Telefonia mobile: disparità di trattamenti e possibili reazioni di Bruxelles. In attesa della consultazione pubblica

di di Raffaele Barberio |

Italia


Raffaele Barberio

Come è noto, ieri l’Agcom ha approvato la proposta di delibera relativa alla terminazione mobile, avviando il tradizionale percorso di consultazione pubblica sull’argomento e il vaglio dell’Unione Europea.
La circostanza segue di appena tre settimane le risultanze di un analogo percorso relativo alla terminazione fissa. In quel caso, la Commissione europea aveva, in sostanza, espresso il proprio parere in merito allo schema di provvedimento in materia di tariffe d’interconnessione fissa che l’Agcom aveva elaborato a marzo, chiedendo con fermezza all’Autorità di giungere alla piena simmetria tra le tariffe di terminazione di Telecom Italia e quelle dei suoi concorrenti già quest’anno, non nel 2012 come invece previsto nella bozza posta a consultazione.
Ora la girandola riparte con la terminazione mobile.
Nonostante il precedente di poche settimane fa, anche in questo caso s’intravede una certa forzatura nelle valutazioni relative allo stato dei mercati e alle conseguenti asimmetrie che non avrebbero senso di esistere.
In Italia la telefonia mobile è, come è ampiamente noto, un settore fortemente competitivo, peraltro con una dinamica di mercato tale (e di questo va dato atto all’Agcom, innanzitutto), da attrarre in modo inequivocabile investimenti esteri significativi, come è testimoniato anche dal recentissimo ingresso in Italia del gruppo Vimpelcom (il quinto gruppo mondiale di telecomunicazioni) attraverso la fusione con Wind.
Il settore mobile registra nel nostro Paese prezzi costantemente in discesa, riconosciuti come tra i più bassi (e convenienti per il consumatore) d’Europa e considerati come tali anche dalla stessa Agcom.
Rispetto a tale contesto, appaiono del tutto divergenti i termini della decisione di ieri dell’Autorità, che nella proposta di delibera sul mobile ha rilanciato inspiegabilmente un regime asimmetrico nelle tariffe, distinguendo un differente trattamento per uno dei quattro operatori mobili.
Le tariffe al minuto proposte per i tre operatori (Telecom Italia, Vodafone e Wind) nel 2012 e 2013 saranno rispettivamente di 4,1 e 2,6 centesimi, contro i 5,1 e 3,4 centesimi riconosciuti ad H3G (3 Italia), con un incremento rispetto ai concorrenti di circa un 20% in più nel primo anno e di circa un 32% nell’anno successivo, per poi appaiarsi alla piena simmetria solo nel 2014.
Francamente, non riusciamo a trovare la ratio.
Ci è invece chiaro il contesto.
Il mercato della telefonia mobile italiano è, come è riconosciuto, leader in Europa per innovazione, sviluppo della banda larga mobile e livello dei prezzi al cliente che sono tra i più bassi in Europa.
Gli operatori mobili nel loro complesso investono circa 7 miliardi all’anno in innovazione, infrastrutture e tecnologie, generando mercato, Pil, prezzi competitivi, servizi per i cittadini-utenti, gettito per l’Erario.
Il mondo delle Tlc nel suo complesso è oggi investito da una necessità di impegno sulla costruzione delle reti di nuova generazione che richiederanno investimenti.
A breve, gli operatori del mobile sono attesi all’asta per l’assegnazione delle frequenze che il governo sta predisponendo, dove saranno richiesti cospicui investimenti.
In tale contesto, l’asimmetria definita dall’Agcom rischia di apparire come un caso senza uguali in Europa e rappresenta un vantaggio, non giustificabile, attribuito a un solo soggetto tra quelli che operano sul medesimo mercato.
In queste ore circola addirittura un calcolo del mancato guadagno da parte degli altri tre soggetti di mercato, nell’ordine di quasi 4 miliardi di euro.
Il tutto nella fase di avvio della Digital Agenda europea, che proprio alle infrastrutture e al loro sviluppo affida il successo dell’apertura d’internet a tutti i cittadini europei.
Saremmo ben lieti di poter comprendere le ragioni di questa decisione.