Digitale terrestre: le Assemblee legislative delle regioni e delle province autonome d’Italia chiedono un incontro all’Agcom

di Antonietta Bruno |

Italia


Telecomando digitale

La regione Sardegna chiede all’Agcom il ritiro del provvedimento con cui si escludono le tv locali dai primi nove canali del telecomando della televisione digitale. A deciderlo la Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province Autonome d’Italia che si sono ritrovati nella mattinata di oggi, tutti attorno ad un tavolo per discutere gli effetti, negativi soprattutto, del provvedimento varato dall’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni.

 

Un voto unanime alla mozione presentata dal presidente del Consiglio regionale della Sardegna Claudia Lombardo, e attraverso il quale tutti i massimi rappresentanti degli enti regione d’Italia, hanno chiesto un incontro urgente con l’Authority.

“Il voto che ha trovato l’accordo di tutti i presidenti delle Assemblee regionali d’Italia – ha spiegato il vicepresidente del Consiglio regionale Michele Cossache vuole sottolineare come ancora una volta la consapevolezza da parte delle istituzioni sull’importanza dell’esistenza dell’emittenza locale su tutto il territorio italiano. Le Assemblee regionali hanno deciso di assumere un ruolo da protagonista in questa triste vicenda – ha aggiunto Cossa – perché non possono assistere impotenti a quello che di fatto, dopo la decisione dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, potrebbe essere il primo atto di un processo di smantellamento delle piccole emittenti sparse sul territorio”.

 

Timore questo, evidenziato non solo dalla regione Sardegna che già a poche ore dalla decisione dell’Agcom sul nuovo ordinamento nazionale dei canali (Lcn), peraltro già nell’aria dallo scorso 8 di luglio, si era fatta avanti manifestando il proprio disaccordo assieme a molti altri enti che avevano sollevato obiezioni definendo il provvedimento uno “sgarbo istituzionale” e anticipato di ricorrere al Tar.

 

E questo nonostante la ‘giustificazione’ da parte dell’autorità competente che in merito alla delicata questione aveva affermato che nel definire il piano di numerazione automatica si era doverosamente attenuta ai criteri stabiliti dalla legge (Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, Dlgs 44/2010) e che prevedono la garanzia della semplicità d’uso del sistema di ordinamento automatico dei canali; il rispetto delle abitudini e preferenze degli utenti, con particolare riferimento ai canali generalisti nazionali e alle emittenti locali; la suddivisione delle numerazioni dei canali a diffusione nazionale sulla base del criterio della programmazione prevalente, in relazione ai seguenti generi di programmazione. 

 

E mentre si attendono gli esiti dei ricorsi e le date per gli incontri richiesti, il piano nazionale delle frequenze resta invariato. I numeri da 1 a 9 e a partire dal numero 20 del primo arco di numerazione; alle emittenti locali: i numeri da 10 a 19 e da 71 alla fine del primo arco di numerazione; alle emittenti locali sono stati inoltre assegnati: i medesimi blocchi attribuiti con riferimento al primo arco di numerazione anche per il secondo e terzo arco di numerazione, nonché tutto il settimo arco di numerazione (700-800); ai canali digitali terrestri a diffusione nazionale in chiaro sono attribuiti i numeri fino a 70 del primo arco di numerazione, suddivisi nei seguenti generi di programmazione: semigeneralisti, bambini e ragazzi, informazione, cultura, sport, musica, televendite; ai servizi di media audiovisivi a pagamento sono riservati il quarto e quinto arco di numerazione.