NGN: gli operatori alternativi presentano il piano alla Ue e premono per rete unica. Bernabè ribadisce, ‘Abbiamo importante progetto di rilancio’

di Alessandra Talarico |

Europa


Franco Bernabè

Fastweb, Vodafone e Wind hanno presentato al Commissario Ue per l’Agenda digitale, Neelie Kroes, il progetto “2010: Fibra per l’Italia“, per la realizzazione di una rete in fibra ottica che andrà a coprire 15 città entro i prossimi 5 anni.

Stefano Parisi (Fastweb), Paolo Bertoluzzo (Vodafone Italia) e Luigi Gubitosi (Wind) hanno illustrato alla Kroes i dettagli del progetto, ma hanno ribadito la necessità di sviluppare un progetto comune con Telecom Italia, che ha presentato nei giorni scorsi il proprio piano di investimenti, col quale prevede di raggiungere entro il 2018 il 50% della popolazione italiana con la banda ultralarga in fibra ottica. Una cosa ‘positiva’, hanno sottolineato i tre manager, che pure hanno affermato che ora Telecom Italia dovrebbe presentare il piano al tavolo di confronto col governo, che è stato convocato per la prossima settimana.

Il piano ‘alternativo’ prevede invece una prima fase in cui verranno investiti 2,5 miliardi di euro per coprire entro i prossimi 5 anni 15 grandi città per un totale di 10 milioni di persone. La seconda fase prevede investimenti di 8,5 miliardi di euro per coprire le città con più di 20 mila abitanti, raggiungendo così il 50% circa della popolazione italiana.

Il piano ‘2010: Fibra per l’Italia’, hanno spiegato i tre manager, si inserisce “coerentemente” negli obiettivi strategici posti dalla Ue sullo sviluppo della banda larga e anche nel contesto italiano, caratterizzato da una scarsa penetrazione della banda larga e da una rete in rame inefficiente, che causa un continuo aumento dei prezzi all’ingrosso, generando una notevole contrazione dei margini degli operatori alternativi, con la conseguente riduzione della capacità di investimento da parte degli OLO. Mentre l’Agcom ha ribadito la necessità e la volontà di stabilire regole “certe e chiare” per far partire gli investimenti.

“E’ indispensabile – hanno spiegato – che si avvii una nuova fase di investimenti per lo sviluppo della rete in fibra in modo di rispondere al crescente uso della rete e così contribuire alla crescita e all’efficienza del sistema economico italiano”.

Sulla rete NGN, intanto, è tornato anche l’Ad di Telecom Italia, Franco Bernabè, per sottolineare che il suo gruppo ha “piani precisi e ambiziosi” per il rilancio delle telecomunicazioni, progetti che sono “cose diverse dagli esercizi di pubbliche relazioni”.

Bernabè, che aveva ribadito nei giorni scorsi la volontà del gruppo italiano di proseguire per la sua strada nonostante gli appelli al coinvestimento dei concorrenti, ha affermato che c’è differenza tra “fare dichiarazioni e fare un piano”. Per le prime ci vuole poco, per il secondo molto di più: “…ci vogliono le persone, la dedizione e l’entusiasmo. Noi – ha aggiunto – guardiamo soprattutto al fattore umano e vogliamo che tutti quelli che lavorano in questa azienda, da me a tutti quanti collaborano, siano consapevoli e coinvolti in un progetto importante di rilancio delle infrastrutture”.

Di fronte alla possibilità di prendere parte al progetto lanciato da Fastweb, Vodafone e Wind, Bernabè aveva risposto in maniera molto secca – “Sappiamo che esiste un piano alternativo, ma noi andiamo avanti col nostro piano” – nonostante sia l’Agcom che il sottosegretario allo sviluppo economico Paolo Romani avessero auspicato una posizione più conciliante da parte dell’operatore storico, cui fa capo la rete in rame.

Il piano di Telecom Italia prevede investimenti per 7 miliardi di euro per le infrastrutture di rete e l’information technology, mentre per il 2016 verranno investiti altri 6 miliardi per la banda ultralarga.

A margine della presentazione della nuova sede di Telecontact Center a Napoli, Bernabè ha quindi parlato della situazione di Telecom Italia, che è “…un’azienda che vive nel mercato e dal mercato” e, come tale, deve affrontare una competizione sempre più serrata.

“Da più di dieci anni – ha affermato – non ci sono più sconti né tutele per il fatto di essere un monopolio. La concorrenza ci fa bene, ci rafforza, ci dà stimolo a crescere e a fare sempre meglio ma – ha concluso – significa anche sacrifici e difficoltà”.