Servizi: le tlc si confermano maglia nera anche nel 2010

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I disservizi che fanno più dannare i consumatori si riferiscono alla bolletta (come la richiesta di pagamenti non dovuti in fattura), e i problemi durante il cambio operatore, legati soprattutto alla portabilità.

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Telemarketing

E’ sempre il settore delle telecomunicazioni ad aggiudicarsi la ‘maglia nera’ in termini di soddisfazione dei consumatori: è quanto emerge dall’XI Rapporto Pit servizi-Cittadinanzattiva dal titolo “Consumatori: diritti e servizi in stallo”, presentato stamane a Roma.

Le tlc, come molti anni a questa parte, si confermano il comparto con i maggiori problemi, almeno secondo le circa 9000 segnalazioni giunte al Pit servizi nel corso dell’anno.

Dal settore delle telecomunicazioni arrivano in assoluto più lamentele, e in particolare dalla telefonia fissa, che risulta essere evidentemente in stato di abbandono da parte delle aziende, a vantaggio di altri business come telefonia mobile e internet. Sebbene in calo di 23 punti sul 2009, i reclami relativi alla telefonia fissa sono quasi la metà del totale (48%). I disservizi che fanno più dannare i consumatori si riferiscono alla bolletta (come la richiesta di pagamenti non dovuti in fattura), e sono ancora circa un quinto le segnalazioni per problemi durante il cambio operatore, legati soprattutto alla portabilità. Il cambio operatore è infatti uno dei nodi cruciali, visto che i problemi legati alla portabilità rappresentano il 28% dei casi segnalati nella telefonia fissa e ben il 64% in quella mobile. E la casistica dimostra che, nonostante le leggi comunitarie e interne sulla liberalizzazione del settore, i consumatori non sono affatto liberi di scegliere senza incontrare complicazioni, tra cui tempi di attesa troppo lunghi, pratiche aggressive o ingannevoli, doppia fatturazione. Telefonia mobile. Crescono del 7% le segnalazioni pari al 22% del totale e in testa ci sono i problemi per cambiare operatore (23%), seguiti da quelli relativi alla bolletta (21%). Internet. I problemi del web totalizzano il 20% delle lamentele, con un +12% sul 2009: in pratica 1 cittadino su 5 ha chiamato per denunciare anomalie sulla qualità del servizio e sulla copertura dell’Adsl. Chiudono la lista i servizi televisivi col 10%, riguardanti soprattutto la Pay tv (64%) ma nell’anno dello switch over fallisce anche il digitale terrestre, criticato dal 36% degli utenti.
 

Seguono i servizi pubblici locali (17%), di un solo punto staccati dai servizi bancari (16%) e dall’energia (16%). Non ci fanno bella figura nemmeno la Pubblica Amministrazione (12%) e i trasporti (10%), in cui si fa sempre più urgente una liberalizzazione del settore. In coda ci sono i servizi postali (4%), quelli assicurativi (3%) e i beni e contratti (1%).
In tema di servizi locali, si assiste ad un paradosso tutto italiano: costano di più dove funzionano meno. Cresce infatti del 21% la tassa dei rifiuti proprio in Campania, oltre quattro volte il dato medio nazionale che si attesta al 4,5%. La rete idrica ha falle ovunque, e 12 utenti su 100 segnalano che l’acqua del rubinetto non è nemmeno potabile. Non va meglio con luce e gas, perché se provi a cambiare fornitore in virtù di una tariffa migliore, il rischio di incappare in pratiche commerciali illecite è elevato. E le banche? Ci mettono anche 5 mesi a rinegoziarti il mutuo. Oppure propongono rate fino alla soglia dei 90 anni.

“Dai dati emerge in modo evidente che il trend generale dei servizi peggiora un po’ ovunque, e per chi si occupa di tutela dei diritti è frustrante – commenta Antonio Gaudioso vice segretario generale di Cittadinanzattiva – e tutto questo porta ad alcune considerazioni importanti: la prima è che serve maggiore convergenza tra i vari soggetti che si occupano di tutela”.

“Consideriamo indispensabile inoltre – prosegue Gaudioso – fissare degli obiettivi concreti da parte degli erogatori dei servizi per il loro miglioramento, da misurare anno dopo anno, a cominciare per esempio dal settore dei servizi pubblici locali, sempre più in sofferenza”. “Inoltre, in un Paese in cui da 12 anni si parla di federalismo, il fatto che proprio i servizi pubblici locali vadano peggiorando è un campanello d’allarme che non si deve ignorare. Ci si chiede dunque quali e per chi siano i vantaggi con il federalismo, poiché è chiaro che non ce ne sono per i cittadini.”

“I numeri del XI rapporto Pit servizi – conclude Gaudioso – confermano e sottolineano, pertanto, le recenti considerazioni del presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà, sull’immobilismo dell’Italia in tema di liberalizzazioni: basti pensare al fronte dei trasporti, settore in cui operano soggetti controllati dallo Stato, il quale da una parte liberalizza e dall’altra, nella sostanza, ostacola un processo reale di liberalizzazione. Se le liberalizzazioni sono vere, i cittadini devono essere al centro, con la possibilità di scegliere i servizi che considerano migliori”.