La libertà su Internet. Vincenzo Zeno-Zencovich: ‘Serve un approccio olistico per sostenere il futuro della Rete’

di Cinzia Guadagnuolo |

Al convegno della Fondazione Calamandrei, ampio confronto tra giuristi, accademici, politici, Agcom, scienziati cognitivi e imprenditori.

Italia


Liberta' su Internet – Modelli e regole

Come ha cambiato la nostra vita la Rete? E, soprattutto, come ha cambiato il concetto di libertà individuale? A questa complessa questione ha offerto efficaci spunti di riflessione il convegno “Libertà su Internet – Modelli e regole“, organizzato ieri, al Consiglio nazionale forense a Roma, dalla Fondazione Centro di iniziativa giuridica Piero Calamandrei, che da oltre trent’anni si occupa delle libertà fondamentali e delle intersezioni giuridiche, economiche e sociali dei mezzi di comunicazione di massa, delle nuove tecnologie informatiche e delle telecomunicazioni. All’incontro hanno partecipato Vincenzo Zeno-Zencovich, che si è occupato della relazione introduttiva (leggi la relazione integrale), Maurizio Decina, che ha parlato di “Potenzialità e limiti della Rete”, Carlo Alberto Carnevale Maffè, con “Il modello economico dell’attività sulla Rete”, Francesco Antinucci che si è occupato di “Mente e l’identità digitali”, e Mario Morcellini che è intervenuto su “Comunicazione e comunità in Rete”. Nella seconda parte dell’incontro, durante la tavola rotonda “Alla ricerca di un equilibrio”, moderata da Raffaele Barberio, direttore di Key4biz, sono intervenuti: il magistrato e consigliere istituzionale del ministro Meloni Luigi Bobbio, il  Commissario Agcom Nicola D’Angelo, l’economista Franco Debenedetti, l’onorevole Paolo Gentiloni della Commissione parlamentare Trasporti, Poste e Telecomunicazione e il giurista e professore dell’Università La Sapienza Stefano Rodotà.

 

Per il professore Zeno-Zencovich, occorre rapportarsi alla questione della libertà su Internet con una visione “olistica”: “Nella solida tradizione ottocentesca, che si è tramandata fino ad oggi, le libertà individuali (espressione, corrispondenza, circolazione, riunione, associazione) erano separate fra loro. Nel mondo di Internet queste distinzioni hanno poco senso: chi accede ad Internet si esprime, corrisponde, naviga, si unisce e si riunisce, in forme sempre variabili e lasciate alla scelta individuale“. Dunque riesce “impossibile separare le diverse facoltà, anche perché esse vengono esercitate con lo stesso mezzo, la rete, e nello stesso tempo o in tempi assai ravvicinati“. In definitiva occorre abbandonare questi schemi, e per primo la distinzione fra libertà di manifestazione del pensiero e libertà della corrispondenza, per costruire un modello olistico di libertà. “Costruire una nuova libertà – ha continuato Zeno-Zencovich – implica necessariamente definirne contenuti e limiti, una operazione nella quale molteplici fattori, esigenze, visioni sono  chiamati in gioco“. Il professore di Diritto privato ha infine analizzato diversi livelli di libertà relativi a Internet: libertà di accesso alla Rete, libertà da Internet, le libertà pubbliche sulla Rete, libertà economica su Internet e il concetto di identità digitale.

 

Maurizo Decina, docente di telecomunicazioni al Politecnico di Milano e tra i principali esperti di tlc in Italia, ha tratteggiato, nella sua presentazione come sempre di grandissimo interesse, il quadro di un mondo che si sta evolvendo in maniera velocissima (vai alle slide della presentazione). Un cambiamento che avrà effetti inevitabili anche sulla società: “Così come la stampa di Gutenberg ha creato la borghesia – ha detto Decina – Internet avrà la forza di distruggerla“. Decina si è soffermato anche sullo sviluppo delle reti nel mondo, accennando ai numeri italiani, davvero problematici: “Nella classifica mondiale per sviluppo siamo in linea con le posizioni della Turchia, di Malta e dell’Irlanda“. Infine ha approfondito i limiti della Rete e le sue potenzialità. Tra i limiti ha indicato quelli della privacy, delle frodi e della security, della proprietà intellettuale e del “soliciting minors”; tra le potenzialità, invece, ha indicato il social networking, il semantic web, internet delle cose e l’ambient intelligence.

 

Carlo Alberto Carnevale Maffè ha analizzato i modelli economici delle attività sulla Rete, focalizzandosi sulla pubblicità online, che ha definito un “micromercato dal peso ridicolo“. Sul posizionamento economico in Internet, nello scacchiere mondiale, ha aggiunto: “Il mercato sta andando verso gli Usa, la Cina e l’India; all’Europa restano le briciole, all’Italia le briciole delle briciole“. Inoltre si è soffermato sul concetto di “universal obligation”:  “La domanda di accesso deve essere autenticata e universale e alle nostre azioni deve corrispondere, se necessario, una sanzione, proprio come avviene quando si immette anidride carbonica nell’aria e si inquina; allo stesso modo deve accadere sulla Rete, se un soggetto la inquina“. Internet, ha concluso, dovrebbe essere “l’unica struttura“, eliminando i doppioni: pensiamo ai costi per la Pubblica amministrazione che lascia la possibilità di scelta a un cittadino tra il sistema analogico e quello digitale. 

