Cellulari e scenari ‘orwelliani’. La Corte Suprema Usa contro il Governo: monitorare gli spostamenti viola il quarto emendamento?

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Per il presidente della Corte, John G. Roberts, ci potrebbe essere una differenza costituzionale tra la raccolta di pezzi di dati e la raccolta di grandi quantità di informazioni. ‘Si tratta della differenza tra vedere una tessera o tutto il mosaico’.

Stati Uniti


1984 George Orwell

Le autorità statali e federali americane seguono segretamente i movimenti di migliaia di cittadini ogni anno monitorando la posizione dei loro cellulari senza il controllo giudiziario, ma questa pratica potrebbe violare i principi del quarto emendamento, che tutela i cittadini da perquisizioni, arresti e confische irragionevoli.

 

Con un’argomentazione costellata di riferimenti a ‘1984’ di George Orwell e alla possibilità che i rapidi progressi tecnologici permetteranno al governo di monitorare i movimenti di tutti i cittadini, la Corte Suprema americana ha cercato di far riconoscere che il controllo dei dati sugli spostamenti ottenuti tramite la registrazione dei dati di location dei sistemi GPS dei cellulari dovrebbe avvenire solo dietro mandato di un giudice.

La Corte Suprema sta esaminando il caso di Antoine Jones, i cui movimenti sono stati sorvegliati elettronicamente dalla polizia, che aveva piazzato un sistema GPS nella sua Jeep.

Jones è stato condannato all’ergastolo per spaccio di cocaina ma la sentenza è stata ribaltata dalla Corte d’appello secondo cui tale tipo di monitoraggio intrusivo dovrebbe richiedere un mandato per non violare il quarto emendamento.

 

Il presidente della Corte, John G. Roberts Jr, ha affermato che ci potrebbe essere una differenza costituzionale tra la raccolta di pezzi di dati e la raccolta di grandi quantità di informazioni. “Si sta parlando – ha detto – della differenza tra il vedere una tessera e vedere tutto il mosaico”.

Ma Michael R. Dreeben, vice procuratore generale degli Stati Uniti, sostiene invece che non ci sono limiti costituzionali alla capacità del governo di tenere traccia dei movimenti delle persone in luoghi pubblici. Qualsiasi dispositivo anche attaccato di nascosto ai vestiti – ha affermato Dreeben – è ammissibile fin tanto che non trasmette informazioni dall’interno di una casa.

Il giudice Stephen G. Breyer ha quindi detto a Dreeben: “se vincerete questa causa, niente impedirà alla polizia o al governo di monitorare 24 ore su 24 i movimenti di tutti i cittadini americani”. Ma Dreeben ha risposto: “La corte dovrebbe affrontare questo scenario orwelliano quando si presenterà, invece di usare questo caso per farlo”.

 

Gregg Rossman, pubblico ministero della contea di Broward, in Florida, ha affermato che il sistema di tracciamento elettronico è ormai utilizzato ‘di routine’ dalla polizia per indagare su reati come spaccio di droga e omicidio, al pari della “ricerca di impronte digitali o della prova del DNA”.

Da un sondaggio del Wall Street Journal presso le autorità locali, statali e federali è emerso quindi che il controllo continuo dei cellulari è tra i più comuni tipi di sorveglianza elettronica, superiore alle intercettazioni e al monitoraggio GPS delle auto.

Ma l’uso crescente di questa sorveglianza solleva una seria domanda: la polizia ha o meno bisogno di un mandato di perquisizione per ottenere dai gestori telefonici i dati sui movimenti di una persona attraverso il monitoraggio del cellulare?

Secondo il governo, l’uso di sistemi di monitoraggio GPS riguarda poche migliaia di cittadini ogni anno, ma la sentenza potrebbe influire su una pratica molto più comune: quella di tracciare i movimenti delle persone attraverso il cellulare.

