Wi-Fi. Territorio, tecnologie, norme. Nicola De Carne (Wi-Next): ‘Il futuro dei servizi wireless per le aree locali e rurali’

di di Nicola De Carne (Amministratore Delegato, Wi-Next ) |

Italia


Wi-Next

Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’articolo sul futuro del Wi-Fi e sul dibattito che lo accompagna firmato da Nicola De Carne, amministratore delegato di Wi-Next,  società italiana specializzata nello sviluppo e commercializzazione di prodotti Wi-Fi mesh per la creazione di reti wireless istantanee, automatiche, affidabili e soprattutto economiche.

La necessità di “collegamento” alla rete è un’esigenza, diffusa e sempre crescente, come evidenziato dalla grande espansione delle tecniche che sfruttano le capacità trasmissive dell’etere. Tutte le più importanti aree metropolitane del mondo hanno realizzato o stanno realizzando impianti wireless nelle aree centrali o nelle zone ricreative, l’accesso alla banda larga quindi comincia nei fatti a essere visto come questione “strategica”, non a caso si parla di municipal wireless. E, in effetti, anche la telefonia mobile si appoggia su protocolli digitali per la trasmissione di dati come nel caso di UMTS e HSDPA.

Per superare in modo rapido, economico e flessibile la mancanza di una rete fissa adeguata (e garantire quindi l’accesso alle nuove tecnologie) pare necessario affidarsi anche alla tecnologia radio.

Come detto in precedenza, il dibattito legato all’avvenuta assegnazione delle frequenze governative del WiMax seguita però da un futuro applicativo ancora incerto di questa tecnologia radio, mette in luce come sia giunto il momento di affrontare la questione in modo più radicale e innovativo, attraverso un ripensamento generale del modo di concepire le reti di copertura geografica e partendo dall’assunzione che il servizio di banda larga debba essere costruito sulla base delle reali esigenze delle amministrazioni locali, dei cittadini e del sistema produttivo.

E’ fondamentale tenere presente che i sistemi di collegamento in banda larga, siano essi su fibra, rame o wireless, sono semplicemente delle tecnologie di connessione abilitanti di modelli di distribuzione di servizi e di contenuti fondamentali per la creazione dal basso di una forte richiesta, senza la quale gli investimenti necessari restano solo costi.

Per questo motivo la progettazione delle reti deve avvenire con una logica bottom up e cioè costruita sulle esigenze del territorio e non sulle caratteristiche della tecnologia che viene proposta dai provider hardware e software.
Infine, ma certamente basilare, è necessario adeguare il quadro normativo, particolarmente in relazione all’utilizzo delle frequenze radio.

L’opportunità data oggi dalle tecnologie Wireless e in particolar modo dalle tecnologie Wi-Fi è quella di creare degli ecosistemi di comunicazione in grado non solo di veicolare il semplice dato ma anche di interagire con l’ambiente circostante attraverso la creazione di nodi “intelligenti” capaci di reagire con output a degli input e in grado di modulare la densità dei servizi in base alle reali esigenze dello specifico territorio o azienda.

Ma la partita si gioca anche sulla “natura” delle frequenze. Perché se quella degli ultimi anni è stata una corsa alle potenze ed a ridurre le lunghezze d’onda, oggi, anche grazie alle cresciute capacità di calcolo, si può pensare a trasmissioni digitali su frequenze più basse e quindi meno sensibili ad ostacoli e distanze. E non a caso è tra i 600 e i 900 Mhz che si concentrano dibattiti ed interessi a livello mondiale ormai da qualche anno. A questo proposito la dirompente proposta di Google di qualche anno fa, seguita anche da Apple e altri Big Player delle comunicazioni digitali e sfociata nella decisione della FCC americana di liberalizzare la partizione di frequenze denominate White Spaces sui 700 Mhz, ha fatto si che anche gli altri continenti del Mondo, prima fra tutti l’Europa stiano aprendo un inteso tavolo di discussione sullo sfruttamento delle frequenze “basse” liberate dalle vecchie tecnologie di trasmissione analogiche. E’ necessario quindi pensare a temi come l’open spectrum e il dividendo digitale che ormai da anni è all’attenzione della comunità europea e in particolar modo del Commissario Europeo incaricato della società dell’informazione e dei media Viviane Reding.

Con questo documento vogliamo perciò proporre delle linee guida per la creazione di un tavolo di discussione con gli organi di governo locali e nazionali per la definizione di un piano di attività organizzato su tre ambiti di azione distinti ma complementari:

1. Normativo

a. liberalizzazione, magari con servitù o licenze come quelle dei punti precedenti, di frequenze “basse” particolarmente utili in ambienti estesi e scarsamente popolati, come quelle comprese tra i 700 mhz e i 900mhz;
b. destinazione di porzioni di frequenze ai Comuni e agli enti locali sempre con lo scopo di realizzare impianti per la diffusione della banda larga;
c. definizione di un piano di incentivi agli impianti che creino reti cooperanti, sia dal punto di vista tecnico che finanziario;
d. servitù sui ripetitori (televisivi, di fonia mobile e fissa ecc.) a beneficio delle comunità o agli enti locali per la realizzazione di reti pubbliche basandosi sui predetti punti di vista per realizzare reti wireless
e. modifica dei regolamenti comunali in modo che, anche con la riduzione della tassa di occupazione del suolo pubblico, in occasione di ogni lavoro si interri un corrugato per conto dell’Amministrazione affinché questo possa eventualmente contenere un domani una fibra;
f. definizione di una politica di accesso ai punti “alti”, con visibilità sul territorio, quali torri, pali, campanili, ripetitori radio, poiché tutte queste tecnologie hanno bisogno di visibilità diretta (ottica).
g. definizione di un “piano regolatorio delle reti geografiche” che preveda la cooperazione nella costruzione delle reti tra privati, enti, industrie sul territorio e che tenga conto di opportunità finanziarie sia a livello locale che centrale (ad esempio finanziamenti legati alla Protezione Civile, alla realizzazione di strade o infrastrutture)

2. Sociodemografico:

a. Definizione di criteri di studio e analisi dei fattori socio demografici del territorio finalizzati alla creazione di una “politica” di investimenti che, partendo dalle esigenze e dallo stato del territorio, preveda uno sviluppo organico della rete che tenga conto delle esigenze del territorio stesso;
b. definizione di politiche di investimento mirate non solo alla creazione di reti di accesso ma anche alla generazione e al sostentamento della richiesta attraverso un circolo virtuoso creato in parti definite tra l’implementazione di “cavi”, “radio”, “accesso” e “contenuti”;

3. Tecnologico

Prevedere l’utilizzo di tecnologie:
a. aperte e comunque conformi agli standard più diffusi in modo da consentire un livello di interconnessione semplice e di facile manutenzione a prescindere dal fornitore iniziale
b. che consentano di ottimizzare l’investimento spalmandolo non solo sul backbone ma anche sui client in modo da incentivare l’uso delle reti verso i cittadini e il tessuto produttivo
c. che consentano una modalità multiaccesso (del tutto simile alla telefonia cellulare) sul territorio in modo da sfruttare al massimo il vantaggio delle tecnologie wireless (dove utilizzate) e cioè la pervasività.

Con questo documento abbiamo voluto portare la nostra visione dell’uso consapevole delle tecnologie di networking (siano esse con o senza filo) a favore di chi, ogni giorno ormai, si deve confrontare con un tema non più definibile come un optional di lusso e che necessariamente deve essere inteso come parte integrante della politica di governo locale e centrale e quindi concepito, pianificato e gestito con gli stessi criteri che governano i servizi di pubblica utilità.

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