eGov e ICT per uscire dalla crisi economica? Il punto al workshop del Distretto dell’Audiovisivo e dell’ICT

di Cinzia Guadagnuolo |

Renzo Turatto (Direttore del Dipartimento per la digitalizzazione della PA - Ministero per la PA e l’Innovazione): ‘Occorre orientare la domanda verso nuove nicchie di mercato’.

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Quali opportunità sono state colte e quanta strada ancora resta da percorrere nell’utilizzo dell’innovazione digitale e delle tecnologie della comunicazione a sostegno dello sviluppo economico? Quanto ha inciso la strategia della digitalizzazione della PA nella crescita delle imprese dell’ICT?

Sono questi i temi chiave intorno ai quali si è sviluppata la riflessione nel corso del workshop “eGovernment e futuro del settore ICT“, organizzato alla Casa del Cinema di Roma dal Distretto dell’Audiovisivo e dell’ICT nell’ambito delle attività dello Sportello Innovazione della CCIAA di Roma. Il consorzio di imprese che operano nei settori dell’audiovisivo, dell’informatica e delle telecomunicazioni, patrocinato dal Comune di Roma, dall’Unione Industriali e delle imprese di Roma e dalla Camera di Commercio, ha invitato come interlocutore privilegiato Renzo Turatto, Direttore del Dipartimento per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione – Ministero per la PA e l’Innovazione.

Turatto ha offerto un quadro generale sulle linee strategiche dell’informatizzazione dell’eGovernament del Governo, ma la discussione è scesa anche a un livello più profondo, lasciando spazio e voce alle problematiche degli operatori del settore, con riferimento alle prospettive per le imprese romane.

Ad aprire i lavori Lamberto Mancini, presidente del Distretto dell’Audiovisivo e dell’ICT, che ha parlato di una fase di “grossa difficoltà per il settore“. Era presente anche il Direttore del Distretto, Giandomenico Celata.

Per Turatto, il settore ICT romano sta subendo un momento di crisi per due ragioni: la prima è legata a un “problema di ciclo che colpisce tutti“; la seconda, invece, alla “trasformazione nella domanda pubblica di ICT“. Mentre negli ultimi dieci anni abbiamo avuto modo di utilizzare un “grande afflusso di risorse per le grandi piattaforme legate alle PA centrali, fatto di cifre imponenti – ha spiegato il Capo del Dipartimento – negli ultimi anni, al contrario, abbiamo assistito a un cambio sostanziale di domanda“. Le infrastrutture sono state completate, la domanda si è esaurita, e con essa pure le risorse.

 

Come si evolverà ora la situazione? Basteranno nuovi, ingenti, finanziamenti?

 

Secondo Turatto non è un problema di risorse finanziarie, occorre al contrario “orientare la domanda verso nuove nicchie“. L’ICT e l’eGovernment costituiscono “nuovi fronti per il mercato, nuovi fronti per cambiare la PA“. Nonostante le ristrettezze economiche, Turatto ha assicurato che da parte del Governo c’è molta “vivacità e attenzione”, soprattutto in riferimento a una domanda diffusa di ICT che guarda ai servizi.

 

Dopo aver fornito alcuni esempi concreti, ha concluso focalizzandosi sui punti deboli e le criticità che non hanno permesso alla PA di crescere come avrebbe dovuto, soffermandosi sullo svecchiamento della PA, sull’affinamento delle competenze tecniche, sulla questione qualità nel lavoro del funzionario pubblico (specie in rapporto alle gare), sui limiti dell’approccio formale della PA, ma ha parlato anche di un nuovo rapporto interlocutorio con i cittadini. Infine ha invitato il mondo delle imprese ad avere lo stesso metodo critico nell’analisi del mondo del “privato”.

Il dibattito, moderato da Raffaele Barberio, direttore di Key4biz, è proseguito con una Tavola rotonda con diversi ospiti. Per Paolo Angelucci, Presidente Assinform  e Gruppo Cosmic Blue Team, Roma in questi ultimi anni ha avuto comunque un “ammortizzatore” che ha attutito il colpo della crisi economica, ovvero la presenza, per vicinanza geografica, della componente pubblica. In Italia, tuttavia, rimane “poca la propensione all’investimento in ICT” e sebbene “la domanda di innovazione e il desiderio di cambiamento siano tangibili“, il nostro rimane un sistema-paese che fa fatica a comprendere che l’innovazione ha un ruolo chiave. La PA non ha più risorse? “La vera sfida delle imprese dell’ICT romano – ha concluso Angelucci – è quella di aggregarsi e andare all’estero“.

 

Più pessimista Augusto Coriglioni, Presidente della Sezione IT della Unione degli industriali e delle imprese di Roma-UIR e Business Development Executive IBM, secondo il quale l’eGov “è un fallimento. Spostiamoci dall’eGov all’open Government“, ha suggerito. Poi ha toccato il punto della bassa qualità in Italia: “Stiamo affondando il Paese per mancanza di qualità e la politica non crede nell’innovazione. Se la PA vuole vedere nell’ICT la possibilità di risparmiare, noi siamo qui, siamo disponibili“.

Paolo Nicolardi, vicepresidente del Gruppo Giovani Industriali della UIR con delega all’innovazione e responsabile relazioni esterne System Data Center, ha parlato del progetto “impatto zero”, soffermandosi anche il progetto “costo zero”, una “provocazione che vogliamo portare avanti come giovani imprenditori“. Se ne discuterà nel corso dell’assemblea dei giovani industriali del prossimo mercoledì 15 dicembre alle 17.30 all’auditorium di via Venero.

 

Mario Cerchia, Presidente del Consorzio Roma Ricerche – CRR, ha spiegato le ragioni dell’ingresso nel Distretto dell’Audiovisivo e dell’ICT: “Le ricerche vengono portate avanti senza essere valorizzate sotto il profilo del ritorno economico, senza essere integrate sul territorio. Ecco perché siamo oggi a fianco del Distretto“.  

L’incontro è stato chiuso dall’analisi pungente di Maurizio Tarquini, Direttore Generale dell’Unione degli industriali e delle Imprese di Roma (UIR). “Da un paio d’anni in Italia copriamo le nostre magagne con la scusa della crisi internazionale, e tutto ciò mentre Francia, Germania e UK continuano a crescere. Le imprese, costrette a tirare la carretta, hanno tenuto botta; la PA e la politica, invece, vivono in un mondo tutto loro, preoccupate del consenso”. Insomma, se l’Italia in questo momento sta camminando, è per merito dei lavoratori e delle imprese. Confindustria, per Tarquini, deve cominciare “ad essere più dura e netta nei confronti della politica“.