Banda larga: la Ue sblocca fondi per 9,2 miliardi di euro

di |

L’obiettivo è di sostenere investimenti in progetti che risulterebbero poco attraenti dal punto di vista del ritorno economico, soprattutto nelle aree rurali o scarsamente popolate.

Unione Europea


Neelie Kroes

Nell’ambito del piano di investimenti da 50 miliardi di euro ‘Connecting Europe‘, volto a migliorare le reti europee di trasporto, energia e digitali, la Commissione europea ha stanziato fondi per 9,2 miliardi di euro per sostenere gli investimenti in reti a banda larga veloci e ultraveloci e in servizi digitali paneuropei.

Il meccanismo di finanziamento prevede sovvenzioni sotto forma di prestiti obbligazionari e, secondo la Ue, potrà attrarre altri finanziamenti privati e pubblici, dando credibilità ai progetti infrastrutturali e riducendone i profili di rischio.

Gran parte della cifra stanziata – almeno 7 miliardi di euro – sarà utilizzata per le infrastrutture a banda ultra larga e andrà a  integrare gli investimenti pubblici e privati a livello locale, regionale e nazionale. Il resto dei fondi servirà a realizzare le infrastrutture necessarie per l’identificazione elettronica, gli appalti pubblici elettronici, le cartelle cliniche elettroniche, Europeana, eJustice e servizi doganali. I fondi serviranno altresì a garantire l’interoperabilità e a finanziare i costi di gestione e di interconnessione delle infrastrutture a livello europeo.

 

Basandosi su stime relativamente prudenti, la Commissione ritiene che le  sovvenzioni per le infrastrutture di rete promuoveranno investimenti tra 50 e 100 miliardi di euro, una parte sostanziale dei 270 miliardi previsti per portare la fibra ottica in tutta Europa.

L’agenda digitale europea fissa obiettivi per l’accesso universale alla banda larga nel 2020 di almeno 30 Mbps, prevedendo che almeno il 50% delle famiglie acquistino velocità superiori a 100 Mbps.

L’accesso alle reti ultrabroadband è cruciale, secondo la Ue per aumentare la produttività e la competitività e per creare posti di lavoro (investendo in tecnologie dell’informazione e della comunicazione si possono creare 2,6 posti di lavoro per ognuno perso).

Uno studio di McKinsey & Company stima che un aumento di 10 punti percentuali nella penetrazione della banda larga delle famiglie fornisce una spinta al prodotto interno lordo che varia dallo 0,9% all’1,5%.

 

Fornire accesso al credito è anche essenziale per stimolare gli investimenti delle telco, che al momento non hanno molti incentivi a spendere. Secondo la Commissione, ogni euro investito grazie al CEF potrà mobilitare investimenti lordi privati tra 6 e 15 euro.

 

I fondi CEF andranno a sostenere i progetti non solo degli operatori telecom ma anche di nuovi player quali le utilities, le cooperative di investimento, le imprese edili.

Molti progetti potranno coinvolgere diversi investitori consorziati e includere autorità pubbliche e partnership pubblico-privato.

I progetti – finanziati principalmente da sovvenzioni – saranno valutati sulla base della loro capacità di contribuire alla realizzazione del mercato unico digitale.

 

L’obiettivo è di sostenere investimenti in progetti che risulterebbero poco attraenti dal punto di vista del ritorno economico, soprattutto nelle aree rurali o scarsamente popolate.

 

Oltre alla banda larga, il “meccanismo per collegare l’Europa” (CEF) finanzierà progetti che completano i collegamenti mancanti delle reti energetiche e dei trasporti e renderà l’economia europea più verde, grazie all’introduzione di modi di trasporto meno inquinanti e a un uso più esteso delle energie rinnovabili in linea con la strategia Europa 2020. Oltre a ciò, il finanziamento delle reti energetiche renderà più integrato il mercato interno dell’energia, riducendo la dipendenza energetica dell’UE e rafforzando la sicurezza degli approvvigionamenti.

Secondo il presidente José Manuel Barroso, “…il meccanismo per collegare l’Europa e l’iniziativa Project bond sono un esempio lampante del valore aggiunto fornito dall’Europa: consentiranno di costruire le strade, le strade, le ferrovie, le reti energetiche, le condutture e le reti a banda larga che sono così importanti per i nostri cittadini e per le imprese, fornendo i collegamenti mancanti delle reti infrastrutturali europee che altrimenti non sarebbero costruiti. Questi investimenti favoriranno la crescita e l’occupazione e, allo stesso tempo, faciliteranno il lavoro e gli spostamenti per milioni di cittadini e per le imprese in Europa”.

 

Gli investimenti mirati nelle principali infrastrutture contribuiranno a creare posti di lavoro e a rafforzare la competitività dell’Europa nel momento in cui ne ha più bisogno.

 

“In questo momento di crisi, dobbiamo concentrare i nostri sforzi su settori che possono guidare la crescita. L’ICT ha questo potenziale ed è in grado di apportare  benefici all’innovazione – attraverso nuovi prodotti, nuovi servizi e nuovi modelli di business – alle imprese grandi e piccole attraverso una migliore produttività e il lavoro flessibile e ai cittadini, dando loro nuovi modi non solo per fare acquisti o socializzare, ma per imparare, ricevere assistenza sanitaria, o interagire con i loro governi”, ha affermato il Commissario per l’Agenda digitale Neelie Kroes, sottolineando che nell’arco di 10 anni lo sviluppo della banda larga potrebbe generare mille miliardi di euro in termini di nuove attività economiche e creare milioni di posti di lavoro.

 

Non si è fatto attendere il commento dell’industria di settore al piano di finanziamenti proposto dalla Commissione: per Luigi Gambardella, presidente del board di ETNO, il piano Connecting Europe dimostra che l’esecutivo europeo  “considera il settore ICT come motore della crescita”. Tuttavia, secondo ETNO, il finanziamento pubblico deve essere limitato alle aree remote, mentre politiche lungimiranti devono essere adottate per permettere al settore di continuare a investire nelle nuove reti a banda larga.

“Sebbene il finanziamento pubblico abbia un ruolo chiave da svolgere in quelle aree specifiche in cui la realizzazione commerciale non è fattibile, gli obiettivi dell’Agenda digitale potranno essere raggiunti solo attraverso massicci investimenti privati”, ha affermato Gambardella, sottolineando che gli investimenti privati ​​hanno bisogno di un contesto favorevole e stabile, mentre una rigida applicazione delle regole non favorisce gli investimenti rischiosi nelle reti di accesso di nuova generazione.

 

Pur riconoscendo l’importanza di questi ulteriori finanziamenti per colmare il divario digitale, dunque, a parare di ETNO la Commissione dovrebbe inviare un segnale forte agli investitori privati, applicando un approccio regolamentare più proporzionato e stabile per stimolare la domanda.

“Destinare risorse pubbliche al settore ICT, in assenza di un chiaro contesto a favore degli investimenti, diminuisce l’ efficacia del finanziamento stesso”, ha concluso il presidente del board di ETNO, ribadendo che la realizzazione delle NGN richiede un approccio normativo più mirato e proporzionato, che tenga conto dei rischi connessi, rifletta la realtà competitiva e consenta maggiore flessibilità dei prezzi.