Banda larga: l’Italia insegue la Finlandia? Brunetta promette, ‘Internet per tutti entro il 2010’

di Alessandra Talarico |

Italia


Banda Larga

L’Italia vorrebbe seguire l’esempio della Finlandia, che nei giorni scorsi ha annunciato che dal 2010 la banda larga a 1 Mbps sarà un diritto imprescindibile dei suoi sei milioni di cittadini: secondo il ministro dell’Innovazione Renato Brunetta anche il nostro paese riuscirà a colmare il digital divide – che interessa quasi 8 milioni di italiani – entro il prossimo anno.

 

Banda larga da 2 Mbps per tutti, dunque, e addio ritardo infrastrutturale? Parrebbe un piano difficoltoso, ma attuabile per Brunetta, che considera l’accesso universale a internet a banda larga come condizione indispensabile per il decollo della PA digitale e il definitivo ‘snellimento’ della macchina burocratica italiana.

 

Il governo, che aveva commissionato a Francesco Caio la stesura di un Rapporto per la banda larga, ha messo sul piatto 1,4 miliardi di euro per garantire a tutti la possibilità di connettersi a internet a una velocità tra i 2 e i 20 megabit entro la fine del 2012 ma, secondo il ministro per l’Innovazione, il digital divide si potrà chiudere anche prima.

 

“E’ un problema di investimenti – ha detto Brunetta – ma manca ormai solo l’ultima spinta. Nell’arco di ottobre-novembre possiamo avere il via libera del Cipe’, per lo sblocco degli 800 milioni di euro previsti dal governo per la realizzazione della rete in fibra.

 

Una rivoluzione che, secondo Brunetta, “non costa nemmeno tanto”, ma è anche uno stimolo economico, “perché vuol dire investimenti sulla rete, nuove tecnologie, spesa da parte dei cittadini”, che potranno così accedere più facilmente anche ai servizi della PA.

 

Sulla base di studi Ocse, che fissano a 1,45 il moltiplicatore congiunto del settore comunicazione sull’intera economica, l’attuazione di questo piano dovrebbe avere come conseguenza un incremento del Pil di circa 2 miliardi.  

 

Il superconsulente Caio ha spesso ricordato come sia necessario dare priorità all’allocamento di fondi pubblici per la copertura geografica della rete e garantire l’universalità dell’accesso, sottolineando che gli investimenti pubblici per la banda larga non devono essere intesi come a fondo perduto, ma come un asset capace di produrre ritorni economici.

 

Nel suo piano, di cui effettivamente si sono perse le tracce, Caio ha quindi ipotizzato la realizzazione, in collaborazione con i gestori italiani, di una rete mista di tecnologia fisso-mobile per fornire una banda larga minima. 

 

Si, perché in Italia la banda larga, anche quando arriva nelle case dei cittadini non è proprio di qualità eccelsa: secondo recenti studi, il nostro Paese si colloca al 38esimo posto su scala mondiale per la qualità dei collegamenti. Leader della classifica la Corea, seguita dal Giappone.

 

Siamo, insomma, nelle condizioni di usare i servizi internet attualmente disponibili, ma probabilmente il problema si porrà nei prossimi anni, quando il traffico internet aumenterà in modo esponenziale, trainato dall’uso crescente di contenuti audiovisivi e delle varie forme di social networking.

 

La missione del governo, come delineata da Brunetta, ambisce dunque a garantire un collegamento minimo di due Mbps entro il 2010 – “un cambiamento globale quasi come l’estensione globale dell’energia elettrica e del telefono nel nostro Paese”, ha detto il ministro –  così da avviare anche un processo virtuoso anche per la PA e il suo rapporto coi cittadini: “sogno un D-day in cui non ci saranno più cartelle pazze, carta e code”, ha concluso.

 

Probabilmente gli italiani sono molto più impazienti del ministro di vedere questo giorno.