L’eHealth nella Ue e in Italia. Ferruccio Fazio, ‘In tre anni colmato il gap con l’Europa’

di Alessandra Talarico |

Il ministro della salute al Forum Pa: 'Sbagliato fare paragoni col nord Europa, dove i territori sono piccoli e si può giungere a un'informatizzazione completa delle strutture.

Unione Europea


Ferruccio Fazio

Mentre anche in Italia si è parlato di sanità elettronica, con il ministro della salute, Ferruccio Fazio, che – nell’ambito del Forum PA – ha evidenziato come negli ultimi tre anni l’Italia abbia fatto passi da gigante nel settore, a Budapest si è riunita per la prima volta una task force Ue dedicata all’eHealth.

L’incontro è stato anche occasione per presentare uno studio Deloitte che analizza il livello di diffusione delle nuove tecnologie negli ospedali europei, dal quale emerge che il 92% delle strutture è collegata alla banda larga; l’81% dispone di un sistema elettronico per la gestione delle cartelle cliniche; il 71% utilizza sistemi di prenotazione delle visite online; il 61% utilizza un sistema di archiviazione informatico; il 39% utilizza sistemi di videoconferenza; il 70% dispone di sistemi per trasmettere i referti clinici in modalità elettronica.

 

Le applicazioni ICT in ambito sanitario contribuiscono a rendere i pazienti più autonomi e a rispondere a pressanti sfide quali l’invecchiamento demografico, l’aumento delle malattie croniche, la carenza di personale e le restrizioni di bilancio, consentendo diagnosi e cure a distanza nonché la condivisione sicura dei dati relativi ai pazienti. Molti sono inoltre gli sbocchi non ancora pienamente realizzati e che consentiranno in futuro di migliorare l’autoassistenza e l’autonomia dei pazienti e degli anziani; di sviluppare nuove tecniche diagnostiche basate sulla modellizzazione.

 

L’Italia – sottolinea il rapporto – viaggia al di sopra della media Ue per quanto riguarda la connettività esterna, i sistemi digitali di archiviazione e comunicazione (PACS) e il telemonitoraggio. E’ in linea con la media Ue riguardo lo scambio di informazioni cliniche con i fornitori esterni, lo scambio dei risultati di laboratorio con i fornitori esterni, lo scambio di rapporti di radiologia con fornitori esterni e riguardo la chiarezza delle regole in materia di accesso ai dati clinici.

Siamo però al di sotto della media Ue per quanto riguarda l’uso di un’unica EPR condivisa da tutte le strutture. Col termine EPR si indicano le cartelle cliniche elettroniche, ossia una documentazione medica completa (o documentazione analoga), che copre lo stato passato e presente fisico e mentale di salute di un individuo in forma elettronica e in modalità di pronta disponibilità dei dati per cure mediche e altri fini strettamente collegati. In Italia, dispone di un sistema EPR centralizzato il 48% delle strutture, contro una media Ue del 70%.

 

Secondo il Commissario Ue Neelie Kroes, “L’eHealth dispone di un potenziale enorme per offrire a ciascun cittadino europeo un’assistenza sostenibile e di migliore qualità e sarebbe semplicemente inaccettabile se i Governi non si impegnassero al massimo per dare a tutti i pazienti accesso a queste soluzioni, anche se richiedono investimenti e cambiamenti strutturali ai nostri sistemi sanitari”.

 

Sforzi che l’Italia, secondo il ministro Fazio ha portato avanti con successo, colmando in tre anni il divario con l’Europa.

Intervenendo al convegno ‘Federalismo e costi standard: il caso della sanità’, Fazio ha ricordato che l’introduzione delle norme sul fascicolo sanitario elettronico, la telemedicina, i certificati medici online, “hanno cambiato la faccia della sanità italiana” e ha spiegato che non si può fare un paragone con Paesi come la Danimarca, avvantaggiati dalla ristrettezza del territorio, che ha permesso di arrivare a una informatizzazione completa. Un risultato che l’Italia ha conseguito in Lombardia, una regione “più grande di molti di questi Paesi anche messi insieme. Quindi – ha concluso Fazio – in tre anni abbiamo fatto un passo avanti enorme”.

La Task force varata dalla Ue indicherà alla Commissione come sfruttare il potenziale di eHealth per realizzare in Europa un’assistenza sanitaria più sicura, di migliore qualità e più efficiente in termini – tra l’altro – di diagnosi, prevenzione e cure. Essa esaminerà attentamente le possibili opportunità per rendere interoperabili i servizi e le tecnologie eHealth in tutta l’UE.