Onde elettromagnetiche: la minaccia è senza fili? Il Parlamento Ue chiede limiti più stringenti per tutelare i cittadini

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Antenna

Telefonini, computer, cordless, GPS, bluetooth, Wi-Fi: le più moderne tecnologie della comunicazione fanno ormai parte della nostra vita quotidiana. Molti ritengono che senza alcune di esse non potrebbero più vivere, ma sono anche tantissimi coloro i quali temono che le radiazioni elettromagnetiche emesse da questi dispositivi possano cagionare seri danni alla salute.

 

La penetrazione dei telefonini è giunta ormai in Europa al 119% della popolazione: siamo praticamente circondati dalle onde generate da questi apparecchi, dalle loro antenne, dalla miriade di dispositivi digitali che sfruttano le onde radio per permetterci di comunicare e gestire al meglio la nostra vita lavorativa e privata.

 

La direttiva Ue relativa alla limitazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici, risalente al 1999, è però datata alla luce degli ultimi sviluppi tecnologici, i quali hanno introdotto nelle case una miriade di apparecchiature senza filo che espongono i cittadini a un’emissione continua di microonde.

I valori limite attuali per i trasmettitori GSM nella Ue sono 41,25 volt/metro, mentre in Italia il limite è di 6 volt/metro. I limiti di esposizione della popolazione ai CEM sono da 0 Hz a 300 GHz,

 

“Siamo costantemente esposti a un cocktail elettromagnetico”, ha spiegato  l’eurodeputata liberale Frédérique Ries sottolineando la necessità di agire subito: “aspettare i risultati finali potrebbe essere troppo tardi. Dobbiamo applicare il principio di precauzione, limitando l’esposizione e i possibili danni”.

 

La Ries, che si appresta a presentare un rapporto al Parlamento Ue invita alla prudenza e – riportando i dati di uno studio Eurobarometro del 2007, sottolinea che la maggioranza degli europei “non si sente abbastanza informata dalle autorità pubbliche sulle misure di protezione dai campi elettromagnetici”.

 

Nel rapporto, che dovrebbe essere approvato giovedì, i deputati chiedono, tra le altre cose, di fissare un limite più stringente alle onde elettromagnetiche emesse dai trasmettitori GSM e di fare in modo che gli operatori condividano le infrastrutture allo scopo di ridurre il volume e l’esposizione dei cittadini ai campi elettromagnetici.

 

Il Parlamento invita quindi gli Stati membri a dare ai cittadini informazioni dettagliate e di facile consultazione circa l’esposizione alle linee elettriche ad alta tensione, alle radiofrequenze e alle microonde, soprattutto quelle generate da antenne di telecomunicazione, ripetitori radio e antenne telefoniche.

 

Alla Commissione europea, in particolare, viene chiesto di presentare relazione annuale sul livello di radiazione elettromagnetica nell’Unione europea e sulle azioni intraprese per tutelare la salute e l’ambiente, nonché di trovare una soluzione per accelerare l’attuazione della direttiva 2004/40/CE e quindi per garantire che i lavoratori beneficino di un’effettiva protezione dai campi elettromagnetici, analoga a quella contro il rumore e le vibrazioni prevista da altri due testi comunitari.

 

Il Parlamento propone anche che la Ue inserisca nella sua politica di qualità dell’aria interna anche lo studio degli elettrodomestici ‘senza fili’.

 

Il documento messo a punto dalla Ries deplora quindi “il sistematico rinvio della pubblicazione delle conclusioni dello studio epidemiologico internazionale Interphone”, attese per il 2006 ma non ancora arrivate.

Lo studio, finanziato dall’Unione europea con un importo di 3.800.000 euro, si poneva l’obiettivo è di valutare se esiste una relazione fra l’uso del telefono cellulare e alcuni tipi di cancro, in particolare i tumori del cervello, del nervo uditivo e della ghiandola parotide.

 

“E’ difficile accettare – dice – che certi studi siano “congelati” perché gli esperti non sono in grado di giungere a una conclusione univoca, soprattutto quando è in gioco il denaro pubblico comunitario”.

 

Lo studio INTERPHONE è stato lanciato nel 1998, avviato nel 2000 e annunciato come uno tra i progetti scientifici più completi, proprio perché ha  coinvolto 12 Stati a livello mondiale con un protocollo esemplare al fine di aumentare al massimo la capacità di individuare i rischi legati ad alcuni tipo di cancro.  Dal momento che i risultati dello studio sono attesi dal 2006, “È legittimo quindi chiedersi – aggiunge la Reis – se un giorno sarà in grado di fornire una risposta chiara”.

 

La relatrice si dice consapevole dell’esistenza “di polemiche sull’argomento” e di visioni contrastanti all’interno del mondo scientifico – basti pensare alla controversia sul cambiamento climatico e sulle sue cause che ha diviso gli scienziati per anni – ma ritiene sia importante anche aumentare la spesa i R&D e provvedere alla riforma delle modalità di funzionamento dei comitati scientifici in seno alla Commissione.

 

Da Bruxelles, insiste quindi la relazione, dovrebbero anche arrivare politiche più chiare e maggiore coordinamento riguardo la competitività, l’innovazione, la salute e l’informazione dei consumatori nel settore delle onde elettromagnetiche.

 

Anche l’Agenzia europea per l’ambiente (EEA), nel 2007, ha raccomandato alle autorità pubbliche – pure in mancanza di evidenze scientifiche – di intraprendere nuove misure “appropriate e proporzionali” a tutela dei cittadini, per evitare “gravi minacce”, andando contro i dettami dell’OMS che esaminerà a fondo l’impatto delle onde elettromagnetiche sull’uomo soltanto nel 2015.