NewTv: addio lonelygirl15

di di Andrea Materia |

Italia


Drama fever

§§§ Ci siamo. I primi apparecchi televisivi “nativi-NewTV” sono apparsi sugli scaffali dei negozi americani. Si tratta di due modelli di HDTV della LG: il 47LH50 LCD da 47 pollici appunto, e il plasma 50PS80 da 50 pollici . Cos’hanno di speciale? Chip+router, la LG lo chiama il NetCast, per poter accedere e streammare direttamente sul televisore un enorme numero di webpiattaforme, da Netflix a YouTube. Toshiba, Sony e Philips dovrebbero lanciare prodotti identici entro Natale. Secondo uno studio dello The Yankee Group, 50 milioni di americani avranno televisori full HD connessi a Internet entro il 2013. Anno più anno meno, il futuro è questo, benvenuti.

§§§ Mentre l’iPlayer della BBC, che già ha conquistato la Gran Bretagna, si appresta a invadere il resto del pianeta Terra, i concorrenti del servizio pubblico di Sua Maestà corrono ai ripari. In realtà ITV e Channel 4 si erano mossi con largo anticipo, in collaborazione con la stessa BBC , per fondare una meta online unica di riferimento per i navigatori inglesi: il famoso Project Kangaroo. Ma il Canguro non è mai nato per il veto dell’Anti-Trust, sensibilizzato dalle proteste di BSkyB. E così Channel 4 ha deciso di stornare idee e risorse nel videoportale proprietario 4oD. A differenza della BBC, che mette a disposizione degli internauti i suoi contenuti in streaming per un periodo limitato di tempo, Channel 4 aprirà sul web i suoi archivi integrali. È una saggia decisione, in linea con le politiche editoriali espresse dalle major USA (datemi una acca, datemi una u, datemi una elle, datemi una u: Hulu). Sono stati annunciati 10.000 show per un totale di 4.000 ore di programmazione, incluse serie celebri anche in Italia tipo Father Ted. Senza più bisogno di procurarsi i cofanetti in dvd, è logico attendersi per l’emittente un drastico impoverimento dei proventi home video, compensati solo in parte dai pre-roll sullo streaming. Ma fa parte del gioco nel nuovo ecosistema della NewTV. In attesa di contromosse BBC e di salivare (dall’Italia) appena metteranno online 30 e passa stagioni del Dottor Who

§§§ In uno dei primi articoli di NewTV avevo affrontato la realtà dello streaming di nicchia legato agli appassionati di animazione giapponese. Sul modello di Crunchyroll, che negli ultimi mesi ha continuato a macinare abbonati, polverizzando i record precedenti dei canali tematici anime via cavo/sat, è ora al debutto DramaFever. Sul piatto le popolarissime (sui circuiti P2P) fiction coreane, a volte comiche, più spesso melodrammatiche, quasi sempre addittive da morire. Il sito si rivolge, ancora una volta, solo e soltanto all’utenza americana (ci sarà un geoblocco sugli IP d’oltreOceano), puntando in primis sulla vastissima community di spettatori di origine asiatica che vivono negli USA e in Canada. Anche se in verità dei 35.000 beta tester più del 45% era bianco di etnia caucasica. Peccato per l’agguerrita frangia di fan italiani, anzi soprattutto italiane, che ho avuto l’occasione di intervistare un paio d’anni fa a Radio RAI.

È un’interessante, interessantissimo esperimento. Diversamente da Hulu et similia, e diversamente anche dagli stessi anime giapponesi, qui si parla di un prodotto che non ha mai avuto un’esposizione mediatica mainstream. Nel 99% dei casi è persino irreperibile in Occidente tramite vie legali, in mancanza di distributori ufficiali anglosassoni. Un pubblico che finora ha potuto solo rivolgersi ai dvd bootleg su eBay o a The Pirate Bay, e naturalmente a YouTube e cuginetti fin quando non se ne accorgeva il legittimo titolare dei diritti inviando takedown notices. DramaFever ha chiuso accordi con MBC e KBS, due dei tre colossi televisivi coreani, e offrirà in streaming seriali di straculto come il dramedy scolastico Hana Yori Dango, Soulmate, Coffee Prince, My Lovely Sam Soon e la fiction storica Jewel in the Palace. In totale 70 titoli per il lancio con 20-30 episodi per ogni “drama” (in gergo il “telefilm” coreano o giapponese). Chissà se ci sarà anche Damo, un drammone MBC di cappa e spada il cui esauritissimo dvd box ufficiale campeggia dal 2004 con onore e lustro nella mia modesta collezione casalinga.

