Facebook: associazioni Usa ricorrono all’Antitrust, ‘Le norme sulla privacy non tutelano gli utenti e procurano solo vantaggi economici’

di Raffaella Natale |

Stati Uniti


Facebook

Le nuove regole sulla privacy introdotte da Facebook sono al centro di un ricorso depositato da Epic (Electronic Privacy Information Center), Center for Digital Democracy (CDD) e altri davanti alla Federal Trade Commission (FTC). Secondo queste associazioni il popolare sito di social networking, nel tentativo di proteggere la privacy dei propri utenti, violerebbe le leggi americane.

 

Le nuove disposizioni, introdotte all’inizio del mese da Facebook, sono state adottate per garantire agli utenti del popolare sito di ‘proteggere’ le informazioni personali che vengono pubblicate sulla bacheca, proponendo di ridefinire i parametri di sicurezza, indicando i contenuti (immagini, video…) che si vogliono tutelare da occhi indiscreti.

 

Facebook ha detto che il nuovo ‘piano privacy’, rispondendo alla necessità di fornire agli utenti maggiore capacità di controllare chi può visualizzare ogni singola informazione creata o caricata, prevede quindi l’eliminazione delle reti geografiche e la creazione di un modello semplificato per il controllo della privacy, dove ciascuno può decidere a chi rendere disponibili i contenuti: esclusivamente agli amici, agli amici degli amici, o a tutti gli utenti.

 

Secondo le associazioni le nuove norme sulla privacy in realtà non proteggono come dovrebbero le informazioni private e tante di queste resterebbero comunque visibili a tutti. E arrivano ad accusare Facebook di aver pubblicizzato questo nuovo sistema solo per spingere gli utenti a pubblicare online maggiori notizie sulla propria vita. 

 

Il blog TechCrunch ha spiegato che le modifiche introdotte dalla piattaforma sono, infatti, concepite in modo che le informazioni pubblicate dagli utenti possano essere visualizzate in tempo reale ed essere pescate dai motori di ricerca per concorrere al meglio col sito di micro-blogging Twitter che recentemente ha siglato un accordo con Bing per far comparire i tweets nei risultati delle ricerche.

 

“Facebook non ha agito in modo responsabile“, ha commentato il direttore di CDD Jeff Chester, introducendo un sistema che in realtà danneggia la privacy degli utenti per ottenere “vantaggi del tutto personali“.

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