Dopo la morte di un ventunenne, scatta in Francia l’allarme ‘Facebook aperitif’. Anche dall’Italia proposte per contrastare il fenomeno

di Antonietta Bruno |

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Guerra ai “Facebook aperitif”. Dopo la tragica morte di un ventunenne a Nantes, deceduto cadendo da un ponte e trovato con 2,40 grammi di alcool nel sangue, a seguito di uno dei tanti incontri tra giovani organizzati tramite social network e ravvivati con “aperitivi giganti”, scatta in Francia l’allarme contro le feste a base di bevande alcoliche.

Una giornata festosa finita in tragedia e che ha mobilitato l’intera popolazione tant’è che il primo cittadino di Nantes, Jean-Marc Ayraul, appellandosi al governo del Paese, ha invocato severi controlli per prevenire l’organizzazione di alcol-party. Cosa che è immediatamente avvenuta tant’è che per domenica prossima, per l’appuntamento parigino ai piedi della Tour Eiffel e che prevede una partecipazione fino a 50.000 persone, la prefettura del Paese ha aperto una pagina Facebook per mettere in guardia contro i ‘gravi rischi legati alla gestione della folla’.

 

Altro provvedimento è prontamente arrivato dalla prefettura dell’Alta Savoia  che ha annullato i due aperitivi di massa previsti ad Annecy e a Chambery, nel sud della Francia. Provvedimento non del tutto condiviso dalla segretaria di Stato allo Sviluppo dell’economia digitale Nathalie Kosciusko-Morizet, che pur dicendosi contraria ad un ‘divieto sistematico’ dei maxi aperitivi, ha lanciato sulle onde di ‘Europe 1’ un appello ‘alla responsabilità’ degli organizzatori. Nel contempo, anche il ministro degli Interni Brice Hortefeux, accogliendo le istanze dell’esponente politico Jean-Marc Ayrault che ha sottolineando come in seguito al “Facebook aperitif” si siano scatenati disordini e violenze culminati nell’arresto di 41 persone, ha annunciato per la prossima settimana, una riunione di lavoro per regolamentare il fenomeno che sta ormai dilagando in tutto il Paese.

 

Il problema però, non è circoscritto e il fenomeno “facebook”, peraltro già nell’occhio del ciclone per avere reso pubblici i dati personali degli utenti senza chiedere il consenso degli stessi, e per questo contravvenendo alle leggi vigenti in materia di privacy, riguarda giovani e adulti di tutti il mondo. Tant’è che non si tiene fuori neppure l’Italia che sul caso registra persino l’intervento del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. “Non so navigare – ha dichiarato per voce del suo consulente internet Antonio Palmieri – ma capisco fino in fondo le potenzialità della rete“. Da qui l’idea di parlare direttamente alla gente, e dopo una sua prima esperienza sulle pagine del ‘Giornale.it‘, il presidente del Consiglio ha annunciato che già a partire dal prossimo mese, una sua pagina sarà disponibile su Facebook. “Ci siamo dati queste quattro settimane – ha spiegato – perché stiamo studiando la rete sociale di Barack Obama e quella di Nicolas Sarkozy. Siamo un po’ secchioni e abbiamo anche analizzato nei dettagli la campagna elettorale fatta su Facebook dal nuovo primo ministro britannico David Cameron e dal suo alleato Nick Clegg”.

 

“Berlusconi ci ha chiesto che fosse la gente a intervistarlo – ha detto Palmieri – Noi abbiamo aperto un spazio sul sito e in trentasei ore ci sono arrivate 8.703 domande. Ne abbiamo selezionate una ventina, ma la novità è enorme: è la prima volta nella storia politica che un premier si fa intervistare dal popolo”. Una prima offensiva mediatica, se vogliamo, che contribuisce a mantenere alta l’attenzione già rivolta verso il più diffuso social network.

 

Facebook in questo periodo è al centro di diverse polemiche e osservato anche dalle associazioni a difesa della privacy per via degli attacchi informatici sferrati ai danni dei suoi utenti. L’azienda però non ci sta e annuncia nuovi strumenti per proteggere i suoi affiliati dal phishing e da altre frodi online.

“Già testate nelle scorse settimane – ha spiegato l’ingegnere software Lev Popov sul blog del social network – le nuove funzioni sono pensate per consentire agli utenti di monitorare qualsiasi attività ‘sospetta’ attraverso i propri account”.

 

Una delle misure introdotte, ad esempio, invita gli iscritti ad ‘approvare’ l’accesso a Facebook da un determinato terminale, pc o cellulare, e ogni volta che si tenta il log-in da un dispositivo ‘non approvato’, all’utente arriva una notifica, via mail o sms, che chiede di confermare se quell’accesso è legittimo oppure no. In caso di accesso non richiesto da parte di terzi l’utente può reimpostare la sua password. Questa opzione, attivabile nelle impostazioni del proprio account, dovrebbe ridurre il rischio di intrusioni esterne. Per arginare eventuali accessi sospetti, Facebook potrà inoltre chiedere di indicare altri dati personali come la data di nascita oppure l’identificazione di un amico ‘taggato’ in una foto. Gli amministratori del social network potrebbero agire in questo modo in caso di accessi multipli, simultanei, da diverse parti del globo per lo stesso profilo: tutti elementi che indicano un’attività fraudolenta. Gli utenti, potranno a loro volta, sempre controllare da dove è stato effettuato l’ultimo accesso con le proprie credenziali. Alcune di queste opzioni sono già attive, mentre altre sono in fase di test e saranno lanciate nelle prossime settimane.