Digitale terrestre: l’Agcom vara nuovo ordinamento dei canali, ma i malumori crescono e in molti annunciano ricorsi al Tar

di Antonietta Bruno |

Italia


Digitale terrestre

A meno di ventiquattro ore dall’approvazione della risoluzione bipartisan unitaria approvata dalla Commissione Trasporti alla camera per tutelare il posizionamento delle tv regionali nella sintonia automatica del telecomando, arriva anche l’attesa decisione dell’Autorità garante delle comunicazioni che ha finalmente deliberato sul nuovo ordinamento nazionale dei canali (Lcn) dopo il passaggio dalla tv analogica a quella digitale.

Nell’ultima seduta, il Consiglio dell’Authority presieduto da Corrado Calabrò ha formalizzato la decisione già assunta nella riunione dell’8 luglio sul piano di numerazione automatica dei canali (LCN) della televisione digitale terrestre.

Il piano, che ha valenza su tutto il territorio nazionale, e comporta l’individuazione di un range di numerazione per categoria di programmi (canali generalisti nazionali, canali locali, canali a diffusione nazionale suddivisi per generi di programmazione) ha assegnato ai canali generalisti nazionali: i numeri da 1 a 9 e a partire dal numero 20 del primo arco di numerazione; alle emittenti locali: i numeri da 10 a 19 e da 71 alla fine del primo arco di numerazione; alle emittenti locali sono stati inoltre assegnati: i medesimi blocchi attribuiti con riferimento al primo arco di numerazione anche per il secondo e terzo arco di numerazione, nonché tutto il settimo arco di numerazione (700-800); ai canali digitali terrestri a diffusione nazionale in chiaro sono attribuiti i numeri fino a 70 del primo arco di numerazione, suddivisi nei seguenti generi di programmazione: semigeneralisti, bambini e ragazzi, informazione, cultura, sport, musica, televendite; ai servizi di media audiovisivi a pagamento sono riservati il quarto e quinto arco di numerazione.


“Nel definire il piano di numerazione automatica
– si legge in una nota diramata dall’Agcom – l’Autorità garante si è attenuta doverosamente ai criteri stabiliti dalla legge (Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, Dlgs 44/2010) che prevedono la garanzia della semplicità d’uso del sistema di ordinamento automatico dei canali; il rispetto delle abitudini e preferenze degli utenti, con particolare riferimento ai canali generalisti nazionali e alle emittenti locali; la suddivisione delle numerazioni dei canali a diffusione nazionale sulla base del criterio della programmazione prevalente, in relazione ai seguenti generi di programmazione: semigeneralisti, bambini e ragazzi, informazione, cultura, sport, musica, televendite e l’individuazione di numerazioni specifiche per i servizi di media audiovisivi a pagamento”.
 

Una decisione il cui esito era nell’aria, e che ha aumentato i malumori degli addetti ai lavori. Peraltro, nel corso dell’approvazione, non ha neppure ottenuto l’auspicato consenso unanime. A votare contro, il commissario dell’Authority Enzo Savarese mentre ad astenersi dalle operazione di voto, il collega Gianluigi Magri.

Né tantomeno, l’Autorità, più volte criticata negli ultimi mesi circa “l’iniquità proposta di riordino dei canali” ha tenuto in considerazione le precedenti risoluzioni proposte sul caso e approvate all’unanimità. A partire da quella risalente allo scorso 22 aprile che ha incontrato il parere favorevole della Commissione Informazione.

Ne consegue, la grande delusione degli addetti ai lavori che reclamano diritti e annunciano opposizione ed eventualmente, anche ricorsi al Tar. Ad affermarlo, il presidente della Commissione informazione del Consiglio regionale della Sardegna Silvestro Ladu (pdl) che ritiene la decisione dell’Agcom uno sgarbo istituzionale”. “Esprimo profonda indignazione per una decisione che sembra calata dall’alto e che non tiene conto delle effettive esigenze del territorio – ha detto Ladu – le nostre realtà locali hanno il diritto di essere salvaguardate e tutelate nei confronti dei gruppi editoriali più forti, in un’ottica di pluralismo e di salvaguardia occupazionale”.

 

Non meno preoccupato, l’Ordine dei giornalisti del Veneto che nella mattinata ha scritto al Viceministro con delega alle Comunicazioni Paolo Romani e al presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Corrado Calabrò, esprimendo preoccupazione di fronte al Piano nazionale di assegnazione delle frequenze (Pnaf) per il digitale terrestre già approvato il 3 giugno scorso.

“Il piano così pensato – si legge in una nota stampa – privilegia l’emittenza nazionale a scapito delle televisioni locali risultando essere, pertanto, in netto contrasto con quanto previsto dalla legge 249/97, (Istituzione dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e norme sui sistemi delle telecomunicazioni e radiotelevisivo) né garantisce all’emittenza locale la quota prevista delle frequenze, pari ad un terzo di quelle disponibili”.

 

“Il piano di assegnazione, così come ipotizzato dall’Agcom – continua la nota – mette gravemente a rischio innanzitutto il pluralismo dell’informazione nel Veneto e il diritto dei cittadini della regione ad essere informati in maniera completa, nonché la sopravvivenza di numerose aziende editoriali, e con esse, il futuro di centinaia di posti di lavoro e un patrimonio di professionalità giornalistica che garantisce quotidianamente un’informazione di qualità al servizio dei cittadini, così come dimostrano gli alti ascolti registrati dall’emittenza locale. Per tale ragione, l’Ordine dei giornalisti del Veneto ha sollecitato una revisione del Pnaf che, nel rispetto della legge, tenga conto delle esigenze della realtà televisiva locale del Veneto, alla quale devono essere garantite le necessarie frequenze per poter proseguire l’attività, in particolare sul fronte dell’informazione. Della questione è stato investito anche l’Ordine nazionale dei giornalisti affinché possa assumere tutte le iniziative del caso”.

 

Iniziative, che come dicevamo, possono anche sfociare il ricorsi ai tribunali amministrativi regionali. Sarebbe questo, infatti, l’orientamento dei principali editori televisivi del Veneto che continuano a protestare contro il Piano di assegnazione delle frequenze sostenendo che “così come strutturato, viola gravemente diritti delle tv locali, soprattutto per le emittenti locali della fascia Adriatica e del Nord est”. Su queste basi e al fine di ottenere l’annullamento del Pnaf, “non è escluso il coinvolgimento del Tar”.

 

Intanto, sempre per fare maggiore chiarezza sulla vicenda ed in modo particolare sull’assegnazione delle frequenze del digitale terrestre alle emittenti locali del Nordest che in queste ultime settimane si sono mobilitate per trovare una soluzione alla decisione dell’Agcom di assegnare frequenze residuali alle tv dell’area, attingendo in caso alle frequenze di Slovenia e Croazia in vista del passaggio dal segnale analogico a quello digitale in programma a partire dal 20 di ottobre prossimo, il ministro degli Esteri Franco Frattini, dovrebbe incontrarsi, nelle prossime ore, il viceministro Paolo Romani. Ad annunciarlo, lo stesso titolare della Farnesina. “Parlerò con il viceministro, responsabile in questa materia, per essere meglio informato della voce degli uni e degli altri, e in questo caso – ha detto concluso – anche del governo”.