Tutti i “drama” saranno proposti in originale con i sottotitoli in inglese; per le premiere non ci sarà il simulcast come fa Crunchyroll, arriveranno online alcuni giorni dopo la messa in onda in patria. DramaFever si basa su modello di business freemium: antipasto gratis, il resto del pranzetto a pagamento. In soldoni, i primi 2 episodi di ogni serie saranno gratis per tutti con la pubblicità, ma per accedere al catalogo completo bisognerà sganciare soldi. Pochi, in verità. Davvero pochi. Solo 5-7 dollari al mese, con un extra per eventuali lungometraggi cinematografici e concerti. Competitivo, non mi viene altro termine, soprattutto abbinando l’abbonamento a qualche device con tecnologia web-to-TV.

§§§ Vero o falso che sia, il 20% delle clip online sarebbero banalissimo spam. Almeno secondo VideoSurf, un motore di ricerca che implementa un software di analisi visuale per spostare in basso nelle pagine dei risultati i video considerati irrilevanti (appunto perché spammeggianti). Nella categoria della streaming spazzatura rientrano:

* Video con thumbnail di presentazione svianti. Il classicissimo è la thumb di una topolona tuttacurve che spinge il maschio medio a cliccare, salvo poi trovarsi a guardare immagini che nulla hanno di sexy o erotico. Non ditemi che non vi è mai capitato, perché vi cresce il naso all’istante…

* Video con titoli e tag che c’entrano un piffero con il contenuto. Tipo: titolo “Performance Orale” con tag porn e XXX per una pubblicità di dentifrici.

* Video con solo un’immagine statica e in sovraimpressione testo spam (spesso l’url di un sito a pagamento).

I dati di VideoSurf sono ovviamente da prendere con il beneficio d’inventario. In fondo sono stati divulgati per reclamizzare il loro servizio, che indicizza al momento 25 milioni di web video e infognerebbe le clip incriminate dalla quarta pagina in giù dei risultati di ricerca. Ma è al tempo stesso esperienza empirica la mole di questo videospam, nonchè il loro pernicioso effetto sulla crescita della NewTV.

§§§ Ancora enfasi sui contenuti premium, o quantomeno non strettamente user-generati, dalle parti di villa YouTube. Alla sezione Shows è stata aggiunta la sottocategoria Web Originals, che include al momento 14 serie di altrettanti YouTube Partner. Quasi tutti nomi noti agli aficionados di NewTV: Fred Figglehorn con il suo milione e passa di “abbonati”, la Prom Queen dell’ex-mogul hollywoodiano Michael Eisner, il trionfatore degli Streamys The Guild, la fantascientifica Gemini Division e il mockumentary Back on Topps, ancora della Vuguru di Eisner. Fuori dal giro per ora la decana lonelygirl15, su cui vedi sotto. A ogni modo, menu poverello, addirittura più smilzo della sezione “originali Made on the Net” di Hulu, che di sicuro non ha i webserial tra le sue priorità, e del Webisode Central della CBS. Decisamente meglio i bouquet dei cuginetti sconosciuti di YouTube, da blip.tv a KoldCast passando per Joost. Ad esempio Joost, che in base ai dati Quantcast avrebbe superato i 2 milioni di spettatori al mese, ha aggiunto 12 fornitori di webfiction inedita solo questa settimana, perlopiù senza filtri geografici, a conferma della vocazione global del portale. I nuovi ingressi, tra cui la Marvel con il bizzarro Marvel Super Heroes: What The -?! e Vogue.TV ovviamente con trasmissioni di moda e trendwatching, vanno ad affiancarsi a un’offerta pre-esistente che raccoglie dallo storico Atom al braccio new media di Billboard, da CBS Interactive ai salaci tipi di CollegeHumor, da MTV alle soap Warner di TheWB.com fino alla satira di National Lampoon e Onion News Network, oltre agli onnipresenti show di Revision3, pinnacolo della syndication 2.0. Lì fuori si sgomita per trovare un posizionamento, e i contenuti originali sono il Sacro Graal della brand awareness per un aggregatore di online video.

§§§ Si arroventa il dibattito sui costi della NewTV e sulla difficoltà per gli studios digital-only di far quadrare i conti. Se peones e guerriglieri vietnamiti della Internet TV continuano a moltiplicarsi peggio dei conigli, e se lo streamingverso di lusso targato Hollywood inizia a annusare con Hulu e Crackle l’odore dei dollari dopo le batoste multiple del 2007/2008 (i famigerati e rumorosi tonfi di Stage 9 Digital di Disney, SuperDeluxe della Turner, il videoportale comico di AOL e HBO ThisJustIn e l’OfficePirates di Time Warner), sono tempi duri per le Terre di Mezzo. Quelle realtà con ambizioni importanti, e quindi costi importanti, ma prive delle robuste spalle di una major.

