Relazione Agcom 09: luci e ombre del mercato tlc. Calabrò, ruolo anche per CDP in ‘Società-veicolo per la fibra’

di Alessandra Talarico |

Paolo Bertoluzzo (Vodafone), ‘Il modello di società veicolo è da seguire con attenzione, può coniugare investimento e concorrenza, a beneficio dei consumatori, delle imprese e dell'economia'. Telecom Italia: ‘Siamo aperti a ogni soluzione’.

Italia


Telecomunicazioni

 

Luci e ombre del mercato italiano delle telecomunicazioni sono state illustrate questa mattina alla Camera dal presidente Agcom Corrado Calabrò, che ha presentato la relazione sulle attività svolte dall’Autorità nel 2008.

Un settore, quello delle telecomunicazioni, che sta resistendo meglio di altri alla crisi che sta scuotendo le economie mondiali, ma che comunque non ne è immune, ed è ancora caratterizzato in Italia da molte storture, tra cui emerge il perdurare di un “malcostume” difficile da sradicare, rappresentato dalle pratiche commerciali fraudolente che “mirano a carpire la buonafede dei consumatori”, continuamente bersagliati da servizi non richiesti ma molto costosi, da “clausole capestro” e dalla frapposizione di innumerevoli ostacoli per chi vuole cambiare operatore.

 

L’autorità ha inflitto sanzioni per oltre 6 milioni di euro lo scorso anno, ma Calabrò non ha nascosto la frustrazione di vedere spesso vanificati questi sforzi a tutela dei consumatori, come è successo ad esempio per le numerazioni a sovrapprezzo: grazie a una delibera Agcom, le segnalazioni relative agli abusi praticati attraverso questi numeri erano calate del 90%, ma la stessa è stata annullata dal giudice amministrativo e l’Autorità è ancora in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza.

 

Nonostante poi risultati di rilievo nell’unbundling, dove con oltre 4 milioni di linee attive siamo secondi in Europa dopo la Germania, resta troppo forte la presenza di Telecom Italia soprattutto nel comparto fisso, dove il potere di mercato dell’incumbent – pur diminuito sia nel complesso del settore (dal 78% del 2005 al 66% del 2008), che in tutti i singoli segmenti di mercato, dall’accesso (-14% in 4 anni) alla larga banda (dal 74% del 2005 al 58,7% di aprile 2009) – è ancora pari all’80% nel mercato dell’accesso.

 

Per risolvere l’insufficiente livello di “trasparenza e fluidità nei rapporti tra l’operatore incumbent e i concorrenti” e il clima di “sospettosità e accanita litigiosità che portavano a un logoramento relazionale tanto esasperato quanto inconcludente”, l’Autorità “ha proceduto a dar vita, con gli impegni sottoscritti da Telecom Italia, a una riforma radicale, di sistema, capace di tagliare alla radice il nodo delle controversie e quello della stessa controvertibilità, assicurando strutturalmente condizioni di effettiva parità di trattamento (equality of access) tra Telecom e gli altri operatori”.

 

Questa riorganizzazione rappresenta “uno snodo fondamentale che, se compiutamente attuato, garantirà anche al settore della telefonia fissa un contesto durevolmente concorrenziale, con maggiore libertà di scelta per i consumatori finali che beneficeranno di maggiori innovazioni tariffarie e di migliore qualità del servizio”. E non è un giudizio di parte, essendo stato condiviso dalle “Autorità omologhe e da esperti nazionali e internazionali”.

 

Nel breve periodo, ha spiegato quindi Calabrò, “possiamo dirci abbastanza soddisfatti del settore delle telecomunicazioni, ma se guardiamo oltre, ombre veloci si protendono”.

Per quanto riguarda, ad esempio, il gap infrastrutturale che allontana l’Italia dal resto delle economie più avanzate, il presidente Calabrò ha ribadito il concetto che è soprattutto in questo momento di difficoltà che bisogna porre le basi per il futuro, senza lasciarsi scoraggiare dalla reticenza degli italiani nei confronti della banda larga. Come ha sottolineato anche il consulente del governo sulla banda larga, Francesco Caio, l’Italia corre infatti il rischio di accorgersi troppo tardi del ritardo accumulato: se ci si limiterà ad aspettare che la domanda cresca per poi realizzare le infrastrutture, ci si potrebbe accorgere troppo tardi che le infrastrutture esistenti non sono sufficienti.

 

Non bisogna insomma lasciarsi paralizzare dai dati sulla scarsa alfabetizzazione degli italiani – fattore che costituisce indubbiamente una remora per la diffusione dell’utilizzo della banda larga – poiché, ha detto Calabrò, “Sarebbe come rinunciare a costruire le autostrade finché ogni paesino di montagna non abbia una strada asfaltata di collegamento”.

Bisogna infatti considerare che il livello di scolarizzazione è destinato a salire, per l’aggiornamento della scuola e per la richiesta dei ragazzi nelle famiglie e sperare che anche la PA faccia la sua parte, come promesso dal ministro Brunetta.

 

Bisogna insomma prepararsi per una domanda che inevitabilmente crescerà con le nuove generazioni.

