Brevetti: cosa si è rotto? Per Microsoft, le cause legali sono un processo ‘normale e necessario’ per proteggere l’innovazione

di |

Per il responsabile della proprietà intellettuale Horacio Gutiérrez, ‘Microsoft ha investito più soldi di chiunque altro per l'efficienza dei sistemi operativi e le aziende che non lo riconoscono, stanno sulle spalle di chi ha investito miliardi’.

Stati Uniti


Horacio Gutiérrez

I giganti dell’hi-tech mondiale sono impegnati in una serie di cause legali volte a difendere i loro brevetti dagli usi illeciti dei concorrenti. Sono ormai così tante le denunce che sembra che il sistema dei brevetti si sia ormai rotto, costringendo le società a spendere più tempo e denaro nei tribunali che in ricerca e innovazione.

 

Apple ha fatto causa a Samsung e HTC; Samsung a Apple; Kodak a Apple, Samsung e Sony; RIM ha portato in tribunale Kodak e Motorola e i cosiddetti patent troll hanno denunciato la maggior parte dei nuovi e vecchi protagonisti dell’industria.

 

Al centro del contendere, la supremazia nel crescente settore dei dispositivi mobili per la connessione a internet: smartphone e tablet in testa. Ma c’è una società, Microsoft, che gioca sia in difesa che in attacco e, invece che sfidare i contendenti in tribunale ha preferito perseguire la strada degli accordi, che si è rivelata fin qui vincente, visto che la maggior parte dei produttori di dispositivi Android ormai paga le royalties al gruppo.

In un’intervista al Chronicle, il responsabile della proprietà intellettuale di Microsoft, Horacio Gutiérrez, ha affermato che chi si meraviglia di questa escalation ignora la storia, visto che una raffica di contenziosi sui brevetti ha seguito tutte le nuove tecnologie dirompenti, almeno fin dal telegrafo e lo smartphone non fa eccezione.

 

E’ un processo brutto, ma è normale e necessario, ha detto Gutiérrez. Senza protezioni per i brevetti, le aziende non avrebbero incentivi a perdere tempo e denaro per lo sviluppo di nuovi prodotti. E senza accordi di licenza e occasionali cause legali, i loro concorrenti non rispetterebbero gli investimenti e le invenzioni protette da tali brevetti.

 

A marzo, Microsoft ha sporto denuncia contro Barnes & Noble e i produttori dei suoi dispositivi, dopo che l’azienda ha rifiutato di stringere un accordo di licenza per il suo e-reader Nook basato su Android. Barnes & Noble ha dichiarato in sua difesa che Microsoft chiedeva diritti di licenza più alti degli oneri richiesti per il proprio sistema operativo mobile e ha messo in dubbio la validità dei brevetti in questione, affermando che si riferiscono a “caratteristiche di design arbitrarie, fuori moda o non essenziali”.

Google, proprietario di Android, a sua volta ha dichiarato che Microsoft sta cercando di “estorcere” profitto dalle aziende perché non è riuscito a guadagnare una quota sostanziale del mercato smartphone.

 

Gutiérrez, che è stato sempre molto esplicito sulle questioni relative ai brevetti, è in forte disaccordo e ha sostenuto che Google è “in piedi sulle spalle” di aziende come Microsoft e che gli accordi di licenza sono la soluzione sana a questi conflitti.

 

“Ogni volta che escono fuori tecnologie che sono veramente dirompenti, ci sono cause sui brevetti. Il sistema è rotto e qualcosa deve essere fatto per risolvere il problema”, ha affermato.

I dispositivi come gli smartphone o i tablet sono così evoluti e potenti rispetto ai vecchi cellulari perché hanno aggiunto una serie di tecnologie pre-esistenti alla loro nascita.

“In generale, utilizzano il software per diventare come dei computer”, ha affermato.

Storicamente, anche in ambito tecnologico “c’è un periodo di disordini e un periodo di riassestamento”, e poi arriva il periodo “delle licenze e del cross-licensing che fa scivolare questi problemi in secondo piano”.

 

Quando il consumatore acquista il dispositivo, tutta questa rete invisibile di accordi di licenza e di licenze incrociate ovviamente non è percepita.

 

Le aziende innovatrici, tuttavia, di brevetti ci vivono. Negli attuali smartphone, ad esempio, ci sono una serie di tecnologie brevettate da Microsoft che hanno a che fare con caratteristiche davvero critiche che rendono i telefoni intelligenti quello che sono oggi.

“Per esempio – ha detto Gutiérrez – la possibilità di sincronizzare il contenuto che del telefono con le informazioni sul server dell’azienda o del computer di casa”.

“Microsoft – ha aggiunto – ha investito da decenni più soldi di chiunque altro in ricerca e sviluppo diretti verso l’efficienza dei sistemi operativi. Questi dispositivi sono passati da un sistema rudimentale a essere un vero e proprio computer, con un sistema operativo sofisticato e moderno”.

 

Le aziende che non lo riconoscono, “stanno davvero in piedi sulle spalle di aziende come Microsoft che ha investito miliardi di dollari”, dal momento che tra i dispositivi, la vera caratteristica chiave è l’esperienza offerta agli utenti.

Chiunque, insomma, in particolare qualcuno che non capisce molto di diritto dei brevetti, può prendere una particolare funzione, inserirla nel suo device e poi sminuire il significato dell’ invenzione.

Non si tratta, quindi, semplicemente di copiare una caratteristica “…ma tutta una serie di caratteristiche in uno smartphone o in altri dispositivi, che in realtà compongono l’intera esperienza dell’utente”.

 

A chi sostiene che il software non dovrebbe essere brevettabile perché è molto facile arrivare alla stessa soluzione, Gutiérrez risponde che non “è l’idea o il risultato finale che è brevettabile ma il modo particolare in cui si arriva al risultato”.

“Penso – ha aggiunto – che la questione più importante qui è che un sacco di innovazione oggi sta realmente accadendo nel mercato del software. Molte cose che in precedenza sono state implementate a livello hardware – si pensi alla commutazione telefonica – ora sono implementati nel software”.

 

“Quindi la questione se il software debba essere brevettabile è, in un certo senso, lo stesso che chiedere se una parte significativa dell’attuale innovazione tecnologica debba o meno ricevere la protezione dei brevetti”, ha detto ancora.

“Se si guarda allo sviluppo del settore tecnologico negli Stati Uniti, la protezione della proprietà intellettuale è stata essenziale nel determinare il successo di quest’industria in tutto il XX secolo e anche prima e diversi studi hanno dimostrato che l’attuale sistema ha effettivamente giocato un ruolo nel garantire la leadership che gli Stati Uniti hanno in questo campo”, ha concluso.