Broadband: Calabrò, ‘In questo momento di crisi economica, la banda larga utile alle imprese. Ma l’Italia ancora non attrezzata’

di Raffaella Natale |

Italia


Corrado Calabrò

Corrado Calabrò, presidente dell’Agcom, fa il punto sulle connessioni internet veloci e, ospite di Alain Elkann a L’Intervista su La7, ha dichiarato che il problema della banda larga, ovvero dell’alta trasmissibilità dei dati, è fra le priorità da affrontare e può avere risvolti positivi in un momento di crisi come questo.

“…In un momento di crisi il ricorso all’alta velocità trasmissiva – ha spiegato – può essere un grande aiuto per le imprese, specialmente se piccole. Per questo ci vuole la banda larga, ma noi non siamo attrezzati per questo. Siamo partiti fra i primi, nel’91, ma ancora oggi abbiamo pochissima fibra ottica e quindi poca velocità nella trasmissione”.

 

Il presidente dell’Authority ha inoltre evidenziato che c’è un grande ritorno in termini economici: “…Il Giappone pensa di investire 50 miliardi di dollari in fibra ottica per avere un ritorno di 1.500 miliardi. Il presidente Obama ha posto fra i primi punti da realizzare il collegamento con l’alta velocità trasmissiva”.

 

“…I nostri ragazzi – ha continuato – devono andare nella scuola del 2000, che sia attualizzata con la velocità trasmissiva. Il mondo oggi è globale. All’ospedale rinomato della Columbia University i medici fanno le radiografie e le trasmettono in India dove un’equipe di medici bravissimi fa il referto. E’ una realtà che avanza: o stai al passo o sei arretrato”.

 

Nei giorni scorsi anche il Ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, si è soffermato sull’argomento, sostenendo che “…Il problema dell’evoluzione della rete di telecomunicazioni a banda larga è fondamentale per l’economia del Paese. Abbiamo incaricato Francesco Caio, che ha già svolto nei mesi scorsi un analogo incarico per il Governo inglese, di predisporre un rapporto sul tema che sarà pronto tra breve”.

Scajola ha quindi precisato che su questa base, e nel confronto con tutti gli operatori interessati, il Governo assumerà le opportune decisioni.

 

I fondi messi a disposizione dal Governo, che ammontano a 1 miliardo di euro, corrispondono a circa il 10% della spesa per la realizzazione della nuova rete, stimata intorno ai 10 miliardi di euro.

 

“…Nel frattempo – ha aggiunto il Ministro – per portare la banda larga nelle zone marginali, abbiamo già previsto uno stanziamento di 800 milioni che, con il metodo del project financing consentirà di coprire il 60% del Paese. Per quel che riguarda la rete telecom ho già detto più volte e ribadisco che nessuna eventuale iniziativa potrà essere assunta senza il pieno consenso della società”.

 

Il rapporto Caio, che dovrebbe essere presentato entro il mese prossimo, darà modo al Governo di stabilire le modalità di azione per lo sviluppo della nuova infrastruttura che, secondo i calcoli del coordinatore nazionale del Dipartimento attività produttive di Forza Italia Pierluigi Borghini, partendo dal presupposto che ogni allaccio valga 500 euro e che le utenze siano 23 milioni, “dovrebbe arrivare a costare 11 miliardi e mezzo di euro”.

 

Secondo indiscrezioni di stampa, tra le diverse ipotesi considerate da Caio ci potrebbe essere anche quella dello scorporo della rete, invisa però ai soci spagnoli di Telefonica.

 

Il mese scorso, Caio ha presentato a Paolo Romani, Sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle comunicazioni, i primi risultati della ricognizione effettuata negli ultimi tre mesi, volta a delineare il futuro sviluppo delle reti broadband di prossima generazione.

 

I punti toccati sono stati essenzialmente tre: “l’utilizzo della banda larga, il gap che separa il nostro Paese dalle maggiori economie mondiali” in termini di sviluppo delle infrastrutture, “le prospettive di crescita della domanda legate all’evoluzione di internet come piattaforma di distribuzione dei contenuti”.

 

L’analisi condotta da Caio dovrebbe servire, tra le altre cose, a fornire indicazioni su quali siano le tecnologie da utilizzare – fibra ottica o wireless (WiMax, Umts, Hsdpa, ecc) – nelle diverse aree del nostro Paese, al fine di effettuare una copertura del territorio il più possibile completa – considerando le condizioni orografiche dell’Italia – limitando i costi e gli sperperi di denaro.

 

Secondo le valutazioni di Caio, la mancanza in Italia di infrastrutture alternative a quella di Telecom Italia, oltre che limitare la “pressione competitiva” e gli investimenti in nuove tecnologie, porterà il nostro Paese a confrontarsi “con una carenza strutturale della rete a banda larga” entro al massimo 2-3 anni.

 

Calabrò, nella sua intervista a La7, ha anche parlato del lavoro dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni: “…Quando sono arrivato tre anni fa si diceva che c’era il far west in campo televisivo. Adesso la situazione è molto cambiata: abbiamo fatto una ricognizione a tappeto delle frequenze” e, ha detto ancora, “…abbiamo creduto nel digitale terrestre e fatto un esperimento in Sardegna riuscitissimo”.  

“…E’ stata – ha concluso – un’esperienza riuscitissima. Ha aperto opportunità per nuovi prodotti. Si è dimostrato che c’è spazio per nuovi operatori per gli operatori locali e per quelli tradizionali. Questi ultimi hanno perso un po’ di audience, ma nel complesso la sperimentazione è stata positiva”.

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