Privacy: CView sorvegliato speciale. La Ue ancora contro la Gran Bretagna per l’uso massiccio di software per monitorare internet

di Alessandra Talarico |

Europa


Monitoraggi internet

Mentre l’Europa si prepara a celebrare la giornata della protezione dei dati, per sensibilizzare consumatori e istituzioni sull’importanza di tutelare le informazioni personali nell’era digitale, la Commissione ha avviato il monitoraggio del software CView, nato dalle ceneri del già contestatissimo Phorm, utilizzato da Virgin Media per analizzare il livello di utilizzo dei sistemi di file-sharing nel Regno Unito.

 

La Commissione ha fatto sapere che si occuperà del monitoraggio dell’utilizzo di CView, in seguito al ricorso dell’associazione Privacy International secondo cui la tecnologia violerebbe le leggi britanniche.

Il software, prodotto da Detica, utilizza lo stesso sistema usato dalla controversa tecnologia di advertising comportamentale nota come Phorm, che si basa sull’analisi costante della navigazione internet al fine di determinare gli interessi degli utenti e realizzare annunci pubblicitari mirati ai loro gusti e ai loro interessi.

Allo stesso modo, basandosi sulla cosiddetta deep packet inspection, CView è in grado di identificare i nomi dei file scambiati dagli utenti, permettendo di scoprire se un contenuto è legale o meno.

 

Secondo Alexander Hanff di Privacy International, l’uso di Cview viola il Regulation of Investigatory Powers Act (Ripa), secondo cui “l’intercettazione delle comunicazioni è un reato penale, indipendentemente da quello che si fa con i dati”.

 

Anche l’uso di Phorm, infatti, è stato ‘congelato’ dalla Commissione europea, che, ad aprile 2009, ha avviato un procedimento di infrazione contro il Regno Unito a causa di diversi “problemi relativi all’applicazione delle norme europee in materia di ePrivacy e tutela dei dati personali”, dopo aver scritto più volte alle autorità britanniche per chiedere informazioni in merito all’uso di Phorm, giungendo alla conclusione che le norme comunitarie in materia di riservatezza delle comunicazioni nel Regno Unito pongono “dei problemi strutturali”.

 

BT ha deciso quindi di rinunciare all’uso di Phorm dopo aver ammesso di aver usato la tecnologia in via sperimentale nel 2006 senza informare gli utenti, molti dei quali si sono poi rivolti alle Autorità.

 

“Vogliamo capire – ha spiegato Virgin Media – cosa possiamo fare per ridurre la condivisione illegale di contenuti e questo software ci permetterà di stabilire la percentuale di file illegali scambiati in rete”.

A novembre dello scorso anno, Virgin Media ha annunciato che avrebbe avviato le sperimentazioni di CView, sottoponendo al monitoraggio il 40% circa degli utenti, ovviamente a loro insaputa.

Il portavoce della società ha quindi confermato che sarebbe molto semplice in questo modo rintracciare l’indirizzo IP degli utenti che scambiano file illegali, precisando tuttavia “che non è questa al momento l’intenzione”.

 

In vista della giornata di domani, che la Ue dedica alla protezione dei dati personali, il Garante europeo Peter Hustinx ha ricordato che il rispetto della privacy e la protezione dei dati personali sono stati riconosciuti come diritti fondamentali nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione, un documento diventato vincolante con l’entrata in vigore del trattato di Lisbona.

“Le nostre società e le istituzioni sono sempre più dipendenti dall’uso diffuso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione – ha detto Hustinx – Questo porta inevitabilmente ad un massiccio trattamento dei dati personali, in quasi tutti i campi della vita”.

 

Il Garante Ue ha ricordato che “…l’uso crescente dei dati personali riguarda tutti” e che “le conseguenze sulla privacy di questi sviluppi sono oggi sempre più visibili”.

“E’ pertanto indispensabile – ha concluso – che i diritti fondamentali di ognuno riguardo la privacy e la protezione dei dati siano protetti efficacemente”.

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