Rai: prosegue il lavoro della Commissione per il rinnovo del Contratto di servizio mentre Adiconsum denuncia l’abolizione dell’audizione pubblica

di Raffaella Natale |

Paolo Landi (Adiconsum): 'Il servizio televisivo pubblico è per tutti, le decisioni non possono essere prese da pochi'.

Italia


Sede Rai

Prosegue il lavoro della Commissione per il rinnovo del Contratto di servizio Rai, che è tornata a riunirsi ieri. Obiettivo di Governo e Tv pubblica è concludere il lavori entro fine febbraio, con il nuovo testo che a questo punto potrebbe entrare in vigore in primavera, probabilmente i primi di maggio.
La Commissione consegnerà infatti il testo a Cda e Governo (lo valuterà il ministro per lo Sviluppo economico), quindi la parola passerà alla Commissione di Vigilanza che avrà un mese di tempo per esprimere il parere previsto, obbligatorio ma non vincolante.
Il testo tornerà di nuovo a Governo e azienda per valutare i rilievi della Vigilanza e apportare eventuali modifiche. Il decreto del ministero sul nuovo contratto potrebbe essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale ad aprile e dunque entrare in vigore a fine mese o ai primi di maggio.

I punti salienti sui quali la Commissione lavora, tenendo conto delle linee guida dell’Agcom, sono il rispetto del pluralismo e del contraddittorio nell’informazione; l’attenzione alla qualità dei programmi con uno strumento di valutazione rinnovato (il Qualitel appena attuato dall’azienda potrebbe rispondere alle caratteristiche di innovazione ed efficacia per misurare la percezione del servizio pubblico come indicato, nella prima riunione della Commissione, dal ministro Scajola); l’attenzione ai programmi anche nell’ottica dei nuovi canali grazie al digitale terrestre e la neutralità tecnologica e competitiva della Rai. La Commissione lavora anche sull’obbligo di servizio pubblico, ora al 65% dell’offerta, quota che potrebbe aumentare. Un capitolo aperto è quello delle quote di investimento nelle opere comunitarie, tetto che il decreto Tv abbassa per la Rai dal 15 al 10%. Il decreto, ora all’esame delle Camere per il parere non vincolante, potrebbe essere modificato proprio laddove modifica la disciplina delle quote di produzione e investimento nelle produzioni indipendenti.

“Per la realizzazione del nuovo Contratto di servizio 2010-2013, si è tornati indietro abolendo l’audizione pubblica, aperta alla società civile, introdotta dal ministro Paolo Gentiloni che caratterizzò la stesura del precedente contratto, ora in scadenza”, ha dichiarato Paolo Landi, Segretario Generale Adiconsum.

Come si sottolinea nella nota, “il nuovo contratto sta per essere firmato, ma è stato discusso solo da esponenti della Rai e del Governo. Non ci sono state audizioni di nessun tipo e i cittadini, quindi, dovranno accettare passivamente quanto verrà deciso”.

Sicuramente un cambio di rotta – ha detto Pietro Giordano, Segretario Nazionale Adiconsum – che non ci aspettavamo e che evidentemente vuole evitare le eventuali critiche che si potrebbero avanzare.

Il testo è blindato e non se ne sa nulla, tranne alcune indiscrezioni trapelate dagli organi di stampa.

Nonostante Agcom nelle sue linee guida indichi che “la Rai, dovrà consultare periodicamente le associazioni dei consumatori sul grado di soddisfazione degli utenti”, allo stato attuale – ha continuato Giordano – nessuno ha sentito la necessità di ascoltare il parere delle associazioni rappresentative degli utenti in merito al contratto che si vuole approvare.

Tanto più che è in corso la transizione al digitale e che sempre l’Agcom, nelle sue linee guida alla stesura del contratto, rivolge pressanti inviti alla Rai a coinvolgere adeguatamente gli utenti di volta in volta interessati dalla transizione. Coinvolgimento disatteso in fase di stesura del contratto, che non lascia ben sperare neanche per il futuro.

Adiconsum pertanto chiede “l’apertura, al più presto, di un confronto per fornire un parere costruttivo sul prossimo contratto in modo che la televisione possa confermarsi non solo mezzo di diffusione di massa, ma strumento fondamentale al servizio della collettività e non privilegio solo di pochi”.

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