LTE: chiusa l’asta. Lo Stato incassa 3,95 mld di euro. H3G si aggiudica il 25% della dotazione per 305 mln di euro

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Non è stato deciso il prezzo che la società dovrà versare al Governo per le frequenze a 1.800 MHz che l’Agcom le ha assegnato per poter competere con gli altri operatori sul mercato della banda larga mobile.

Italia


Vincenzo Novari

Si è chiusa dopo 22 giorni di rilanci l’asta per l’assegnazione delle frequenze 1.800 e 2.600 MHz, che ha portato nelle casse dello Stato 3,95 miliardi di euro.

Lo ha reso noto il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani.

Alla gara hanno partecipato tutti e 4 gli operatori italiani, compreso H3G che ha acquistato 60 MHz di frequenze, pari al 25% della dotazione frequenziale messa all’asta, per un corrispettivo di 305 milioni di euro, equivalente all’8% dell’esborso complessivo degli operatori, con un costo medio per MHz pari a un quarto di quello sostenuto dagli altri competitors.

 

Mentre riaffiorano i rumors sulla possibile futuro prossima vendita di H3G – al centro delle speculazioni un possibile interesse di Telecom Italia, peraltro smentito dalla diretta interessata – il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani ha intanto reso noto che ancora sarà presto deciso il prezzo che la società dovrà versare al Governo per le frequenze a 1.800 MHz che l’Agcom le ha assegnato per poter competere con gli altri operatori sul mercato della banda larga mobile.

La cifra, aveva detto infatti Romani, sarà stabilita “solo dopo la chiusura dell’asta” per l’assegnazione delle frequenze del dividendo digitale.

 

Proprio queste frequenze sono state al centro di un ‘giallo’ nel corso della gara per l’assegnazione dei lotti a 800 Mhz – da cui la società guidata da Vincenzo Novari  è uscita a mani vuote – per il fatto che la società le avrebbe iscritte a bilancio come se le fossero state attribuite a titolo gratuito. Circostanza, questa, che ha fatto inquietare i concorrenti che hanno scritto, per reclamare, al Ministero dello Sviluppo economico (leggi articolo key4biz).

Secondo l’Agcom, invece, queste frequenze vanno sì assegnate al gruppo controllato dai cinesi di Hutchison Whampoa, ma dietro pagamento di una non meglio specificata cifra, che comunque non dovrebbe superare – riporta l’agenzia Reuters – i 156 milioni di euro.

 

Dall’inserto finanza e mercati del Il Sole 24 Ore, intanto, rimbalzano le indiscrezioni sulla possibile messa in vendita di H3G, che sarebbe un bocconcino appetitoso non solo per le frequenze, ma anche perché un eventuale compratore potrebbe beneficiare delle ingenti perdite (pari a 8,5 miliardi di euro) accumulate dal suo ingresso nel mercato italiano. Una “bara fiscale”, la chiama il quotidiano economico.

 

Nel passato si era ipotizzata una fusione con Wind (Leggi articolo) o di un’acquisizione da parte di Deutsche Telekom (Leggi articolo), oggi sembra che a essere interessata sia Telecom Italia sempre se il magnate cinese Li Ka Shing avrà limato le sue pretese rispetto ai 5 miliardi di euro chiesti ai precedenti contendenti.