Secondo Calabrò, dunque, la realizzazione di una rete in fibra ottica, “non è più rinviabile”: non si tratta infatti solo di un dovere, ma di un progetto molto proficuo dal punto di vista economico.

 

“Si parta – ha dichiarato Calabrò – anche con un nucleo ristretto di abitazioni, ma si parta subito. Nella fase di espansione di un’impresa l’immobilismo può portare al ristagno. In fase recessiva può portare al declino”.

 

La soluzione migliore, secondo le valutazioni dell’Autorità, sembra essere la creazione di una “società veicolo formata da un nucleo forte di partner industriali con un mix di capacità imprenditoriali per sviluppare il progetto in fibra”, attraverso la quale “mettere a frutto i tratti in fibra eseguiti dalle Amministrazioni locali (com’è avvenuto in Olanda) e le opere civili da quelle realizzate ad altro scopo (tunnel, fognature, cavidotti vari), com’è avvenuto a Milano, Parigi e altre capitali europee”.

Questa newco, ha aggiunto Calabrò, “potrebbe anche ottenere finanziamenti dalla Cassa Depositi e Prestiti o nel capitale (come avviene in Francia, dove 79 progetti infrastrutturali sono gestiti in regime di co-finanziamento), o sotto forma di prestito a tasso agevolato, a condizione che il lender si assuma gli stessi rischi dei privati” e dovrebbe “puntare ad una rete aperta, sostituendo i doppini telefonici nelle aree dove esiste una ragionevole aspettativa di redditività, ed essere organizzato sul modello del digitale terrestre”, identificando serie di aree territoriali dove effettuare la sostituzione del doppino telefonico con la fibra ottica.

 

L’Autorità, ha spiegato ancora il Garante, si è mossa in anticipo rispetto alla raccomandazione della commissione europea e “ha già approvato alcune importanti regole sull’accesso e sulla condivisione di infrastrutture di posa (quali cavidotti e canaline) e fibra spenta, e sull’estensione alle reti di nuova generazione di servizi intermedi di accesso già forniti con le vecchie infrastrutture”.

 

Quel che è certo, ha aggiunto Calabrò, è che bisogna muoversi in fretta, e che devono essere gli operatori “a dare la spallata”, anche alla luce del graduale ma inesorabile declino dei servizi voce rispetto a quelli dati, i quali, però, devono essere sostenuti da nuovi e massicci investimenti.

“Se in Europa il settore delle telecomunicazioni ha retto, nel suo complesso, anche in un anno critico come il 2008, lo si deve agli introiti registrati nei nuovi servizi a banda larga, stimati più di 300 miliardi”, ha detto il Garante, constatando però che gli investimenti invece tendono a diminuire: “nel 2008 nella rete fissa hanno segnato un -8,9% e nel mobile un -6,8%, per un complessivo -7,9% a 6,6 miliardi di euro. Le connessioni in fibra, che nel 2005 erano pari a 200mila, alla fine del 2008 erano appena 300mila”.

 

“Le infrastrutture a larga e larghissima banda rappresenteranno la spina dorsale dell’avvenire dei Paesi avanzati”, ed è per questo che “l’anno scorso ho lanciato l’idea di un grande progetto, di una grande missione nazionale di fiber Nation”.

 

“L’idea – precisata e modulata come sopra – è oggi ancora più attuale di ieri. E, come osservava Victor Hugo, niente è più irresistibile di un’idea il cui tempo sia giunto”, ha concluso il presidente Calabrò.

 

Telecom Italia, ha spiegato l’amministratore delegato di Franco Bernabè a margine della presentazione della relazione alla Camera, è pronta a “condividere progetti di investimento sulla banda ultralarga con altri operatori” e disponibile “a considerare una soluzione che sia razionale dal punto di vista industriale e vantaggiosa dal punto di vista del ritorno degli investimenti”.

 

La società, ha detto ancora Bernabè, è “aperta a ogni soluzione” e “sta già facendo la sua parte”, anche per quanto riguarda la condivisione delle infrastrutture, “come testimoniano gli accordi con Fastweb, Vodafone e l’ultimo con H3G”.

 

Positivo il giudizio sulla relazione dell’amministratore delegato di Vodafone Italia, Paolo Bertoluzzo, secondo cui il modello di ‘società veicolo’ proposta da Calabrò è da seguire con attenzione, “perché può coniugare investimento e concorrenza, a beneficio dei consumatori, delle imprese e dell’economia del Paese”.

Per Bertoluzzo, l’Autorità deve continuare a svolgere un ruolo “centrale e determinante” nella transizione in atto nel sistema delle telecomunicazioni, “sia, come ha fatto, guidando e vigilando sulla concreta attuazione di Open Access, sia stimolando la nascita dell’infrastruttura di nuova generazione con un modello condiviso”.

 

L’associazione dei consumatori Aduc vorrebbe invece che l’Agcom andasse oltre la “moral suasion e le multe mignon” che si sono rivelate inefficaci nel loro compito di eliminare le truffe e le vessazioni perpetrate da operatori tlc e televisivi e chiedesse al governo maggiori poteri sanzionatori e d’intervento.

 

Relazione 2009

 

Presentazione del Presidente

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