graduatorie; all’adozione dei provvedimenti di aggiudicazione; al conseguente rilascio dei diritti d’uso.