Pirateria: battaglia a colpi di tweet. Rupert Murdoch attacca Barack Obama e Google. Pronta la replica

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Al centro della discussione la legge antipirateria all’esame del Congresso USA. Per Murdoch, Obama sosterebbe società leader della pirateria come Google. Ma da Mountain View arriva la replica al tycoon.

Stati Uniti


Rupert Murdoch

Dalla sua pagina Twitter, il magnate dei media Rupert Murdoch ha attaccato il presidente USA Barack Obama, criticando il governo di fare il gioco delle grandi web company con la sua posizione contro la legge antipirateria SOPA (Stop Online Piracy Act), al momento al vaglio del Congresso.

Obama s’è dunque unito ai paymasters della Silicon Valley che accusano di pirateria tutti i creatori di software“, si legge nel tweet di Murdoch.

Il tycoon ne ha anche per Google: “Il leader della pirateria è Google che trasmette film gratis e li pubblicizza pure”. E poi aggiunge: “L’industria del cinema rischia come l’inferno. Tutto ciò colpirà gli sceneggiatori, gli attori e tutti coloro che lavorano nel campo del cinema”.

 

Ma Google non ci sta e dalle pagine del sito CNET risponde alle accuse, sostenendo che le parole del presidente della News Corp sono un ‘nonsense’.

“L’anno passato – ha scritto un portavoce di Google – abbiamo rimosso 5 milioni di pagine Web lesive dai risultati del nostro motore di ricerca e investito oltre 60 milioni di dollari per combattere le pubblicità relative a pirati e truffatori”.

 

Al tycoon hanno replicato anche alcuni blogger, per i quali Hollywood dovrebbe fare film migliori, come anche le case di produzione di Murdoch, piuttosto che pensare ai pirati.

Il magnate non tace. In un nuovo tweet sottolinea che “L’intera industria dell’intrattenimento dà lavoro a 2,2 milioni di persone. Buoni prodotti e investimenti stranieri in aumento (…)”.

 

Le critiche del presidente e fondatore dell’impero dei media News Corp arrivano dopo la pubblicazione di un comunicato sul sito della Casa Bianca, in cui l’amministrazione Obama ha annunciato che non sosterrà la legge in discussione al Congresso sulla pirateria online.

“La pirateria online praticata dai siti stranieri è un problema grave che necessita una risposta seria da parte del legislatore, ma non sosterremo una legge che ridurrebbe la libertà d’espressione, aumentando i rischi per la sicurezza informatica o compromettendo il dinamismo e l’innovazione di internet a livello mondiale“, riferisce la nota della Casa Bianca.

 

La legge Stop Online Piracy Act è al momento in discussione alla Camera dei rappresentanti, mentre Protect IP Act è la versione allo studio in Senato che dovrebbe esprimersi entro la fine del mese. Si tratta di due provvedimenti che hanno già ricevuto il sostegno delle major cinematografiche e dell’industria discografica, oltre che della Camera di commercio americana.  

 

Il mese scorso, i fondatori di diverse società di internet, come eBay, Google, Facebook Twitter, Yahoo! o Wikipedia, hanno pubblicato una lettera aperta nella quale esprimevano i loro forti timori per la legge al vaglio del Congresso che potrebbe, a loro dire, ostacolare la crescita tecnologica del Paese.

Secondo i pionieri della rete, queste proposte “darebbero al governo americano il potere di censurare internet, usando procedure simili a quelle impiegate da Cina, Malesia o Iran”.

 “Abbiamo avuto tutti la possibilità di formare gruppi o associazioni (…) che promuovevano lo spirito di impresa, l’innovazione, la creazione di contenuti e la libera espressione online”, scrivevano le web company, spiegando di temere che l’ambiente che ha permesso il loro successo venga messo in discussione dalla nuova legge.