NGN e dibattito sulle reti: le architetture e le esperienze di Alcatel-Lucent in Italia e nel mondo. Intervista all’Ad Stefano Lorenzi

di A cura di Alessandra Talarico |

Italia


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Gli ultimi annunci di Alcatel-Lucent sullo scacchiere mondiale confermano che il mercato delle reti di nuova generazione si muove e che la società è fra i suoi principali protagonisti: fornitore di riferimento per l’avvio della grande rete “NBN” australiana, che porterà 100 Mbit/s in otto anni al 90% delle famiglie e uffici del paese, fornitore della rete da 1 Gbit/s a Hong Kong, una miriade di altri progetti nel resto del mondo.E in Italia? Quali le strategie e le opportunità sul mercato nostrano, dove ancora si fatica a trovare la via per l’NGN? Neabbiamo discusso con Stefano Lorenzi, presidente e amministratore delegato di Alcatel-Lucent Italia e VP Central Mediterranean Countries Alcatel-Lucent.

K4B. Allora, queste reti si fanno o non si fanno? In Australia ci si sta muovendo e Alcatel-Lucent è direttamente in prima fila. Prevale l’invidia o la soddisfazione per voi che state in Italia?

Lorenzi. L’Australia è quasi ai nostri antipodi e lo si nota sotto molti aspetti. In effetti, l'”NBN”, che è un’emanazione del governo di Canberra, ha varato un piano da 43 miliardi di dollari australiani e ha scelto Alcatel-Lucent come fornitore iniziale delle tecnologie di rete. Per inciso, nello stesso tempo l’operatore Hong Kong Broadband ha scelto noi per una rete che porta un Gigabit a casa dell’utente. Questo risponde anche ai quesiti che ancor si fanno sull’opportunità di fare investimenti in infrastrutture ad banda ultra larga.

K4B. Per il vero, gli Australiani non sembrano animati da sacro furore e la NBN è nata perché il governo non trovava operatori disposti ad investire.

Lorenzi. Credo che se guardiamo le cose criticamente, il punto sia proprio qui. Fatta eccezione per gli Stati Uniti, che hanno da sempre favorito un mercato con poche regole e molto competitivo, fin dai tempi della guerra tra le compagnie ferroviarie, in tutte le grandi infrastrutture c’è sempre un intervento pubblico. E’ avvenuto per l’elettricità, per le autostrade, nella rete di comunicazione fissa che anche oggi in parte utilizziamo. Anche per la stessa TAV. Non scordiamoci che molte delle privatizzazioni nei vari settori sono avvenute quando c’erano già l’infrastruttura e un modello di business.

K4B. Il momento non sembra dei migliori per fare gli investimenti pubblici, con l’aria che tira….

Lorenzi. Gli investimenti nelle nuove reti a banda ultra larga sono per circa tre quarti di relativi ad infrastrutture passive, tra cui anche scavi e opere civili. La realizzazione dell’infrastruttura passiva è già un’opportunità per dotare il Paese di un asset strategico per la crescita industriale, che crea immediatamente posti di lavoro, direttamente o indirettamente. Credo che gli investimenti per la rete – che peraltro nessuno dice debbano essere coperti dallo Stato – abbiano pertanto anche un forte valore sociale, quindi le istituzioni centrali e locali sono chiamate a giocare un ruolo importante per creare le condizioni perché si realizzino. E anticongiunturale.

K4B. Quando si parla di concorso tra operatori, salta sempre fuori l’incompatibilità tra il modello vicino agli “incumbent” e il modello “Olo”. Per esempio tra le due architetture: punto-punto e punto- multi punto, che si riflette nello schema GPON, e P2P. L’esperienza australiana che v’insegna?

Lorenzi. Se ci pensiamo bene, c’è un pari e patta. Da una parte c’è, la scelta del GPON, leggermente meno costosa, probabilmente più adatta tra l’atro per le grandi distanza del continente. Dall’altra c’è il punto-punto, che dà una maggiore banda e consente di fare facilmente l’unbundling. Se traduciamo questi modelli nel “linguaggio italiano”, dovremmo dire che la prima è vicina alle posizioni di Telecom Italia e la seconda a quella degli OLO.

K4B. P2P vs GPON. Sembra una delle tante diatribe tra gli standard tecnologici: SECAM o PAL, Betamax o VHS. Ci sarà una possibilità d’incontro?

Lorenzi. Come è noto – e come osservano anche documenti ufficiali quali la relazione annuale di Open Access – Telecom Italia è favorevole, in un sistema FTTH che comunque porta la fibra al singolo utente residenziale, ad una soluzione tipo GPON, che di fatto richiede meno numerosità di cavi, soprattutto nel segmento primario della rete di accesso, ma sarebbe disposta a considerare anche un P2P in certe situazioni, dove le esigenze di traffico sono maggiori. Anche reti come quella australiana, che pure sono principalmente di tipo GPON, prevedono soluzioni di questo tipo. I problemi sono tecnici e non solo, perché riguardano chi mette gli apparati ed esercita il controllo della fibra. Credo che alla fine ci dovrà essere un po’ dell’una e dell’altra soluzione, tenendo conto della diversità di aree geografiche, di prospettive di sviluppo dei servizi. E’ importante notare che le due tecnologie possono coesistere, anche all’interno di una stessa area. Fondamentale a questo riguardo sarà avere la presenza di “punti di flessibilità” in rete che permettano a ciascun operatore di installare la tecnologia a lui più congeniale, che sia GPON o punto-punto. La tecnologia non ostacola l’accordo, ma lo favorisce, permettendo lo sviluppo di una rete aperta e compatibile con il modello di business di tutti gli operatori, questa è la soluzione adottata in Francia.

