Roaming: la Ue a caccia di un accordo globale. Le telco contro i nuovi tagli

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Secondo l’esecutivo europeo, la stessa esistenza di tariffe diverse all’estero è contraria al concetto di mercato unico. L’obiettivo della Ue sarebbe, quindi, quello di arrivare a una soppressione graduale delle tariffe di roaming entro il 2015.

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Roaming dati

La Commissione europea vorrebbe estendere globalmente i tetti alle tariffe sul roaming dati imposti in Europa. Lo ha reso noto il New York Times che sottolinea anche che le tariffe proposte fino al 2014 sono state criticate dalle associazioni dei consumatori europee, perchè ancora troppo alte rispetto a quelle praticate a livello nazionale.

Il Parlamento europeo ha proposto nelle scorse settimane una nuova sforbiciata che dovrebbe far abbassare ulteriormente i prezzi praticati ai consumatori che si trovano a utilizzare il cellulare – per telefonare o navigare in internet – quando sono fuori dal proprio paese.

Secondo il testo approvato dalla Commissione ITRE, dal 1° luglio 2014, il costo di una chiamata effettuata da un paese estero dovrebbe essere ridotto a 15 centesimi al minuto dai 24 centesimi proposti dalla Kroes (attualmente il costo è di 35 centesimi al minuto), mentre il costo per una chiamata ricevuta sarebbe di 5 centesimi (la metà di quanto proposto dalla Kroes) rispetto agli attuali 11 centesimi. Il costo per navigare in internet dal cellulare potrebbe essere portato da 50 a 20 centesimi per megabyte e anche il costo di un sms verrebbe dimezzato, a 5 centesimi (leggi articolo Key4biz).

La proposta rientra nel piano Ue per estendere i controlli sulle tariffe fino al 2022 (anche fissando limiti specifici solo fino al 2015) e dovrebbe essere votata dal Parlamento ad aprile. Gli attuali massimali scadranno a luglio.

 

“Se le istituzioni europee non interverranno ora, i milioni di europei che possiedono uno smartphone continueranno a subire il furto dei prezzi del data roaming”, ha affermato al quotidiano newyorkese Bengt Beier dell’associazione ‘Europeans for Fair Roaming’.

Secondo Beier, per essere veramente equi, i prezzi del roaming dati dovrebbero essere tagliati di 10 centesimi per arrivare nel 2014 a 10 centesimi al magabyte non ai 20 proposti dalla Ue. All’ingrosso, le tariffe dovrebbero essere comprese tra 3 e 5 centesimi (contro i 10 proposti e gli attuali 25).

 

“I politici europei – ha sottolineato ancora Beier – ci hanno promesso prezzi simili a quelli domestici e ora dovrebbero mettere in pratica questi impegni”.

 

Secondo l’esecutivo europeo, la stessa esistenza di tariffe diverse all’estero è contraria al concetto di mercato unico. L’obiettivo della Ue sarebbe, quindi, quello di arrivare a una soppressione graduale delle tariffe di roaming entro il 2015, così da evitare lo ‘shock da bolletta’ al rientro da un viaggio.

Se, infatti, un europeo che si trova all’estero usa 500 megabytes di dati, potrebbe vedersi addebitare un costo di 250 euro (iva esclusa), solo di roaming.  Il prezzo scenderebbe a 100 euro più iva considerando i tagli proposti dal Parlamento. Ma sarebbe ancora troppo.

 

Ma l’impatto sarebbe molto pesante sul business degli operatori, che dal roaming generano il 5% del fatturato e il 7% dell’utile operativo.

 

Per questo, ascoltati al Parlamento europeo, gli operatori – sia quelli storici che i cosiddetti ‘nuovi entranti’ – si sono mostrati uniti come non mai nel respingere i nuovi tagli.

Nel corso dell’audizione, le telco hanno ribadito il loro No, sostenendo che i tetti proposti sono talmente bassi da dissuadere i nuovi entranti a fare ingresso sul mercato.

 

Nella sua proposta di luglio, la Commissione è andata al di là dell’imposizione di massimali per i prezzi all’ingrosso e al dettaglio e, per la prima volta, ha introdotto provvedimenti strutturali intesi a favorire la concorrenza: tra questi, la possibilità (dal 1° luglio 2014) di firmare un contratto più conveniente per i servizi di roaming, separato dal contratto per i servizi di telefonia mobile nazionale, mantenendo però lo stesso numero.

Ma molti osservatori nutrono dubbi sul fatto che questa proposta possa mai essere trasformata in realtà, a causa dei numerosi aggiustamenti tecnici necessari per farla funzionare. Alcuni paesi, come la Francia, poi, hanno già inserito nella proposta una sorta di exit strategy, per consentire agli operatori di impedire agli utenti di acquistare servizi di roaming da altre società se le tariffe praticate sono ‘simili’ a quelle domestiche.