Digital Agenda. Luigi Gambardella: ‘Garantire neutralità tecnologica e certezza normativa per lo sviluppo delle nuove reti’

di Alessandra Talarico |

Per ETNO, abbassare i prezzi di accesso alle infrastrutture esistenti, deviando dalle metodologie dei costi consolidate, influenzerebbe negativamente le aspettative degli investitori sui ritorni a lungo termine dalle reti in fibra.

Europa


ETNO

Come stimolare gli investimenti nelle reti di accesso di prossima generazione? In che modo la regolamentazione dei prezzi influisce sugli investimenti?

Sono stati questi i temi discussi, tra gli altri, nel corso di un workshop ETNO – sotto l’egida della London School of Economics – che ha coinvolto nel dibattito un centinaio di esperti tra membri della Commissione europea, regolatori nazionali e rappresentanti di Stati membri, industria e università.

 

L’incontro è stata occasione per ribadire la volontà dei membri ETNO di perseguire gli obiettivi della Digital Agenda europea, ma anche la necessità di stimolare l’impegno degli investitori garantendo loro alcuni principi fondamentali.

Come ha sottolineato il presidente del board ETNO, Luigi Gambardella, “…in questo difficile contesto economico e con un settore che ha chiuso in declino per il terzo anno consecutivo, è necessaria una politica attiva che riassicuri gli investitori e rafforzi i principi della neutralità tecnologica, della competizione fra infrastrutture e della certezza normativa. Perché gli investitori si impegnino a implementare le reti ad alta velocità, c’è bisogno infatti di un alto livello di prevedibilità”.

 

“Il contributo del mercato al raggiungimento degli obiettivi della Digital Agenda sarà massimizzato attraverso un mix di tecnologie e piattaforme. Ridurre i prezzi del rame danneggerebbe inequivocabilmente gli investimenti di tutti i potenziali investitori. Non solo ostacolerebbe il raggiungimento degli obiettivi della Digital Agenda, ma minerebbe la concorrenza tra piattaforme e la scelta dei consumatori, i principi fondamentali del quadro regolamentare europeo”, ha sottolineato quindi l’analista Brian Williamson di Plum Consulting, autore del rapporto “Copper pricing and the fibre transition – escaping a cul-de-sac”.

 

Abbassare i prezzi di accesso alle infrastrutture esistenti, deviando dalle metodologie dei costi consolidate, influenzerebbe negativamente le aspettative degli investitori sui ritorni a lungo termine dalle reti in fibra.

 

Per stimolare gli investimenti nelle nuove reti, i membri ETNO hanno stilato una lista di azioni che include l’approccio tecnologico neutrale, una regolamentazione mirata alle reti NGN, la segmentazione geografica dei mercati, misure per colmare il digital divide, politiche di stimolo alla domanda.

 

Un approccio tecnologico neutrale, spiga ETNO, “massimizzerebbe la competizione e il potenziale delle diverse piattaforme NGA nei diversi contesti geografici, incluse FTTH/B, VDSL e VDSL vectoring, Cable/DOCSIS 3.0 e la banda larga mobile su LTE”.

Una regolamentazione tarata sulle reti di accesso di nuova generazione, che prenda in considerazione l’aumentata pressione competitiva tra piattaforme, sottolinea ancora l’associazione, dovrebbe includere “la flessibilità sui prezzi all’ingrosso delle reti in fibra per permettere la differenziazione al dettaglio e per consentire a chi investe di sfruttare la domanda”.

 

La segmentazione geografica, così come prevista anche dal quadro regolamentare comunitario, e un adeguato accesso simmetrico aumenterebbero “gli incentivi a investire da parte di tutti i player e tutelerebbe la scelta dei consumatori”.

 

Tra le misure volte a colmare il digital divide, ETNO include “l’apertura di ulteriori risorse di spettro per massimizzare il potenziale della banda larga mobile e wireless nelle aree rurali o remote e l’uso di fondi pubblici in quelle aree dove gli investimenti privati non sono sostenibili”. In questo contesto, i fondi per 9,2 miliardi di euro resi disponibili attraverso il piano Connecting Europe Facility (Leggi articolo Key4biz) possono giocare un ruolo importante per integrare gli investimenti privati e colmare il digital divide. Questi fondi, secondo ETNO, dovrebbero essere distribuiti “in maniera non discriminatoria e tecnologicamente neutrale”.

 

Le politiche atte ad incrementare la domanda dei consumatori dovrebbero includere la rimozione delle barriere all’implementazione dei servizi di eGovernemnt, eLearning, eEnergy, eHealth e l’accelerazione della realizzazione del mercato unico per i contenuti e i servizi digitali.