K4B. A proposito, il governo australiano, che è anche il proprietario di NBN, ha accettato di finanziare con 11 miliardi di AUS $ lo switch-off del rame verso la fibra, senza il quale Telstra non avrebbe “sposato” la nuova rete

Lorenzi. E’ chiaro che le posizioni di chi fisicamente ha una rete sono diverse da chi non ce l’ha o ce l’ha solo in parte. E’ pertanto logico che se questa rete ha un valore economico / commerciale, questo valore debba essere in qualche modo riconosciuto.

K4B. Le priorità governative sembrano per il vero altre e anche le Regioni, che sino a qualche settimana fa, sembravano candidate ad una germogliazione di reti dal basso, pare che abbiano altre grane cui pensare.

Lorenzi. La Cassa Depositi e Prestiti ha fatto a suo tempo sapere di essere disposta a partecipare al finanziamento di una rete, purché sia una rete che mette insieme gli operatori e non li contrapponga, cioè è disposta a supportare un progetto paese. Il problema, del resto, è quello del modello di business. Modelli simili si propongono anche per i progetti regionali, dove i fondi delle regioni – tutto sommato – sono previsti soprattutto come catalizzatori di un meccanismo di finanziamento privato più ampio e virtuoso. Ben vengano quindi i piani di banda ultra larga regionali, che – di concerto con gli organi istituzionali – possono puntare a raggiungere in un più breve tempo un accordo sulla project governance e sulle regole che possa poi essere riadattato a livello nazionale.

K4B. Gli operatori sembrano convinti che con i servizi di puro trasporto, o di accesso, non si ripaghino gli investimenti in tempi ragionevoli.

Lorenzi. In effetti, la tendenza è che con i progressi delle tecnologie, i 100 Mbit di domani costeranno quanto o meno del Megabit di ieri. In prospettiva gli operatori stessi dovranno cercare di guadagnare non tanto e non solo sulla connettività veloce, ma su altri servizi che questa rende possibile, dal video al cloud computing.

K4B. Telecom Italia e OLO sarebbero d’accordo in linea di principio su una newco per le opere civili – i cavidotti – ma c’è disaccordo sulla richiesta di Telecom di tener fuori da quest’accordo le 13 città per le quali vi sono già dei piani operativi. Come vedete questo contrasto?

Lorenzi. Le infrastrutture civili sono una parte rilevante del costo, talvolta anche un disturbo per la cittadinanza con le opere di scavo, ma sono anche un elemento fondamentale. Trovare soluzioni che assicurino la maggior efficienza complessiva – tra cui anche la massima condivisione delle infrastrutture passive esistenti di qualunque utilities- sarebbe un vantaggio. Naturalmente è comprensibile che vi siano delle diverse opinioni dal punto di vista competitivo, ma crediamo che laddove la condivisione non sia possibile, sia necessario che queste infrastrutture siano realizzate ove possibile in modo sinergico. Probabilmente si dovrà trovare un qualche compromesso tra le posizioni espresse sin qui. Ricordiamo, per esempio, che la normativa francese, un paese nel quale si è riprodotta una divergenza d’opinioni circa la tipologia della rete un po’ come in Italia, prevede regole diverse di condivisione dell’infrastruttura tecnologicatra aree metropolitane, più a mercato, e aree a bassa densità abitativa, dove è bene ottimizzare le risorse.

K4B. Che cosa può offrire Alcatel-Lucent?

Lorenzi. Siamo l’azienda che più di ogni altra ha contribuito allo sviluppo delle tecnologie delle reti di accesso a banda larga e ultra larga nel mondo ed in Italia. Dai primi modem ADSL alla fine degli anni 90, alla grande diffusione degli apparati ISAM / DSLAM. Nel complesso oggi un accesso a banda larga su tre nel mondo si basa su tecnologie Alcatel-Lucent e in Italia siamo a uno ogni due. Nelle reti ottiche d’accesso abbiamo una posizione di rilievo, con 100 reti FTTH, sia GPON che punto punto. Siamo stati prescelti come fornitore esclusivo per l’avvio della rete NGN in Australia, che è il più grande progetto di questo tipo al mondo.

A Hong Kong è appena partito un servizio che porta un Gigabit/ s a casa dell’utente con le nostre tecnologie e in Cina siamo appena stati selezionati da due dei maggiori operatori, China Mobile e China Telecom per portare soluzioni FTTH per i nuovi servizi in più della metà delle province del paese.

Siamo stati premiati per l’innovazione tecnologia nel settore dall’FTTH Council Europe. In più, abbiamo una competenza seconda a nessuno nel campo di piattaforme di rete che abilitano uno sviluppo potenziato dei servizi OTT, Over The Top, con il preciso obiettivo di aiutare i nostri clienti operatori a valorizzare al meglio gli investimenti in infrastrutture.