Separazione rete: per Bernabè gli impegni presentati all’Agcom garantiscono parità di accesso, ma è negativo il giudizio degli altri player

di Alessandra Talarico |

Sulle NGN la società pronta a investire oltre 10 mld di euro, ma servono nuove misure regolamentari per incentivare la concorrenza e da un intervento pubblico in grado di sostenere sia la domanda che l’offerta.

Italia


Franco Bernabè

Sono proseguite anche stamani alla Commissione Trasporti della Camera, le audizioni dei protagonisti del mercato italiano delle telecomunicazioni, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sullo sviluppo delle reti di comunicazione elettronica.

Questa indagine, ha sottolineato il presidente della commissione Trasporti Mario Valducci, rappresenta “un valido supporto del Parlamento alle scelte del Governo” e da essa emerge chiaramente “l’importanza della rete come infrastruttura per lo sviluppo”.

A esporre le rispettive posizioni, sono intervenuti questa mattina gli amministratori delegati di Telecom Italia e Tiscali: Franco Bernabè e Mario Rosso.

Ovviamente distanti le opinioni dei due manager sugli impegni presentati da Telecom Italia all’Agcom per garantire una maggiore apertura della rete di accesso.

Per Bernabè l’attuazione di questi impegni garantirà a tutti gli operatori – compresa la stessa Telecom“la fornitura di servizi di accesso all’ingrosso, negli stessi tempi, alle medesime condizioni e attraverso procedure uniformi” e sarà determinante ai fini del “superamento dei rischi competitivi tradizionalmente associati dall’Autorità all’integrazione verticale di Telecom Italia, nonché dell’aumento del grado di concorrenzialità nei mercati retail”

 

L’approvazione degli impegni da parte dell’Agcom è dunque essenziale per rendere “ancora più efficace ed efficiente il vigente modello regolamentare”, che solo così potrà essere completamente in linea “con gli auspici più volte espressi dalla stessa Autorità”.

 

Senza contare – ha aggiunto l’ad Telecom – che “un eventuale scorporo imporsto per legge potrebbe mettere a rischio la capacità dell’azienda di rifinanziare il debito alle condizioni di cui ha goduto finora, compromettendo in ultima analisi la capacità di investire”. L’ex monopolista – sulle cui spalle grava un debito lordo di 43 miliardi di euro – è pronto a investire 10,4 miliardi di euro nel periodo 2007-2016: di questi, 4,6 miliardi verranno destinati al completamento della piattaforma di prima generazione, 5,8 per la trasformazione in linee ultrabroadband di 13 milioni di utenze di seconda generazione e per la copertura di gran parte della popolazione con la banda larga mobile di quarta generazione.

Nel periodo relativo all’ attuale piano industriale 2008-2010 gli investimenti previsti sono pari a 800 milioni.

 

Telecom, insomma, “è pronta ad assumere un ruolo primario per una crescita del sistema delle telecomunicazioni che consenta la nostro Paese di restare all’ avanguardia in questo settore”.

Le risorse messe in campo dall’operatore storico dovranno però essere accompagnate dall’adozione di nuove misure regolamentari per incentivare la concorrenza e da un intervento pubblico in grado di sostenere sia la domanda che l’offerta.

Sono queste, ha spiegato Bernabè, le “condizioni necessarie per la definizione di un ‘New Deal’ in grado di innescare un circolo virtuoso”.

 

L’attuale situazione economica pone inoltre in essere nuovi ostacoli: in un  contesto di grande incertezza e indebolimento della domanda, sia a livello nazionale che globale, è essenziale mantenere alta la competitività e sviluppare i livelli di eccellenza già raggiunti, ma bisogna anche valutare attentamente i rischi imprenditoriali.

Sarebbe dunque auspicabile che il Governo decida di inserire la realizzazione della nuove reti ultrabroadband e lo sviluppo delle nuove generazioni di servizi nell’ambito delle linee strategiche del Piano industria 2015.

 

Fin qui, la posizione di Telecom Italia, che non trova però riscontro nella valutazione resa dall’ad di Tiscali stamattina, e dai rappresentanti degli altri player nei giorni scorsi.

