Telecom Italia: 70 mln in più dall’aumento delle tariffe unbundling, mentre i sindacati promettono battaglia contro la ristrutturazione

di Alessandra Talarico |

Il 29 aprile a Rozzano manifestazione Slc/Cgil contro un piano che 'penalizza i lavoratori e mortifica settori strategici'.

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Franco Bernabè

Mentre le banche d’affari cominciano a fare i conti in tasca a Telecom Italia sulla base dell’aumento delle tariffe di unbundling, la società ha comunicato ieri ai sindacati il taglio di altri 4.522 posti di lavoro, in aggiunta alle ‘efficienze’ già previste per il periodo 2010-2012 (2.300 “risorse”, al netto delle riduzioni già operate nella fase iniziale del 2010).

 

Nei giorni scorsi, l’Agcom ha avviato una consultazione pubblica sulle tariffe di unbundling – cioè le tariffe che gli operatori devono pagare a Telecom Italia per l’utilizzo della rete – che aumenteranno progressivamente: 8,70 euro/mese dal 1° maggio 2010, 9,26 euro/mese dal 1° gennaio 2011 e 9,67 euro/mese dal 1° gennaio 2012.

Grazie all’aumento dei costi di unbundling, i margini di Telecom Italia aumenteranno di circa 70 milioni di euro.

Secondo il quotidiano Milano Finanza, i concorrenti dell’operatore sono pronti a far sentire la loro voce, anche contro la decisione Agcom di modificare il meccanismo di calcolo delle tariffe: non più un sistema a costi storici ma un sistema a costi incrementali.

 

L’aumento delle tariffe dovrebbe servire, secondo quanto auspicato dal presidente Agcom Corrado Calabrò, a migliorare la qualità della rete e ad accelerare la realizzazione dell’infrastruttura di nuova generazione per recuperare il gap digitale dell’Italia.

 

Chissà come verrà recuperato questo gap, ci si chiede, se sempre più famiglie si ritroveranno senza reddito: ancora una volta, infatti, la corsa alla competitività passa attraverso nuovi licenziamenti.

Con l’aggiornamento del piano industriale 2010/2012, si arriva infatti, secondo il Segretario Generale Slc/Cgil Emilio Miceli, a un totale “di 6.800 nuovi esuberi”, me se si prende in esame il quinquennio 2008/2012, “si arriva a 13.000 esuberi complessivi, pari al 20% dei lavoratori dell’azienda in Italia”.

 

Si tratta, insomma, ancora una volta, di un piano finanziario e non industriale, che penalizza i lavoratori per far felici gli azionisti: in occasione della pubblicazione del bilancio 2009, infatti, il Cda ha proposto un dividendo di 5 centesimi ad azione per ciascuna azione ordinaria e di 6,1 euro cent per ciascuna azione di risparmio e ha assicurato che dall’anno prossimo la politica di riduzione dell’indebitamento permetterà “di proporre un dividendo in aumento”.

Un atteggiamento definito ‘insopportabile’ dai sindacati, soprattutto se si pensa che nel 2009 il compenso dell’amministratore delegato franco Bernabè è cresciuto del 75% a 3,4 milioni di euro.

 

“…La cosa più insopportabile – ha affermato Emilio Miceliè che l’obiettivo è quello di poter giungere ad un aumento del dividendo e alla riduzione del debito di 5 miliardi: nessun cliente in più, nessun piano di rilancio, nessun investimento per innovare”.

“Davvero preoccupante” la questione dei licenziamenti per il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, secondo cui prima di “azzardare esuberi”, la società avrebbe dovuto presentare un piano industriale. Di esuberi, ha affermato Bonanni, si dovrebbe discutere “…solo a valle di un’analisi e di una contrattazione puntuale sul piano industriale”. Il vero problema, ha continuato il segretario Cisl, è “…che l’Azienda non fa investimenti dall’inizio del mondo cioè da quando l’hanno voluta privatizzare”.
  

La Slc/Cgil, da canto suo, ha organizzato per il 29 Aprile  a Rozzano – dove si terrà quello stesso giorno l’assemblea dei soci – una manifestazione di protesta contro un piano che “…taglia investimenti, scarica sui lavoratori le strategie esclusivamente finanziare del management e continua a mortificare settori strategici come l’informatica, la rete ed i customer”.
A quanto pare, però, anche il confronto fra le rappresentanze sindacali sarà difficile: Bonanni, se pur indirettamente, ha infatti criticato le parole del collega della Cgil, affermando che sbaglia “…chi fa allarmismo perché così facendo mette il carro davanti ai buoi”.