Privacy. I Garanti Ue: ‘Innovare le regole per rendere più effettivo diritto alla protezione dei dati’

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Unione Europea


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Il Gruppo dei Garanti europei (Gruppo “Articolo 29″ ) e il Gruppo di lavoro “polizia e giustizia” (Working Party on Police and Justice), presieduto da Francesco Pizzetti, presidente dell’Autorità italiana, hanno messo a punto congiuntamente un documento per rispondere alla consultazione pubblica che la Commissione europea ha aperto lo scorso anno sul futuro della protezione dei dati.

 

Nell’ambito della consultazione, la Ue chiede alle parti interessate il loro parere sulle sfide per la tutela dei dati personali, in particolare alla luce delle nuove tecnologie e della globalizzazione.

 

Secondo le Autorità europee per la protezione dei dati, l’impianto normativo di base assicurato dalla Direttiva del 1995 resta valido. E’ tuttavia auspicabile che il legislatore europeo introduca alcune innovazioni e modifiche per rendere ancora più effettivo il diritto fondamentale alla protezione dei dati, ormai parte integrante del Trattato di Lisbona.

 

Secondo le Autorità garanti è necessario che i diritti di cui godono gli interessati siano esercitabili in modo semplice ed efficace, facilitando l’accesso a rimedi di natura giudiziaria (ad esempio attraverso l’introduzione di “class action”) e favorendo il ricorso a sistemi alternativi per la risoluzione delle controversie. I Garanti europei propongono anche l’introduzione dell’obbligo giuridico per chi tratta i dati  di dimostrare di avere adottato tutte le misure previste dalla legge, trasformando la protezione dei dati in un elemento intrinseco e portante dell’organizzazione interna. Più in generale, i Garanti ritengono necessario che i principi alla base della Direttiva 95/46 e di tutte le direttive ad essa connesse (come la direttiva e-privacy, la n.2002/58) divengano parte integrante delle tecnologie secondo un approccio detto comunemente di “privacy by design“.

 

Largo spazio viene dedicato nel documento alle attività di cooperazione fra le Autorità di protezione dati, con particolare riguardo alle “sfide” che attendono la protezione dati nell’area del cosiddetto “Terzo pilastro”. In questi ultimi anni, la cooperazione in materia giudiziaria e di polizia ha visto un incredibile potenziamento degli strumenti giuridici e tecnici finalizzati a consentire scambi di dati ed intelligence sempre più pervasivi ed estesi, senza che a ciò si accompagnasse un ripensamento ed un’armonizzazione degli strumenti e delle norme a tutela della sfera privata dei cittadini.

 

Su questo punto i Garanti Ue chiedono ai legislatori europei e nazionali di invertire la tendenza, sviluppando un quadro giuridico uniforme, come previsto del resto anche nel “programma di Stoccolma” presentato dal Consiglio europeo dello scorso dicembre, in modo da muoversi nell’ottica del Trattato di Lisbona.

 

Il contributo disponibile sul sito del Gruppo Articolo 29.

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