Radio digitale terrestre: la Francia procede nonostante la protesta delle piccole emittenti  

di Raffaella Natale |

Italia


Radio

Continua in Francia la battaglia delle radio private contro il passaggio al digitale terrestre. L’Associazione radio digitale (ARN) ha detto senza mezzi termini che la nuova tecnologia rappresenta il futuro di questo settore e che il passaggio si farà “con o senza” di loro.

Ma, secondo il parere delle piccole emittenti, i costi saranno troppo alti e non convenienti.

Giustificazioni che nono sono però state raccolte dall’ARN che ha ribadito: “La radio del futuro si farà con o senza quelli che non la vogliono perché si tratta della soluzione dell’avvenire, ricca di nuove premesse per i radioascoltatori, per gli editori e i broadcaster, ma anche per i produttori di ricevitori”.

 

Per l’Associazione, “un piccolo numero di emittenti non potrà impedire l’avvento della radio digitale terrestre, né mettere in pericolo la diversità e il pluralismo del panorama audiovisivo francese”.

 

La scorsa settimana, il Consiglio superiore dell’audiovisivo (CSA), ha istituito quattro gruppi di lavoro sulla radio digitale terrestre, in risposta al rapporto molto critico consegnato al governo all’inizio di novembre da Marc Tessier, ex presidente di France Télévisions.

Tessier è convinto che “bisognerebbe interrogarsi sull’opportunità di questa operazione”.

 

I lavori dei gruppi cominceranno nelle prossime settimane mentre per febbraio è già fissata la prossima riunione.

Nell’incontro del CSA l’insieme degli attori presenti ha confermato la necessità di avviare i lavori per la radio digitale terrestre e il Consiglio, determinato ad assicurarne il successo, s’è impegnato a garantire le migliori condizioni tecniche ed economiche per il suo sviluppo.

 

Lo sviluppo della radio digitale, il cui lancio era inizialmente previsto per la fine del 2009, dovrebbe consentire alle radio, che attualmente trasmettono in FM, di disporre di una migliore copertura sul territorio, con miglioramento del suono e l’associazione di dati trasmessi su un piccolo display (titoli delle canzoni, grafica…).

 

Anche l’Italia ha ormai imboccato la strada del digitale. Con il definitivo abbandono del segnale televisivo analogico per passare al terrestre, si stanno liberando porzioni di spettro che verranno utilizzate per servizi tlc e radiofonici.

Il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha, infatti, approvato il 30 novembre il regolamento che disciplina la fase di avvio delle trasmissioni radiofoniche terrestri in tecnica digitale.

Il regolamento, spiega un comunicato, sostituisce quello adottato dall’AGCOM nel 2005 ed è frutto dei risultati dell’indagine conoscitiva condotta dall’Autorità alla fine del 2007 sui nuovi standard della radio digitale, che costituiscono l’evoluzione del DAB (DMB, DAB +): dalla verifica è emersa la necessità di un adeguamento della regolamentazione vigente nell’ottica della neutralità tecnologica e del massimo pluralismo del settore.

La nuova regolamentazione consentirà lo sviluppo della radiodiffusione sonora in tecnica digitale terrestre secondo i più moderni standard disponibili, come naturale evoluzione del sistema radiofonico analogico. A differenza di quanto avvenuto per la televisione, le trasmissioni radiofoniche in tecnica digitale non sostituiranno le trasmissioni in FM, ma si affiancheranno ad esse in banda VHF e banda L, per consentire all’utente ed agli operatori un’ampia possibilità di scelta. Il regolamento assicura parità di trattamento a tutte le emittenti radiofoniche, nazionali e locali che intenderanno sviluppare la radio digitale.

 

Ai fini della pianificazione, l’Autorità, come stabilito dalla legge, consulterà la Rai e le associazione rappresentative delle emittenti private. I diritti d’uso sulle frequenze saranno assegnati dal Ministero dello Sviluppo Economico ai consorzi delle emittenti nazionali e ai consorzi delle emittenti locali.

La Tv pubblica avrà a disposizione un blocco di diffusione, come prevede la legge per la programmazione di servizio pubblico. Le emittenti nazionali avranno a loro volta a disposizione due blocchi di diffusione mentre per le emittenti locali saranno previsti, nei singoli bacini, fino a 11 blocchi di diffusione. Le emittenti che non aderiranno ai consorzi avranno comunque a disposizione la capacità trasmissiva necessaria per irradiare il programma già diffuso in analogico, con parità di trattamento rispetto a quelle aderenti ai consorzi.

La nuova regolamentazione, che introduce un equilibrio tra le risorse spettanti ai vari comparti (servizio pubblico, emittenti nazionali private ed emittenti locali) tiene conto delle esigenze di tutte le emittenti radiofoniche analogiche, favorendo il concreto sviluppo della radio digitale, che sino ad ora ha stentato a trovare un assetto stabile sia per la mancanza delle frequenze della banda VFH-III (in gran parte occupate dalla televisione analogica) sia per un certo grado di conflittualità degli operatori. Il tutto in un’ottica di pluralismo, concorrenza e innovazione tecnologica e di rapida transizione alle tecnologie digitali anche nel settore radiofonico.

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