Quanto vale l’ultimo miglio? Calabrò ribadisce: ‘Artificiose le stime OLO’. Per IBL, ‘Italia in controtendenza in Europa’

di Alessandra Talarico |

Continua la polemica fra OLO e Calabrò circa l'impatto della misura sui conti degli operatori. 'Artificiose' per Corrado Calabrò, le cifre fornite da questi ultimi.

Italia


Unbundling

Entro il 21 ottobre la Commissione europea dovrà pronunciarsi sullo schema di provvedimento con cui il Garante delle comunicazioni intende aumentare le tariffe per l’utilizzo dell’ “ultimo miglio” telefonico.

In base al provvedimento Agcom, il canone attuale, pari a 8,49 euro/mese (aumentato nel 2009 dell’11% rispetto rispetto al prezzo 2008 di 7,64 euro mese) passerà nel 2010 a 8,70 euro/mese, mentre per gli anni successivi (2011 e 2012) si è deciso di applicare tariffe, rispettivamente di 9,14 e 9,48 euro/mese anziché 9,26 e 9,67 euro al mese.

Sui costi aggiuntivi che ricadranno sulle spalle degli operatori alternativi come conseguenza di queste disposizioni, si è acceso lo scontro tra questi ultimi e l’Agcom: mentre infatti Vodafone, Wind, Fastweb e gli altri OLO hanno calcolato in 1,1 miliardi di euro l’aumento delle tariffe di unbundling. Il dato sembra confermato dalla società di consulenza Copenhagen Economics, secondo cui l’incremento dei costi per gli operatori alternativi varia dai 45 milioni di euro del 2009, ai 70 milioni di quest’anno, ai 125 milioni del 2011, ai 200 milioni del 2013 fino ai 250 milioni a partire dal 2015.

 

L’Autorità, invece, sulla base anche delle cifre fornite da consulenti esterni, ha calcolato che la manovra peserà in tre anni circa 70 milioni di euro. Il presidente Calabrò, nel corso di un’audizione alla Camera ha ribadito oggi che le cifre fornite dagli OLO sono “artificiose”.

La manovra Agcom, ha affermato, “si riferisce a un arco temporale di tre anni (2010-2012) e decorre dal primo maggio 2010. Il calcolo degli Olo – ha concluso  – somma retroattivamente e ultrattivamente gli aumenti, facendoli decorrere dal 2009 e prolungandoli di tre anni rispetto all’anno temporale considerato’.

‘Inoltre – ha aggiunto Calabrò – il calcolo degli operatori considera dati previsionali aleatori, aumentando del 40% le linee in ULL e include solo le poste in aumento (i canoni di unbundling), omettendo l’impatto sul mercato delle sensibili riduzioni dei prezzi di altri servizi di accesso (per esempio bitstream), decisi con lo stesso provvedimento. Non è  questa una corretta lettura della manovra”.

 

Nel Focus “Quanto vale l’ultimo miglio?”, intanto, Massimiliano Trovato, fellow dell’Istituto Bruno Leoni, illustra le conseguenze della decisione.

Innanzitutto, sostiene Trovato, queste cifre sono in contrasto con un trend generalizzato di contrazione delle tariffe in Europa: in Spagna, ad esempio, la Comisiòn de Mercado de las Telecomunicaciones ha approvato lo scorso anno una sensibile decurtazione da 9,92 euro/mese a 7,79 euro/mese; l’Autorità belga è intervenuta ad agosto con una riduzione da 9,29 euro/mese a 7,57 euro/mese. In Austria, la tariffa attualmente in vigore è di 5,87 euro/mese, con un calo di oltre il 46% rispetto ai livelli del 2005, mentre in Olanda la riduzione sul 2005 è del 32%, sino ad un prezzo di 6,52 euro/mese.
L’Italia, dunque, insieme a Grecia, Finlandia e Regno Unito, figura tra i soli quattro paesi dell’Europa a 14 per cui le tariffe dell’unbundling sono aumentate nel periodo 2005-2010. In questi 14 Paesi, infatti, nello stesso arco di tempo, il prezzo medio è calato del 12% (con picchi del -30% in 4 paesi) da 10,15 euro/mese a 8,77 euro/mese.

 

Secondo lo studioso, dietro l’aumento delle tariffe stabilito dall’Agcom, si cela “…la tentazione – costantemente amplificata dalle pressioni politiche – di orientare lo sviluppo del mercato in una direzione particolare, ad esempio riducendo le tariffe di ULL laddove si ritenga la concorrenza sui servizi preferibile a quella sulle infrastrutture, oppure aumentandole quando si creda che la protezione dei margini dell’incumbent abbia un effetto stabilizzante sul settore”.
“Questa cattiva regolamentazione aggiunge all’effetto diretto di adulterazione dei meccanismi economici un effetto secondario forse ancor più rilevante: quello di radicalizzare la fisiologica litigiosità di un settore economico, spostando lo scontro (e l’attenzione degli operatori) dall’arena del mercato a quella delle regole”, ha aggiunto Trovato, secondo cui queste riflessioni assumono un’importanza ancora maggiore in vista della definizione del quadro normativo che regolerà le infrastrutture di nuova generazione.

“Davvero – si chiede Trovato – il modello della rete in rame, incardinato sulla centralità dell’operatore dominante, sulla subordinazione degli operatori alternativi, sulle tariffe regolate, sul conseguente contenzioso, può costituire l’esperienza a cui ispirare la regolamentazione della NGN?”
Non sarebbe preferibile, aggiunge, “un modello in cui le decisioni rilevanti fossero decentrate ad operatori che concorrono su un piano di parità e dove la desiderabilità di strumenti di condivisione delle infrastrutture – certamente ipotizzabile – fosse suggerita e valutata dal mercato?”

Domande difficilmente eludibili – conclude – “…alla luce delle questioni di conoscenza ed interesse che affliggono i regolatori, e di cui la battaglia per le tariffe di unbundling fornisce una dimostrazione lampante”.

 

Scarica il Focus ‘Quanto vale l’ultimo miglio?’ di Massimiliano Trovato