 

“Tiscali – ha detto Rosso – non può che dare una valutazione negativa degli impegni che Telecom Italia ha recentemente proposto all’Agcom” dal momento che questi “non rispettano il set minimo di impegni individuato dall’Autorità nella delibera che ha aperto l’attuale fase di consultazione”.

 

Le criticità individuate dall’Isp sardo riguardano innanzitutto la mancata introduzione di “misure regolamentari innovative”. In alcuni punti, anzi, gli impegni presentati da Telecom tendono a “limitare le disposizioni delle delibere già oggi vigenti”.

 

C’è dunque il rischio di riproporre una situazione monopolistica anche in questo nuovo mercato, dal momento che non vengono garantite, a giudizio di Tiscali, né “un’effettiva separazione funzionale”, né altre “misure atte a realizzare l’equità dell’accesso alle funzionalità di rete”, soprattutto poiché mancano gli obblighi atti ad assicurare la tutela degli investimenti dei player alternativi nelle reti NGN.

 

Gli impegni presentati da Telecom – ha quindi aggiunto Rosso – “vanificano l’efficacia dell’organo di vigilanza, del quale non garantiscono l’indipendenza necessaria da Telecom Italia e i cui compiti e poteri non appaiono idonei a garantire un controllo incisivo sull’effettivo rispetto degli impegni”.

 

L’unico strumento in grado di garantire parità di accesso per tutti e permettere una implementazione veloce e pienamente ‘regolata’ delle reti di nuova generazione nel nostro Paese è dunque, per Tiscali, la separazione funzionale.

 

“Tiscali ritiene che la separazione almeno funzionale della rete sia l’unico strumento atto a realizzare, sia per le divisioni commerciali di Telecom che per gli operatori concorrenti, parità nell’accesso ai segmenti di rete e ai sistemi necessari per fornire i servizi alla clientela finale”, ha aggiunto Rosso.

Nella massima attenzione dovrebbe comunque essere tenuta anche la separazione proprietaria, che potrebbe rappresentare “un’importante modalità di finanziamento dell’infrastruttura e allo stesso tempo garantire, se accompagnata da appropriate misure regolamentari, la parità di accesso da parte di tutti gli operatori alla rete”.

 

Lo sviluppo delle reti NGN, ha aggiunto Rosso, rappresenta una chiave di volta essenziale per la competitività del sistema-Paese, soprattutto in un momento in cui tanto risalto viene dato al concetto di ‘italianità’.

Tiscali, che rivendica la propria posizione di “unica società totalmente italiana con in più anche una società all’estero”, sottolinea anche che il valore dell’italianità è sempre più difficile da difendere proprio perché nel nostro Paese mancano “una serie di supporti alle aggregazioni, alle aperture e al mercato”.

 

Soprattutto alla luce della crisi economica che sta investendo i mercati mondiali, diventa quindi essenziale individuare “sistemi di convergenza, di alleanze, di sharing degli investimenti, di integrazione e soprattutto di apertura alla competizione da parte di Telecom, perché indipendenza, competitività e pluralità sono l’essenza della competizione di cui beneficia l’utente finale”.

 

Parere negativo sugli impegni presentati da Telecom è stato espresso anche dal presidente di Vodafone Italia Pietro Guindani, secondo cui “c’è ancora moltissimo da fare” per creare reali condizioni di competitività sul mercato e completare “un processo di liberalizzazione che al momento è incompleto”.

 

Le modalità per raggiungere questo obiettivo possono essere diverse, ha sottolineato Guindani – “ma quello che conta e’ che si completi il processo di liberalizzazione”.

 

Gli impegni Telecom sono stati sottoposti a consultazione pubblica fino a ieri. La società dispone ora di un mese di tempo per presentare eventuali integrazioni tenendo conto delle osservazioni ricevute dagli altri operatori ma, ha sottolinato Bernabè, “quello che abbiamo fatto, con Open Access e presentando impegni a valle di questo progetto, è uno sforzo molto rilevante, tra l’altro non richiesto, per la creazione di un ambiente più aperto e competitivo. Concluderemo entro trenta giorni le nostre valutazioni e poi – ha concluso – lasceremo che l’Autorità faccia le sue”.

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