Italia

Calo persistente del mercato e delle tariffe professionali IT, ricontrattazione degli ordini, taglio dei costi: questi i fattori più evidenti che la crisi economica ha accentuato nell’Information Technology, un settore che oggi punta alla sopravvivenza in una visione che è tutto fuorché strategica. A farne le spese sono però i “talenti”, che invece costituiscono l’asset della competitività e della capacità innovativa del settore. Questo il quadro, non certo positivo, dello stato dell’Information Technology in Italia, letto dal punto di vista dell’Osservatorio di Assintel, l’Associazione Nazionale delle imprese ICT di Confcommercio.
 Stipendi fermi per il 90% delle aziende IT e retribuzioni 2010 in  stallo (crescono meno dell’1,5%). Calo degli occupati tradizionali, che  lasciano le medie/grandi imprese per tentare la fortuna con le partite IVA. E  crescita dei contratti atipici (salgono dal 14% del 2009 all’attuale 22%  dell’intero campione).
 Divario di genere sostenuto: in media le donne dirigenti percepiscono  buste paga più leggere del 22% rispetto ai colleghi maschi, e del 6% per i  livelli impiegatizi. Poche le agevolazioni previste per coniugare lavoro e  famiglia: totalmente assenti per il 20% delle aziende IT, mentre sono a livelli  molto bassi il part time (15%) e il telelavoro (2%).
 Continua anche il divario geografico: al Nord gli impiegati IT hanno  stipendi più alti del 19% rispetto al Centro-Sud.
 La Formazione è in caduta libera: al crollo del 25% nel 2009 si somma  un’ulteriore flessione del -4,4% nel 2010. Peggio per le piccole imprese: il 77%  non fa formazione e il 78% non ha percorsi di valutazione del personale. Ma il  peggio è la motivazione: non è percepita come necessaria (40% sul totale) oppure  per mancanza di tempo (36%).
 Continua la flessione delle tariffe professionali IT: record negativi per  i Programmatori, che dai 275 euro del 2008 passano agli attuali 237 al giorno,  e per i Capi Progetto (532 al giorno, erano 633 nel 2008). 
 Ma va peggio per il Centro Italia, in cui il mercato ICT è in gran parte rivolto  alla Pubblica Amministrazione: qui le tariffe sono in media inferiori di almeno  il 13% rispetto alla media nazionale. Un Programmatore vale in media 206 euro,  ma è venduto alla PA al record minimo di 153 euro al giorno.
 Alcune notizie positive, invece, arrivano dal fronte del mercato del lavoro: il  26 febbraio è stata firmata dalle parti sociali l’ipotesi di accordo sul nuovo  Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per le aziende di tutto il Terziario,  in cui rientrano le imprese e le professionalità legate all’ICT.
  
Grazie ad Assintel, il settore per la prima volta è stato riconosciuto nelle sue specificità, consentendo di normare a parte due temi importanti:
 Il corretto posizionamento delle figure professionali ICT all’interno delle  aziende ICT, individuando criteri di classificazione innovativi slegati  all’evoluzione incessante delle tecnologie e correlati invece al ciclo di vita  del prodotto/servizio;
 L’inclusione della reperibilità, riconosciuta come indispensabile per garantire  la continuità di sistemi e servizi indispensabili per il funzionamento constante  di attività critiche presso i clienti (es. sistemi di gestione dei conti  correnti, di prenotazione aerea, di pagamenti con carte di credito, ecc).
 “Si tratta di due primi, importantissimi tasselli che danno risposte concrete  alle richieste che arrivano dal settore delle nuove tecnologie”, commenta  Andrea Ardizzone, Segretario Generale di Assintel. “Il mondo globalizzato  che viaggia sul web ormai non può più rispondere alle logiche ingessate tipiche  delle vecchie relazioni industriali, e questa fase contrattuale dimostra che,  anche se faticosamente, è possibile cambiare logica e auto-riformarsi”.
  


