Telecom Italia o Telefonica? Gli analisti puntano sul gruppo italiano: ‘Migliori condizioni domestiche e meno rischi in Sud America’

di Alessandra Talarico |

Sanford C. Bernstein & Co e Societe Generale consigliano le azioni del gruppo italiano, che dispone di un migliore ambiente operativo domestico, è meno esposta sul mercato fisso in America Latina e ha molti meno rischi di bilancio.

Italia


Franco Bernabè

Le azioni di Telecom Italia sono preferibili a quelle di Telefonica? Alcuni analisti scommettono di sì e sostengono che il vantaggio di puntare sul gruppo italiano risiede nelle migliori condizioni del mercato domestico e nei rischi minori sul mercato sudamericano, dopo la risoluzione delle dispute con le autorità locali.

In una nota pubblicata venerdì, l’analista Robin Bienenstock di Sanford C. Bernstein & Co ha spiegato: “preferiamo il caso d’investimento su Telecom Italia che su Telefonica” per il fatto che l’incumbent italiano “ha un migliore ambiente operativo sul mercato domestico, è meno esposta sul mercato fisso in America Latina e ha molti meno rischi di bilancio”.

 

Sia Telecom Italia che Telefonica dipendono molto dalle attività sui rispettivi mercati nazionali, ma entrambe hanno chiuso il 2010 con risultati in calo: le vendite di Telecom Italia sul mercato domestico sono scese del 7,4% a 20 miliardi di euro, mentre quelle di Telefonica in Spagna hanno perso l’8% a 4,67 miliardi di euro, trascinando l’utile in basso del 45% rispetto all’anno precedente.

Telefonica, insieme a Mediobanca, Intesa Sanpaolo e  Assicurazioni Generali controlla il 22,4% di Telecom Italia attraverso la holding Telco.

 

In Spagna, ha affermato ancora la Bienenstock, le condizioni di mercato sono “peggiori” rispetto all’Italia, dove la pressione sui prezzi è minore e la competizione “più benigna”.

 

Anche l’analista di Societe Generale, Saeed Baradar, riferendosi a Telefonica ha sottolineato che “la mancanza di crescita, l’aumento del rischio di regolamentazione e le costose acquisizioni implicano la fine dei giorni migliori per la beniamina delle tlc europee”.

 

In attesa di conoscere quale sarà la sua sorte in vista del rinnovo del suo mandato – il 10 marzo si riuniranno  il comitato nomine Mediobanca e il consiglio di Telco per definire la lista di maggioranza per il nuovo cda – Franco Bernabè ha rilasciato un’intervista al settimanale L’Espresso, in cui sottolinea che “il problema del debito di Telecom Italia è stato risolto” ma che almeno fino a quando l’economia non si riprenderà sarà difficile “trarre benefici sul mercato interno”. L’unica strada, ha aggiunto, è quella di ridurre i costi e su questo versante il gruppo si è già mosso per tempo.

Riguardo, poi, l’offensiva delle società cosiddette ‘over the top’, Bernabè ha affermato che la differenza fondamentale risiede nel fatto che le telcos sono soggette “…a una regolazione impegnativa che riguarda tra l’altro la sicurezza e la privacy, loro no equesta asimmetria non può durare”.

L’affermazione di questo stuolo di società, la maggior parte provenienti dagli Stati Uniti, è da attribuirsi anche al diverso approccio tra le politiche Usa e quelle europee, le prime orientate a favore dell’industria, le seconde a favore del consumatore.

“In Europa – ha affermato – il cittadino consumatore ha avuto la meglio sul cittadino produttore. Si è dimenticato, però, che se il cittadino produttore non guadagna un reddito adeguato non può permettersi di consumare. E così l’industria europea è stata spiazzata dai nuovi concorrenti, soprattutto cinesi, che sono innovativi, possono contare su un esercito di ingegneri e sono sostenuti dal governo”.

La Ue, tuttavia, intende recuperare questo ritardo e il prossimo 13 luglio, tre gruppi di lavoro formati dai rappresentanti dell’industria presenteranno alla Commissione le loro proposte sui tempi ‘caldi’ del dibattito in corso: la diffusione delle NGN e sui metodi per accelerare tale diffusione; la valutazione della sostenibilità dell’attuale ecosistema internet e la ricerca di business model alternativi.