Legge Comunitaria: via libera del Senato. Ok alle norme su digitale terrestre per evitare la procedura di infrazione Ue

di Raffaella Natale |

Italia


Paolo Romani

Il Senato ha approvato con 147 sì, 4 astensioni e nessun voto contrario la Legge Comunitaria 2008, dopo due tentativi andati a vuoto per mancanza del numero legale. Le opposizioni non hanno partecipato al voto.

 

Tra le novità recepite nell’ultimo passaggio a Montecitorio c’è la norma pensata per chiudere la procedura d’infrazione Ue sulla legge Gasparri. La misura recepisce la delibera dell’AGCOM dello scorso aprile relativa al digitale terrestre. Si tratta di un ulteriore passo del percorso messo a punto con Bruxelles e che dovrebbe essere completato dalla gara per i cinque multiplex che dovrà tenersi entro il 2009.

 

L’approvazione del testo in terza lettura però non è quella definitiva perché è passato un emendamento che ha soppresso il comma 2 dell’articolo 23 ripristinando il divieto alla vendita di alcolici dopo le 2 di notte. Il testo quindi torna per la seconda volta alla Camera.

 

Il Ddl prevede inoltre l’attuazione della direttiva comunitaria che alza la soglia oltre la quale serve l’assenso della Banca d’Italia per le partecipazioni delle imprese al capitale delle banche. Sempre alla Camera era stata cancellata la possibilità di produrre e commercializzare le ‘aranciate senza arancia’, mentre è stato stralciato l’articolo sulla caccia.

 

“…La legge comunitaria, così come voluta dalla maggioranza, chiude con un colpo di spugna la possibilità che la tecnica digitale possa effettivamente portare a un superamento del duopolio Rai-Mediaset, aprire nuove opportunità creative, far crescere nuove imprese”, ha dichiarato Vincenzo Vita, vicepresidente della commissione Cultura.

“…Infatti – ha detto ancora – non si è voluto mettere mano all’articolo 45 che è una burocratica presa d’atto della delibera dell’Autorità per le Comunicazioni, nel cui seno vi era stato pure un acceso dibattito. Viene così impedita una vera gara per assegnare i multiplex digitali, mentre a far la parte del leone sono le vecchie concentrazioni nate con il far west analogico. Tutto questo non ci salva dalla infrazione comunitaria in materia di frequenze, né è di ausilio ai cittadini che si trovano costretti a cambiare televisore o a comprarsi un decoder senza capire bene quali saranno le novità effettive offerte”.

 

“A ciò – ha concluso Vita – si aggiunge che nei prossimi giorni 15 milioni di cittadini italiani non vedranno più Raiuno, perché uno dei suoi canali (e non, per esempio, quelli della “eccedente” Rete4) verrà assegnato a Europa 7. Il passaggio al digitale viene così sprecato e piegato ancora una volta agli interessi dei soliti pochi, pochissimi”.

 

A maggio, in occasione del voto alla Camera, il viceministro per le Comunicazioni, ha commentato che la Commissione Europea è pronta a “…chiudere la procedura di infrazione” aperta a carico dell’Italia nel 2006, spiegando che i Commissari Ue alla Concorrenza Neelie Kroes e ai Media Viviane Reding gli hanno scritto una lettera indicando tre condizioni, in via di realizzazione, per chiudere la procedura di infrazione.

La Ue ha quindi chiesto: l’adozione di una delibera sul dividendo digitale che riguarda le nuove reti che si libereranno con il passaggio alla nuova tecnologia, in base ai criteri già individuati dall’Agcom; l’inserimento di tali criteri in una norma primaria di legge; la realizzazione del disciplinare di gara per l’assegnazione delle nuove frequenze come stabilito.

 

Romani ha precisato che “la prima condizione è già realizzata, perché l’Autorità ha approvato l’apposita delibera lo scorso aprile; la seconda è in via di confezione, perché con un emendamento abbiamo acquisito la delibera dell’Agcom nella legge comunitaria che è in corso di approvazione alla Camera. Quanto alla terza condizione, c’è l’impegno a realizzare la gara come stabilito dall’Authority”.

Il viceministro ha spiegato che sarà previsto un dividendo digitale di cinque multiplex che saranno messi a gara in base ai criteri già definiti: tre saranno riservanti ai nuovi entranti, due saranno destinati a qualsiasi offerente, fermo restando il limite di cinque multiplex per ciascun operatore fino allo switch-off.

Quanto alla gara, “…è prevista entro fine anno – ha concluso Romani – ma pensiamo di farla anche prima”.

 

La procedura d’infrazione, aperta con una lettera di messa in mora all’Italia del luglio 2006, accusava le legge Gasparri di attribuire un “chiaro vantaggio” agli incumbent ovvero gli attuali grandi broadcaster – Rai e Mediaset -, nelle modalità del passaggio al digitale terrestre, e questo a danno dei new entrant sul mercato radiotelevisivo e dei piccoli operatori.

Come Europa7, che già era stata discriminata per non aver ottenuto, pur avendone diritto, le frequenze terrestri necessarie per trasmettere su scala nazionale. Dopo un periodo insolitamente lungo (un anno invece degli usuali due-tre mesi), il 19 luglio 2007 la Commissione era passata al secondo stadio della procedura d’infrazione, inviando a Roma un parere motivato, ultimo avvertimento prima del ricorso in Corte di giustizia Ue. Un ricorso che ora, se l’Italia rispetterà l’accordo, non ci sarà.

 

Le condizioni dell’accordo, a cui ha fatto riferimento Romani, erano già chiaramente indicate nella lettera che la Kroes e la Reding hanno inviato al sottosegretario il 3 aprile scorso. Le misure corrispondono sostanzialmente alle esigenze che i due commissari avevano posto in una precedente lettera del 4 febbraio, minacciando, nel caso che il governo non le avesse accolte, il proseguimento della procedura d’infrazione contro l’Italia.

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