Franco Bernabè al Senato: ‘Puntare sul potenziale economico della banda larga per il rilancio del sistema produttivo’

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Il settore è maturo e appare inevitabile una riduzione della forza lavoro, ma le opportunità di crescita ci sono e vanno ricercate nello sviluppo delle “smart cities”, nell’NFC e nell’LTE. A piè di pagina il link al discorso di Bernabè al Senato.

Italia


Franco Bernabè

Il nostro Paese, soprattutto in questa fase, ha ancora più bisogno del contributo alla crescita economica che può venire da un settore nevralgico come quello delle telecomunicazioni. Lo ha affermato il presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè in audizione alla Commissione Industria del Senato, sottolineando che il settore delle tlc – come evidenziato anche dall’Agenda Digitale europea – con i propri investimenti e la propria forza innovativa, può fungere da traino per l’intera economia e, come si è già verificato nell’ultimo decennio, contribuire al benessere di consumatori, imprese e Pubbliche Amministrazioni.

Occorre, ha affermato Bernabè, che le telecomunicazioni riacquistino il loro ruolo centrale nelle politiche di sviluppo del Governo e del Parlamento e in tale ottica “…la prossima manovra per il rilancio dell’economia dovrebbe dare impulso alla banda larga e ultralarga, attraverso la definizione di un progetto strategico attuativo dell’Agenda Digitale europea” e mirato ad assicurare il conseguimento di diversi obiettivi prioritari.

Tra questi obiettivi, il Presidente Telecom Italia ha citato il completamento del Piano nazionale banda larga per l’abbattimento del digital divide; la promozione degli investimenti nelle reti di nuova generazione e della domanda di accesso ai servizi a banda larga e ultralarga, sia per le famiglie che per le imprese attraverso l’introduzione di meccanismi incentivanti, basati su forme di coinvestimento e di partnership pubblico-private; l’effettiva effettiva liberazione delle frequenze LTE, nella banda 790-862 MHz, da parte delle emittenti televisive locali, non oltre il 31 dicembre 2012; la revisione della normativa in materia di emissioni dei campi elettromagnetici, almeno a livello metodologico, ossia lasciando inalterati i “valori di attenzione” ma aggiornando le regole di misurazione delle emissioni in linea con le normative tecniche di settore; il recepimento, nell’ordinamento italiano, del nuovo pacchetto di Direttive europee che modifica sia il vigente Codice delle Comunicazioni Elettroniche, in materia di reti e servizi, sia il Codice Privacy, sotto il profilo della protezione dei dati personali; l’eliminazione delle distorsioni concorrenziali determinate dagli “Over The Top“.

L’industria, ha ribadito Bernabè, non chiede indebiti interventi dello Stato in ambiti di mercato propri dell’iniziativa privata, “ma misure non distorsive della concorrenza, volte a favorire il concreto raggiungimento, da parte del nostro Paese, degli obiettivi dell’Agenda Digitale europea per la massimizzazione del potenziale economico e sociale delle reti a banda larga e ultralarga a vantaggio dell’intero sistema produttivo”.

 

L’Italia, infatti, non è in ritardo in termini di infrastrutture digitali: il settore delle comunicazioni è caratterizzato da un elevato livello di concorrenza e competitività cui si è arrivati grazie a diversi fattori, tra cui l’adozione del quadro regolamentare europeo, l’attuazione degli impegni pro-concorrenziali presentati da Telecom Italia, imperniati sulla separazione operativa della divisione “Open Access”; il rapido raggiungimento di elevati livelli di penetrazione dei servizi mobili; la crescente sostituibilità tra servizi fissi e servizi mobili; la presenza sul mercato dei cosiddetti “Over The Top”.

 

Un forte livello di competitività che si esprime oggi in varie forme, “quali un’ampia gamma di servizi, modalità innovative di offerta, una continua spinta alla riduzione dei prezzi, il primato delle infrastrutture di rete e delle soluzioni tecnologiche”, ha detto Bernabè sottolineando che “…proprio in conseguenza della forte pressione competitiva, le telecomunicazioni stanno attraversando una fase di assestamento e consolidamento, che ha visto e vede l’uscita dal mercato di diversi operatori, sia fissi che mobili, soprattutto a causa di una accentuata spinta al ribasso sul versante dei prezzi”.

 

Se questa forte competizione ha portato vantaggi ai consumatori con una riduzione, del -8%, -11% e -14%, dei prezzi medi unitari registrati, rispettivamente, dai servizi di telefonia vocale e banda larga su rete fissa e su rete mobile, nell’arco del 2010, dall’altro nel corso del terzo trimestre 2011, ha sottolineato Bernabè si sono registrate, per la prima volta “due importanti inversioni di tendenza: da un lato, la riduzione del numero di accessi su rete fissa degli operatori alternativi e, dall’altro, la diminuzione del numero complessivo di linee a banda larga fissa”.

“Questi risultati – ha aggiunto – impongono, a tutti gli operatori, riduzioni della forza lavoro: infatti, più concorrenza non significa solamente prezzi più vantaggiosi, qualità migliore e più ampia scelta per i consumatori; concorrenza significa anche crescenti pressioni sui costi che spingono le imprese a diventare sempre più efficienti”.

 

Bernabè ha quindi sottolineato che comunque le opportunità di crescita ci sono e vanno ricercate, come vedremo nel seguito, al di fuori dei servizi tradizionali e cioè nello sviluppo delle “smart city“, dei nuovi servizi mobili (quali gli utilizzi della tecnologia di near field communications), oltre che nella diffusione delle reti di nuova generazione.

 

Il presidente Telecom Italia ha quindi ribadito che il problema, semmai, risiede nella scarsa ‘alfabetizzazione informatica’ sia delle imprese che dei cittadini.

Certo, esiste un problema di digital divide, legato anche a un’azione pubblica poco incisiva e alla mancata assegnazione, per la promozione di misure di sostegno al settore, del 50% dell’extragettito dell’asta competitiva, pari a circa 800 milioni di euro, che invece sono stati destinati, dalla recente legge di stabilità, ad altri interventi di finanza pubblica.

 

Pertanto, oltre ai necessari interventi volti a connettere la totalità della popolazione, così come richiesto anche dalla Commissione europea, c’è molto lavoro da fare sul versante della ‘cultura’ digitale delle imprese. Un impegno che deve cominciare dalla scuola per finire alle imprese.

 

L’intervento di Franco Bernabè al Senato