Dividendo digitale: il Governo austriaco incassa 39,5 mln di euro. Quando l’asta anche in Italia?

di Alessandra Talarico |

Europa


Dividendo digitale

Anche in Austria, lo spettro per la banda larga mobile è andato ai 4 maggiori operatori tlc già attivi sul mercato, che hanno sborsato in totale 39,5 milioni di euro.

All’asta sono andati 140 Mhz di spettro accoppiato e 50 Mhz in spettro non accoppiato nella banda a 2,6 Ghz. Telekom Austria e Hutchison si sono aggiudicati 2 blocchi di spettro da 20MHz accoppiati e un blocco unico di 25Mhz di spettro non accoppiato. A T-Mobile sono andati due slot accoppiati da 20 Mhz e a Orange 2 da 10 Mhz.

 

La base d’asta era di 7,4 milioni di euro e tra gli obblighi in capo agli operatori che hanno partecipato, quello di garantire un velocità di 1Mb in download e di coprire il 25% della popolazione entro dicembre 2013.

 

Un obiettivo ritenuto arduo da raggiungere per gli operatori, che dovranno procedere verso l’LTE più velocemente di quanto forse avrebbero preferito.

In Germania, l’asta per le frequenze 800, 1.800, 2.100 e 2.600 MHz ha fatto incassare al Governo 4,38 miliardi di euro, e Francia, Svizzera e Gran Bretagna si apprestano ad assegnare lo spettro lasciato libero dalla Tv analogica entro 2011, così come faranno anche Austria e Polonia.

 

In Italia, intanto, la situazione è quanto mai incerta: la Commissione europea ha stabilito che, entro il 2013, lo spettro lasciato libero dal passaggio alla Tv digitale dovrà essere assegnato alla banda larga senza fili, ma il Governo aveva inizialmente previsto – con la delibera Agcom 181 del 2009 e poi con il decreto Romani – soltanto il dividendo interno (frequenze alle sole emittenti tv). Col Piano frequenze varato a giugno, l’Autorità ha però fatto un passo avanti, ponendo  maggiore attenzione agli indirizzi comunitari, in base ai quali le frequenze sono destinate a servizi di telecomunicazioni (dividendo digitale esterno) per servizi innovativi quali la banda larga mobile di quarta generazione e prevedendo  di mettere a disposizione di tali servizi le risorse inutilizzate (le cosiddette “white spaces”).

 

Anche l’Italia, dunque, dovrà muoversi verso l’LTE e preparare l’asta per i 2.6 Ghz, come hanno già fatto Danimarca, Olanda, Germania, Svezia e Norvegia.

L’asta dovrebbe essere annunciata a breve: il sottosegretario allo Sviluppo economico Paolo Romani, dopo una certa incertezza dell’esecutivo sulla questione, ha confermato che l’asta va realizzata al più presto con un percorso che vada di pari passo alla semplificazione necessaria con l’avvento della tv digitale e in modo da essere “…il più vantaggiosa possibile per lo Stato”.

 

Senza una programmazione serrata che inglobi i progetti nella fibra ottica e nella banda larga mobile di nuova generazione in un piano di rilancio del sistema-Paese, tuttavia, l’Italia continuerà ad accumulare ulteriore ritardo, negando a cittadini e imprese infrastrutture alla base di tecnologie ormai riconosciute come primarie per lo sviluppo di una vera economia della conoscenza.