Diritto d’autore. Appello Siae e Confindustria Cultura su Delibera Agcom: ‘Tutelare un’industria che occupa mezzo milione di lavoratori’

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‘Non siamo figli di un Dio minore’: nell’Appello si sottolinea che le società OTT danno lavoro al massimo a qualche decina di persone.

Italia


Diritto d'autore

In Italia si continua a parlare della Delibera Agcom sul regolamento a tutela del diritto d’autore, sottoposto a consultazione pubblica. Questa volta a lanciare un appello sono Siae e Confindustria Cultura Italia che auspicano che il regolamento dell’Autorità, in quella che sarà la sua definitiva formulazione, “possa essere realmente efficace“.

“Non vogliamo sottrarci al dibattito e al confronto ma è necessario che le soluzioni vengano individuate, e al più presto”.

 

Pari dignità

10 domande e un invito

 

1. Perché il diritto d’autore, che fuori dalla rete è riconosciuto, in rete non deve essere remunerato?

 

2. Perché coloro che criticano il provvedimento Agcom non criticano anzitutto il furto della proprietà intellettuale? Perché impedire la messa in rete di proprietà intellettuale acquisita illegalmente dovrebbe essere considerata una forma di censura?

 

3. Perché dovrebbe risultare ingiusto colpire chi illegalmente sfrutta il lavoro degli altri?

 

4. Perché si ritiene giusto pagare la connessione della rete, che non è mai gratis, ed ingiusto pagare i contenuti? E perché non ci si chiede cosa sarebbe la rete senza i contenuti?

 

5. Perché il diritto all’equo compenso viene strumentalmente, da alcuni, chiamato tassa? Perché non sono chiamate tasse i compensi di medici, ingegneri, avvocati, meccanici, idraulici, ecc.?

 

6. Perché Internet, che per molte imprese rappresenta una opportunità di lavoro, per gli autori e gli editori deve rappresentare un pericolo?

 

7. Perché nessuno si chiede a tutela di quali interessi si vuole creare questa contrapposizione (che semplicemente non esiste) tra autori e produttori di contenuti e utenti?

 

8. Perché dovremmo essere contro la libertà dei consumatori? Ma quale libertà? Quella di scegliere cosa acquistare ad un prezzo equo o quella di usufruirne gratis (free syndrome) solo perché qualcuno che l’ha “rubata” te la mette a disposizione?

 

9. Perché nessuno dice che l’industria della cultura occupa in Italia quasi mezzo milione di lavoratori e le società “over the top” al massimo qualche decina? E perché chi accusa l’industria culturale di essere in grave ritardo sulla offerta legale di contenuti, poi vuole sottrarci quelle risorse necessarie per continuare a lavorare e dare lavoro e per investire sulle nuove tecnologie e sul futuro?

 

10. Perché, secondo alcuni, non abbiamo il diritto di difendere il frutto del nostro lavoro, non possiamo avere pari dignità e dobbiamo continuare a essere ” figli di un Dio minore”?

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