Bambini e cellulari: per il Consiglio superiore di sanità necessario limitarlo alle ‘situazioni di vera necessità’

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Il CSS ha sottolineato la necessità di applicare, soprattutto per quanto riguarda i bambini, il principio di precauzione, che significa anche ‘l’educazione ad un utilizzo non indiscriminato’.

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Bambini e cellulare

Anche se allo stato attuale non esistono ancora prove scientifiche a dimostrazione di un rapporto di causalità tra l’esposizione alle radio frequenze dei cellulari e gravi patologie quali il cancro al cervello, il Consiglio superiore di sanità (CSS) ha sottolineato la necessità di applicare, soprattutto per quanto riguarda i bambini, il principio di precauzione, che significa anche “l’educazione ad un utilizzo non indiscriminato, ma appropriato, quindi limitato alle situazioni di vera necessità, del telefono cellulare”.

 

Il dibattito è stato riaperto nei giorni scorsi da un’inchiesta condotta da Sabrina Giannini per il programma televisivo Report, che ha approfondito i rischi legati alla sovraesposizione alle onde elettromagnetiche dei cellulari, utilizzati nel mondo da 5 miliardi di persone.

 

Negli ultimi anni, sono stati condotti diversi studi, ma nessuno è riuscito a stabilire con certezza un nesso tra l’esposizione ai campi elettromagnetici dei telefonini e l’insorgere di patologie gravi come il tumore.

Tuttavia, per la prima volta, quest’anno, l’organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha classificato le microonde emesse dal cellulare come “possibili cancerogene” (Gruppo 2B): aumenterebbero, infatti, il rischio di glioma, un tipo di tumore maligno del cervello.

 

Secondo l’International Agency for Research on Cancer (IARC), l’Agenzia dell’Organizzazione mondiale della Sanità che si occupa della ricerca sul cancro, il pericolo si pone soprattutto per i più giovani e i bambini, esposti per un periodo maggiore alle radiazioni lungo l’arco della loro vita.

 

A maggio di quest’anno, anche il Consiglio d’Europa aveva espresso preoccupazione per l’eccessiva esposizione ai campi elettromagnetici dei telefonini e delle reti Wi-Fi, in particolare nelle scuole, chiedendo severe misure per ridurre i possibili pericoli per la salute. Sotto accusa, anche  i dispositivi utilizzati per monitorare i neonati e tutti gli strumenti di uso comune che emettono continuamente onde elettromagnetiche.

Secondo il Consiglio d’Europa è necessario che i governi prendano “tutte le misure necessarie” per limitare l’esposizione ai campi elettromagnetici, specialmente alle frequenze radio dei cellulari, in particolare per i bambini e i giovani che sembrano i soggetti più a rischio di tumori cerebrali.

Come ha sottolineato anche il CSS, anche il Consiglio d’Europa ha espresso la necessità che i governi riconsiderino le basi scientifiche su cui poggiano gli attuali standard sull’esposizione ai campi elettromagnetici che presenterebbero “serie limitazioni” e applichino “il principio di precauzione nel caso in cui le valutazioni scientifiche non permettono di determinare i rischi per la salute umana con sufficiente certezza”.

 

Secondo uno studio condotto nel 2005 i bambini correrebbero più rischi degli adulti dall’esposizione prolungata alle onde radio dal momento che il loro sistema nervoso non è ancora perfettamente sviluppato, i tessuti cerebrali riescono ad assorbire maggiore energia ed essi saranno dunque più esposti degli adulti nel corso della loro intera vita, mentre secondo le valutazioni del del National Institutes of Health americano, parlare al telefonino accelera l’attività cerebrale nell’area più vicina all’antenna. Lo studio, condotto da un team guidato da Nora D. Volkow – direttore del National Institute on Drug Abuse – e pubblicato sul Journal of the American Medical Association, è tra i primi e più estesi a documentare che i segnali dei telefonini hanno la capacità di alterare l’attività cerebrale, ma i suoi risultati, dicono gli stessi ricercatori, devono essere ‘trattati con cautela’ perché non è stato ancora definito se e in che modo i cambiamenti rilevati dalle scansioni del cervello abbiano un effetto significativo sulle condizioni di salute generali delle persone