Al Gidari, dello studio legale Perkins Coie, che include tra i suoi clienti alcuni operatori mobili, ha affermato al Congresso che i fornitori di servizi mobili ricevono un numero ‘astronomico’ di richieste di registrazione delle telefonate e dei dati sulla posizione degli utenti mobili da parte delle forze dell’ordine – nell’ordine di una ogni quarto d’ora.

I numeri, certo, non sono ufficiali perché a differenza dei mandati di perquisizione che vengono consegnati agli indagati, la maggior parte delle persone i cui telefoni sono monitorati non lo sanno e non lo sapranno mai.

Il dipartimento di polizia di Los Angeles, ad esempio, lo scorso anno ha monitorato 295 telefonini, in crescita del 35% rispetto all’anno precedente, quello di Miami 130 rispetto ai 102 dell’anno prima.

Secondo il magistrato Stephen Smith di Houston, Texas, solo le corti federali rilasciano da 20 mila a 30 mila autorizzazioni al monitoraggio dei dati di location dei telefonini ogni anno. In confronto, le intercettazioni telefoniche approvate nel 2010 dalle corti federali e statali sono state circa 3 mila.

Nel 2005, Smith negò una richiesta governativa volta al monitoraggio dei dati sugli spostamenti di un cellulare sostenendo che le argomentazioni fossero “innegabilmente creative” e avrebbero potuto creare le basi per una nuova forma di ‘sorveglianza elettronica’ non prevista dalla legge. La decisione di Smith creò un effetto a catena e molti parlarono di ‘ribellione dei magistrati’. Ribellione che indusse dei cambiamenti in alcune giurisdizioni. Gli avvocati di Los Angeles, per esempio, accettarono di dover ottenere mandati di perquisizione per le informazioni sulla posizione dei cellulari nei casi federali.

 

Nel mese di ottobre 2010, sempre Smith ha negato una richiesta del governo federale di ottenere le registrazioni storiche di 60 giorni di location di un cellulare.

“Due mesi di rilevamento dei dati ora per ora rivelano una ricca fetta di vita dell’utente” ha scritto il magistrato. Il governo ha fatto appello.

 

Secondo il governo, in base a una sentenza della Corte Suprema del 1983, le autorità possono utilizzare la sorveglianza elettronica senza mandato per tenere traccia dei veicoli su strade pubbliche, perché in questo caso non vi è ragionevole aspettativa di privacy. Allo stesso modo, in base a una legge del 1986, per tracciare un cellulare, la polizia deve solo fornire al giudice fatti che dimostrino come vi siano “fondati motivi per ritenere” che il materiale ricercato è rilevante per un’indagine penale.

Ma i giudici hanno seri dubbi circa il fatto che questa pratica sia applicabile anche a informazioni sensibili come la posizione di una persona.

 

Il Dipartimento di Giustizia raccomanda che i pubblici ministeri ottengano mandati di perquisizione per il monitoraggio dei telefonini mediante tecnologie “precise” come il GPS, ma il tracciamento con tecniche meno precise non dovrebbe richiedere un mandato.

Ma una questione diversa sono le registrazioni storiche dei dati di localizzazione: nel 2008, un gruppo di magistrati della Pennsylvania, guidato da Lisa Lenihan, ha ha negato una richiesta del governo in tal senso: “Gli americani – diceva la Lenihan – in genere non sono al corrente del fatto che un registro dei loro spostamenti viene creato ogni volta che vanno in giro con i loro cellulari e la maggior parte di loro inorridirebbe all’idea che il governo possa ottenere un tale registro senza nemmeno la determinazione neutrale di un giudice”.

 

Il governo ha presentato appello contro questa sentenza, sostenendo che i cellulari non sono dispositivi di localizzazione, perché le informazioni sulla posizione presentano un’accuratezza di alcune centinaia di metri. La corte d’appello non ha completamente risolto il problema e il governo non ha ottenuto le registrazioni richieste.