Abbiamo da poco parlato della chiusura di 60Frames (che avrebbe dovuto portare sul web i fratelli Coean) e maniaTV. Ora la EQAL di Greg Goodfried e Miles Beckett – i creatori di lonelygirl15, e degli epigoni LG15: The Resistance, KateModern, nonché lo spin-off polacco n1ckola – hanno annunciato il progressivo ritiro dalla produzione di web serial originali. Nuova mission aziendale: supportare i detentori di proprietà intellettuali di grido nello sviluppo di contenuti idonei alla Internet TV. Il primo modello è stato Harper’s Globe, la community dei fan del thrillerone CBS Harper’s Island. Un telefilm di bassi ascolti televisivi – troppo giovani i protagonisti e troppo incalzante e angosciante l’avvincente trama per i compassati vecchietti che guardano la CBS – ma di esplosivo successo online. Procedendo in parallelo con le vicende settimanali dei personaggi creati da Jon Turtletaub, il team della EQAL ha inventato una webserie, The Harper’s Globe, a cadenza quotidiana. Protagonista una vlogger, interpretata da un’ex-attrice di lonelygirl15. Nello show TV è un personaggio minore, quasi invisibile. Nella webserie è l’occhio indagatore che svela i reali segreti dell’Isola di Harper e offre inattese chiavi di lettura degli efferati omicidi che ogni sabato sera macchiano di sangue il prime time CBS.

Certo, rispetto a lonelygirl15 sembra un passo indietro. Un’imbarazzante deminutio capitis. Dopo tutto, quali altre contenuti online originali possono vantare 600 episodi, con oltre 200 milioni di views su YouTube? Il paradosso è che proprio l’eccessivo successo ha ucciso lonelygirl15. All’inizio, nel 2006, gli episodi venivano girati da una troupe di 3 persone, inclusivi di sceneggiatori, regista e montatore, oltre ovviamente a Jessica Rose nei finti panni di Bree. Via via si sono aggiunti personaggi, trame e sottotrame, tecnici e sottotecnici con paghe sindacali minime garantite. Neppure l’ingresso di sponsor come Neutrogena è bastata a ripagare l’inflazione di costi, che non ha mai raggiunto cifre da kolossal, ma al tempo stesso non rientravano più nella categoria “prodotti indie sperimentali”. Sarebbero serviti sostanziali ritorni pubblicitari sotto forma di spot in-stream; vana speranza. In fondo è quanto accade da eoni nella produzione cinematografica: miriadi di pellicole low budget, pochi filmoni da 100 e passa milioni di dollari di investimenti, e il deserto in mezzo perché i lungometraggi economici ma non troppo tendono a perdere sempre soldi per i loro finanziatori. L’alternativa, tornare alle origini e downgradarsi ai valori produttivi della prima lonelygirl15 non dev’essere apparsa soluzione abbastanza gratificante a Goodfried e Beckett. E così, mentre sitcom e talk – per natura tradizionalmente a basso costo – prosperano online (pensate a The Guild, What The Buck e Diggnation), la celebrata factory creativa EQAL si specializza in service d’alto bordo per babbioni e starlette di Hollywood. Con serie come The Kind Life With Alicia Silverstone in cantiere e l’accordo con la signora dei fornelli Paula Deen crollano le quotazioni a Nerd Town ma si incassano dollari facili. Dall’altro lato, quello dei committenti ricchi e famosi, ha senso affidarsi a uno studio con testata esperienza nella costruzione di community. Anche se nel caso di Get Cookin’ with Paula Deen si tratta di condividere banali ricette e foto dalle cucine dei navigatori…

L’altra strada, esaminata una settimana fa, è di sopperire alla crescita ancora lenta degli introiti pubblicitari classici coinvolgendo gli sponsor a monte, nella fase di ideazione. Così ha fatto la Reville con Microsoft, e ne è nato It’s Everybody’s Business With Jack and Suzy Welch, un reality con l’ex boss della General Electric e consorte la cui reale funzione è promozionare i software Microsoft per aziende e professionisti.

Bisogna ingegnarsi. La fantasia però difficilmente eviterà ai non-allineati di scegliere tra i due continenti che sempre più si distaccano dalla primordiale Pangea della NewTV: da una parte YouTube con la sua piattaforma da 100 milioni di spettatori al mese, dall’altra le major USA che i contenuti li hanno nel dna e ogni giorno che passa dimostrano di essersi scossi dallo smarrimento iniziale di fronte all’online video (negli ultime settimane sono emersi in particolare Crackle di Sony e TheWB.com, per offerta e risposta del pubblico, mentre da Starz è venuta la conferma ufficiale che esiste un licensing internazionale delle webserie e che la variabile può rendere “il gioco estremamente profittevole”, cito testuale). Quindi da un lato Fred Figglehorn, dall’altro veterani e vecchie volpi di Hollywood, capaci su Internet di assumere le più inattese sembianze; come insegna lo stagionato team della Deca lanciando il videoportale verticale Momversation, talk semi-quotidiani con le più agguerrite mamme d’America scatenate su ogni sorta di argomenti.

Scegliete la vostra alleanza…

Coming up next in NewTV: inutile negare l’evidenza, c’è un malato terminale dentro casa.

NewTV. Non è più troppo presto, non è ancora troppo tardi.

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