Tv digitale: in Europa l’audience dei canali storici cala bruscamente a vantaggio della TDT

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Per quanto riguarda l’Italia, la contrazione delle audience dei sette canali generalisti ha subito una forte accelerazione con gli switch-off avvenuti nel 2009 e nel 2010.

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Entrati nella fase finale della transizione alla TV digitale nei principali Paesi europei, è possibile tracciare un primo bilancio di lungo periodo dell’evoluzione degli ascolti televisivi. Secondo un’analisi di e-Media per DGTVi, si possono individuare delle tendenze comuni per quanto riguarda Italia, Francia, Regno Unito e Spagna.

La crescita nel livello di adozione della TV digitale ha prodotto una contrazione significativa, comunque “fisiologica”, degli ascolti dei canali “storici” della TV analogica.

Tale fenomeno, ancora limitato fino a quando la TV digitale era in larga misura quella a pagamento, ha subito una forte accelerazione con l’affermazione della TDT; la contrazione degli ascolti dei canali “storici” è andata principalmente a vantaggio dei “nuovi” canali della TDT e dunque in larga misura agli stessi broadcaster tradizionali, che grazie alle proprie offerte digitali sono riusciti a compensare, almeno in parte, la perdita di ascolto dei canali ammiraglia.

 

Tra i Paesi analizzati, il Regno Unito è senza dubbio quello dove l’erosione delle audience dei canali generalisti “storici” si è manifestata con maggiore anticipo. Nel 2002, anno di lancio della piattaforma digitale terrestre Freeview (ad ottobre), i cinque canali nazionali della TV analogica, ovvero BBC1, BBC 2, ITV 1, Channel 4 e Five, totalizzavano ancora il 77,9% degli ascolti complessivi. Il grande successo di Freeview, unito alla crescita comunque consistente della piattaforma satellitare a pagamento Sky Digital, ha impresso una forte accelerazione agli ascolti dei nuovi canali digitali e impattato in misura significativa le audience dei canali storici, che già nel 2005 – quando il 65% delle famiglie britanniche poteva accedere a servizi di TV digitale – avevano visto ridurre i propri ascolti al 70,9%.

 

Nel corso del 2010 l’ascolto dei cinque canali “storici” è ulteriormente sceso al 55,9%, a fronte di una diffusione della TV digitale che ha raggiunto il 93% delle famiglie TV (a settembre). Dunque, tra il 2006 e il 2010 l’ascolto dei canali “tradizionali” è sceso del 14,4%. D’altra parte, la forte crescita della TDT ha permesso ai broadcaster “storici” (BBC, ITV, Channel 4 e Five) di recuperare quote significative degli ascolti persi dai propri canali ammiraglia. Se si considera infatti la totalità dei canali di questi operatori, ovvero la somma dei canali generalisti e digitali, la loro quota di ascolto ha subito una contrazione ben più contenuta, passando dal 76,6% nel 2005 al 73,4% nel 2010.

 

In Francia il calo di ascolti dei canali della TV analogica si è manifestato con un certo ritardo rispetto al Regno Unito. Ancora nel 2007, infatti, l’ascolto cumulato di TF1, France 2, France 3, Canal Plus, M6 e France 5 / Arte era ancora superiore all’80%. Soprattutto dal 2008, grazie innanzitutto alla forte ascesa della TDT, la contrazione degli ascolti di questi canali è proseguita ad un ritmo ben più sostenuto. Considerando infatti il triennio 2008-2010, i canali “storici” hanno perso nel complesso oltre 14 punti di audience share, una media di quasi 5 p.p. all’anno. Nel 2010, il loro ascolto totale è così sceso per la prima volta sotto la soglia del 70%. Tali quote di ascolto sono state pressoché interamente recuperate dai canali della TDT, la cui quota di ascolto è passata da poco meno del 6% nel 2007 fino a quasi il 20% nel 2010.

 

Sul versante degli ascolti TV, risulta particolarmente interessante il caso della Spagna, unico Paese tra quelli considerati ad avere già completato la transizione alla TDT. In Spagna, il processo di erosione degli ascolti dei canali “storici” è avvenuto con grandissima rapidità, concentrandosi di fatto nel solo biennio 2009- 2010, quando in tre fasi successive si è completato il passaggio alla TDT.

Ancora nel 2008, all’indomani dell’avvio della transizione, i sei canali generalisti analogici (La1, La2, Antena3, Cuatro, Telecinco e La Sexta) e le reti regionali (le c.d. autonomicas), detenevano insieme circa l’85% dell’ascolto complessivo, valore solo di poco inferiore a quello che registravano nel 2005 (87,4%).

Tuttavia già nel 2009, quando è stato coinvolto negli switch-off il 32% circa della popolazione, la quota di ascolto cumulata di questi canali era già scesa al 79,4%, con un decremento in un solo anno del 5% circa.

Tale fenomeno si è ulteriormente accentuato nel 2010, con il coinvolgimento negli switch-off del restante 68% della popolazione. Considerando l’intero ultimo anno, i canali “storici” hanno visto la propria audience share attestarsi al 71%, con una flessione di ben 8,4 p.p. di ascolto rispetto al 2009. Nei soli 8 mesi all digital (aprile-dicembre 2010), la loro audience share è stata invece del 68,7%. Le quote di ascolto perse dai canali storici della TV analogica sono stati di fatto interamente recuperati dai canali della TDT gratuita, e dunque di conseguenza dai broadcaster storici, che editano la gran parte dei canali gratuiti disponibili. Gli ascolti complessivi dei “nuovi” canali TDT sono passati dal 5,1% del 2008 al 10,2% del 2009 fino al 18,5% nell’ultimo anno.

 

Per quanto riguarda l’Italia, la contrazione delle audience dei sette canali generalisti della TV analogica (ovvero Rai 1, Rai 2, Rai 3, Rete 4, Canale 5, Italia 1 e La7), che nel complesso era stata molto contenuta fino al 2008 (-3,9 p.p. di ascolto tra il 2005 e il 2008), ha subito una forte accelerazione con gli switch-off avvenuti nel 2009 e nel 2010, quando è passato interamente al digitale il 25% e il 38% rispettivamente della popolazione. Nel loro complesso, i sette canali “storici” hanno raccolto nel 2010 una quota di ascolto cumulata pari al 76,4%, ovvero 7,6 punti percentuali in meno rispetto al dato del 2008. Di tale contrazione hanno beneficiato i canali digitali, innanzitutto quelli trasmessi sulla piattaforma TDT, la cui diffusione sul totale delle famiglie è passata nell’arco di meno di due anni dal 34% di fine 2008 al 74,6% di novembre 2010.