Digitale terrestre: in vista dello switch-off, necessario che le Tv locali ripensino il proprio ruolo. Presto dall’Agcom le regole LCN

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“Il passaggio al digitale terrestre, ma più in generale le trasformazioni tecnologiche che investono, e ancor più investiranno nei prossimi anni il mezzo che siamo abituati a chiamare televisione, impongono alle tv locali di ripensare il proprio ruolo”. E’ quanto ha dichiarato il presidente del Corecom Lazio, Francesco Soro, nel corso del convegno “Il Futuro dell’industria televisiva nel Lazio” organizzato dal Corecom Lazio e svoltosi a Roma.

 

Per Sorto, si tratta di una sfida appassionante, sebbene i rischi siano molti. Soprattutto perché questa trasformazione avviene in una fase di profonda crisi economica.

 

Come spiega una nota del Corecom Lazio, Soro ha auspicato “coraggio e lungimiranza da parte degli imprenditori televisivi della regione’‘, e ha chiesto a entrambi gli schieramenti politici che si candidano a guidare il Lazio di prestare attenzione a questo importante settore produttivo.

Parliamo – ha affermato – di un segmento industriale che non solo impiega migliaia di lavoratori e produce un fatturato di decine di milioni di euro ma è soprattutto un settore che, in particolare fuori da Roma, contribuisce a informare i cittadini e dare visibilità a territori tagliati fuori dai grandi circuiti mediatici’.

 

All’incontro hanno partecipato il membro dell’Agcom, Enzo Savarese, che ha riconosciuto il Corecom Lazio come uno tra i comitati regionali più virtuosi: “Sta rispondendo molto bene all’incremento di attività conseguente alle nuove deleghe conferite”.

Infine, Savarese ha annunciato che nei prossimi giorni il Consiglio dell’Autorità definirà le regole del cosiddetto LCN, vale a dire il posizionamento delle emittenti sul telecomando.

 

Giorgio Gori, presidente di Magnolia, ha sottolineato come “troppo spesso i palinsesti siano di qualità non eccelsa, fatti di televendite e prodotti scadenti. Occorre lavorare sulla qualità dei contenuti, in modo da consentire al mercato di fare selezione e ridurre il numero delle emittenti laziali, perché obiettivamente 53 sono troppe. Dal punto di vista dell’occupazione, non c’è da temere poiché lo scenario attuale e futuro offrono maggiori opportunità rispetto al passato e la tecnologia può aiutare ad abbattere i costi“.

 

Carlotta Ventura, Media and Sponsorship Manager Telecom Italia, ha invece evidenziato come “l’imminente arrivo della Iptv complicherà ulteriormente lo scenario. La quota pubblicitaria per le tv locali, già in discesa oggi, andrà sempre più calando e per questo le tv locali dovrebbero ‘verticalizzare’ i propri contenuti, concentrandosi sulle news e sull’informazione più pertinente al territorio di riferimento’.

Per Filippo Rebecchini, presidente Frt, ci sono troppe tv locali e molte sono poco collegate al territorio.

“La qualità dei programmi è assolutamente da migliorare e c’è un problema di concorrenza, messo in tutta evidenza dal contenzioso aperto sulla numerazione, il cosiddetto Lcn. Concorrenza aggravata nel Lazio dal fatto che ciò che accade a Roma è spesso oggetto dell’attenzione dei tg nazionali”.

 

Dal canto suo, Marco Rossignoli, presidente Aeranti-Corallo, ha espresso grande preoccupazione per il futuro delle tv locali e ha avanzato tre richieste ai futuri governanti della Regione Lazio: “In primo luogo, pubblicare un bando anche con contributi europei che premi l’innovazione tecnologica delle emittenti in secondo luogo, non sovrapporsi alla normativa nazionale; infine, semplificare le procedure burocratiche e i vincoli legati alle frequenze e alle antenne: esiste già un catasto nazionale delle frequenze ed è inutile crearne uno regionale”.

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