Hi-tech: Greenpeace invita i cybernauti a scrivere al ministro Prestigiacomo e a foto-denunciare i rifiuti abbandonati

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Elettronica verde

Dopo aver puntato il dito sulle politiche energetiche e ambientali dell’Italia – accusata di fare “l’ultima ruota del carro” anche dopo la chiara inversione di tendenza della nuova amministrazione Usa – Greenpeace ha lanciato oggi un sito – Elettronica Verde – volto a sensibilizzare sulla necessità di smaltire correttamente i rifiuti tecnologici.

L’Italia non brilla assolutamente nel binomio hi-tech e sostenibilità ambientale: il nostro Paese, infatti, non si è ancora dotato di un adeguato sistema di raccolta dei rifiuti elettronici, sempre più numerosi e inquinanti, e viaggia in netto ritardo rispetto alle direttive europee del 2002 a causa, spiega Greenpeace, di “lobby industriali, cambiamenti politici ai vertici e un complicato iter legislativo”.

Con l’obiettivo di interessare la politica e la gente comune alla necessità di emanare quanto prima i decreti attuativi mancanti per far partire il sistema di gestione di questi pericolosi rifiuti, Greenpeace ha lanciato anche una petizione online, invitando gli italiani a scrivere al ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo – affinché chiarisca come mai l’Italia non abbia portato a regime il sistema di raccolta dei RAEE – e a inviare una foto denuncia di rifiuti elettronici abbandonati.

In particolare, sottolinea l’associazione, a fine febbraio si ‘festeggerà’ il primo anno di ritardo nell’emanazione del cosiddetto “Decreto Semplificazioni”, che impone il ritiro dei vecchi computer, televisori e altri prodotti hi-tech da parte della distribuzione al momento dell’acquisto di un nuovo articolo simile.

Si tratta, sottolinea ancora Greenpeace, di un passaggio fondamentale per la corretta gestione del flusso dei rifiuti elettronici, oltre che di un incentivo per i consumatori a conferire il prodotto in disuso nella giusta maniera, invece che lasciarlo in casa o abbandonarlo per strada.

Per Greenpeace, la mala gestione dei rifiuti tecnologici può essere risolta seguendo due strade. In primis, le aziende si devono impegnare a gestire l’intero ciclo di vita dei propri prodotti, anche quando diventano rifiuti. E poi i governi devono fare la loro parte, senza perdere tempo.

È solo della settimana scorsa, l’ultimo scandalo denunciato da Greenpeace, insieme a Sky television, di un traffico illegale di rifiuti pericolosi dalla Gran Bretagna alla Nigeria.

L’adozione di produzioni più pulite e di comportamenti responsabili da parte delle multinazionali, insieme all’attuazione delle leggi e dei necessari controlli renderà questo comparto industriale, oltre che remunerativo, anche tra i più sostenibili.

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