 

Lo scienziato cognitivo Francesco Antinucci ha analizzato cosa succede alla nostra mente nell’approcciarsi alla Rete. I principi rilevanti che entrano in gioco davanti alla vastità spropositata e alla non strutturazione delle informazioni sono due: la rilevanza e l’affidabilità. Cercare informazioni in Internet è un compito ad alta densità cognitiva, perciò chi più conosce, più è in grado di sfruttare al meglio le informazioni. Ne deriva una considerazione controcorrente, rispetto a quelle che si ascoltano nei consueti dibattiti sul mondo digitale: “Il vero digital devide – ha affermato Antinucci – è quello dell’accesso alle informazioni, e non diminuirà con il tempo ma lo vedremo aumentare”. Se le quantità di informazioni aumentano, ha continuato lo scienziato del Cnr, dovremmo sviluppare strategie di adattamento per un diverso apprendimento e un diverso modo di sfruttare il tempo, come la lettura trasversale o a volo d’uccello. Tra queste strategie è utile anche il web semantico, perché attiva delle inferenze grazie a categorie concettuali.

 

Denso di contenuti e di input anche l’intervento del professore Mario Morcellini che si è occupato, in particolare, di social network. “Avevamo creduto che l’eccesso di informazioni e di contenuti sui media potesse ampliare la conoscenza, ma ci sbagliavamo“. Non solo. “Sebbene aumentino le opportunità fisiche – ha aggiunto Morcellini – i nostri giovani stanno sempre peggio“. Il preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione della Sapienza ha inoltre parlato, in riferimento ai social network, di “crescente individualismo. Il digitale offre tante chance ma al singolare, e crea forme di simulazione dell’azione, camuffate da una partecipazione da spettatore”.

 

La tavola rotonda è stata moderata da Raffaele Barberio, che così ha esordito: “Io renderei minuscola la ‘i’ di Internet, perché è divenuta una parola che fa parte della vita di ogni giorno. Di più: è come l’aria: quando manca ce ne accorgiamo immediatamente“. Ha poi citato cifre e dati da capogiro sugli utenti mondiali del web (oggi sono 1.83 miliardi, la previsione per il 2012 è di 2.10 miliardi). Gli ospiti della sezione hanno apportato ciascuno contributi utili a un ragionamento vasto e trasversale sul futuro della Rete e della libertà sulla Rete.
Stefano Rodotà ha citato come esempio quello del neo premio nobel per la pace all’attivista per i diritti umani Liu Xiaobo per affermare che “la forza dei diritti non si misura sulla forza economica di un Paese“, e ha continuato parlando di cittadinanza digitale come “inscindibile dal diritto di cittadinanza che abbiamo imparato a conoscere. La cittadinanza digitale fa parte del patrimonio di diritti che ognuno si porta dietro“. Si è infine soffermato sui concetti di potere, di privacy e di accesso. Paolo Gentiloni ha parlato di un “rapporto complicato in Italia tra la politica e il sistema dei media, in generale” e di una “sottovalutazione di Internet da parte della classe politica al governo“. Per me, ha aggiunto Gentiloni, “la politica dovrebbe occuparsi del tema dell’accesso come prima garanzia di libertà, di un accesso che sia universale e a velocità sempre maggiori“. Inoltre dovrebbe occuparsi di lotta al digital divide e di nuove reti. Mentre le autorità di garanzia e l’Ue dovrebbero occuparsi di regole e neutralità della Rete. “Siamo l’unico grande paese occidentale – ha concluso – a non avere ancora una sua Agenda digitale“. Luigi Bobbio, Capo di Gabinetto del ministro della Gioventù, ha esordito con una frase decisa: “Ostacolare la crescita di Internet equivale a dichiarare guerra ai nostri figli“. Ha anche parlato di “attacco geriatrico a Internet“, in riferimento a una classe politica “miope” che non può cercare solo il consenso elettorale e tralasciare temi così decisivi, come garantire la libertà dei cittadini in Rete. Un approccio più “imprenditoriale” è quello che ha caratterizzato l’intervento di Franco Debenedetti, già senatore, che oggi siede nei consigli di amministrazione di alcune società, enti e fondazioni.  Il suo intervento si è incentrato sulle politiche di prezzo come unico elemento di scelta online. Nicola D’Angelo, infine, ha portato al tavolo della discussione gli sforzi dell’Agcom di queste ultime settimane: “Abbiamo preso un impegno molto preciso sulle frequenze, ma adesso si tratta di capire cosa vuole fare il Governo, perché è imprescindibile il confronto con il potere politico“. Il tema della regolamentazione, a suo avviso, deve essere affrontato in maniera trasversale. Sulla banda larga ha auspicato un interesse e un coinvolgimento dell’associazione nazionale degli industriali.

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