Privacy? La Federazione europea dei giornalisti condanna il disegno di legge sulle intercettazioni: ‘Ci vogliono mettere il bavaglio’

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Votato all’unanimità dall’assemblea della Federazione europea dei giornalisti, riunita a Berlino, un documento sulla stretta sulle intercettazioni voluta dal Governo italiano e le sanzioni penali previste contro i giornalisti.

La delegazione della Fnsi era composta dal Presidente Roberto Natale, dal Segretario generale Franco Siddi e dal Direttore Giancarlo Tartaglia 

 

L’assemblea annuale della Federazione europea dei giornalisti, riunita a Berlino, “condanna il progetto di legge del governo italiano che, con la scusa della privacy, vuole stabilire sanzioni penali – fino a tre anni di carcere – per i giornalisti che pubblichino informazioni o citino notizie di inchieste giudiziarie. E’ il caso soprattutto delle intercettazioni telefoniche disposte dalla magistratura”.

 

Questa è un’iniziativa – prosegue il documento – che mette il bavaglio ai giornalisti e impedisce ai cittadini di essere informati su temi d’interesse pubblico compresi nelle inchieste giudiziaria”.

 

Per la Federazione, questo modo di procedere è contrario ai principi universali dei diritti dei media e della loro funzione nelle democrazie moderne. “I giornalisti, infatti, non devono nascondere le informazioni d’interesse generale, sia originate da fonti libere sia da fonti confidenziali, che essi hanno il dovere di proteggere”.

 

Il progetto di legge del governo italiano è contrario alle convenzioni internazionali e alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo.

 

L’assemblea annuale della Fej sostiene il sindacato dei colleghi italiani, la Fnsi, nel suo contrasto, nella sua opposizione contro il disegno di legge e fa appello al Parlamento italiano a non approvarlo o a modificarlo profondamente.

La Federazione europea dei giornalisti mette sotto osservazione la vicenda e condurrà in ogni sede d’interesse europeo un’iniziativa sociale e etica per la libertà e la qualità del lavoro dei giornalisti.

Venti illiberali per tentare di condizionare l’informazione soffiano qua e là in Europa e quello italiano è un caso d’osservazione e mobilitazione professionale e civile”.

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