Economia e politica dello spettacolo. Carlucci e Barbareschi presentano la riforma del Pdl: modernizzazione, liberalizzazione, tecnocrazia, meritocrazia

di di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale) |

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Il Popolo delle Libertà ha presentato ieri al Teatro Valle di Roma, in un incontro promosso da Gabriella Carlucci, Responsabile Cultura e Spettacolo di Forza Italia, e Luca Barbareschi, candidato di Alleanza Nazionale, le proposte di riforma del settore dello spettacolo.

Modernizzazione, liberalizzazione, tecnocrazia, meritocrazia sono i concetti-chiave intorno ai quali ruotano le proposte : una legge-quadro sullo spettacolo dal vivo (teatro, in primis) ed una serie di “leggi di sistema” per gli altri settori, per arrivare poi ad un “testo unico” sullo spettacolo.

 

Lo Stato non deve investire meno, ma meglio, con una gestione più oculata e trasparente del Fondo Unico per lo Spettacolo (circa 500 milioni di euro l’anno). Nessuno deve ridurre il Fus, ma il Fus deve essere riformato, per verificare se è giusto assegnare 200 milioni di euro agli enti lirici e solo 8 milioni di euro alla danza.

Di fronte ad una platea qualificata di circa 200 operatori del settore (presenti tutti i “vip” dello spettacolo italiano, soprattutto a livello istituzionale-imprenditoriale, da Luciano Sovena a Filippo Roviglioni, da Tullio Camiglieri a Alberto Pasquale, ma anche con bei nomi del teatro, come Ivo Garrani), Carlucci e Barbareschi hanno presentato un set di proposte innovative, per alcuni aspetti “delicatamente” rivoluzionarie, destinate a scardinare la parte più conservatrice e conservativa dell’italico sistema dello spettacolo.

 

Senza dubbio, si tratta di interventi di modernizzazione radicale, impostati in chiave bi-partisan, come è stato riconosciuto da molti: non a caso, è intervenuto, manifestando la propria convinta adesione, anche Michele Placido, notoriamente schierato “a sinistra”. La presa di posizione ha fatto notizia, con il Corriere della Sera che ha dedicato oggi ampio spazio alla eterodossa sortita, riportando anche la posizione della storica Anac, ovvero di Citto Maselli, il quale ha riconosciuto che, se una iniziativa è valida, non ci si deve preoccupare più di tanto sulla “parte politica” che ne è promotrice.

 

Durante i lavori è emerso come ormai lo Stato centrale (Ministero) conti solo per un 30% nei finanziamenti alla cultura (1.860 milioni nell’esercizio 2006), una cifra quasi raggiunta dalle Regioni, che sono a quota 26 % (1.600 milioni), e ben superata dai Comuni, con il 44 % (2.800 milioni): ne deriva la necessità di una “cabina di regia” nazionale, che eviti gli sprechi e cerchi le sinergie.

 

In un documento tecnico di 40 pagine, fitto di analisi, di fronte ad una platea di operatori del settore, Carlucci ha illustrato (leggi la presentazione), settore per settore, le criticità esistenti e gli interventi da mettere in atto dalla necessità di un maggiore raccordo tra gli enti lirici per ridurre i costi di produzione alla rifondazione di Cinecittà, che deve inglobare anche il Centro Sperimentale di Cinematografia, dalla creazione di compagnia nazionale per la danza ad un Ente Teatrale Italiano riformato per dare maggiore libertà agli operatori privati.

E’ emersa la volontà di imprimere al settore una azione di riforma radicale ma non aggressiva, che consenta di addivenire ad un rapporto ben temperato tra mano pubblica ed operatori privati, che riduca l’intervento diretto dello Stato (sovvenzioni) a favore dell’intervento indiretto (tax shelter ed altre agevolazioni fiscali).

Si prevede di sviluppare interventi a favore dell’impresa culturale, della creatività giovanile, e provvedimenti a tutela del welfare dei lavoratori dello spettacolo (per esempio, la pensione agli attori sulla base di 120 giorni all’anno di lavoro).

Carlucci ha richiesto che tutti i finanziamenti pubblici allo spettacolo siano trasparenti, costituendo una banca-dati nazionale alla quale possano accedere tutti i cittadini, che i dirigenti delle società pubbliche nel settore spettacolo vengano selezionati per bando pubblico internazionale.

L’esigenza primaria è l’efficacia e l’efficienza dell’intervento dello Stato nella cultura, garantendo la massima trasparenza.

 

Numerosi e qualificati gli intervenuti si sono avvicendati sul palco: il senatore Maurizio Sacconi (già Sottosegretario al Lavoro nel Governo Berlusconi), il Presidente dell’Agis Alberto Francesconi, il Presidente della Siae Giorgio Assumma, il Vice Presidente dell’Anica Riccardo Tozzi, il Sovraintendente del Teatro Stabile del Veneto Luca De Fusco, il Presidente della Fimi Enzo Mazza, il Presidente dell’Eti-Ente Teatrale Italiano Giuseppe Ferrazza, la Presidente della Confederazione Italiana delle Fondazioni e Associazioni a sostegno della Musica Lirico-Sinfonica e del Balletto Daniela Traldi, il Sovraintendente dell’Inda Fernando Balestra.

Quattro ore piene di dibattito, senza soluzione di continuità, e con una vivacità irrituale per un convegno : al di là dell’intervento “elettorale” di Gianni Alemanno, candidato a Sindaco di Roma per il Popolo delle Libertà, che ha proposto una politica culturale, per la Capitale, di tipo “strutturale” e non “evenemenziale”, il livello della manifestazione è stato tecnicamente elevato, come è stato apprezzato anche da partecipanti certamente non simpatizzanti per lo schieramento di centro-destra.

In particolare, Barbareschi ha sparato a zero contro alcune caste e lobby, che ingessano il settore e soffocano la libera creatività: è arrivato a definire l’Imaie una “associazione a delinquere”. Diffuse le critiche nei confronti della Rai (fatte proprie anche da Tozzi, a nome dei produttori cinematografici italiani), accusata di essere inadempiente rispetto alla sua “mission” di servizio pubblico non promuove in modo adeguato lo spettacolo, con particolare attenzione alla lirica, al teatro, alla musica classica, alla danza.

 

Non sono intervenuti né Berlusconi (impegnato in campagna elettorale in Sardegna) né Fini (che aveva assicurato la presenza, ma è stato bloccato da un contrattempo all’ultimo minuto), ma il Responsabile del Dipartimento Economia di Forza Italia per il Popolo delle Libertà, Pierluigi Borghini, ha manifestato la sua adesione alle proposte Carlucci-Barbareschi ed il Vice Coordinatore Nazionale di Forza Italia Renato Brunetta (e futuro Ministro per l’Economia, secondo alcuni osservatori) ha redatto un documento che è stato distribuito ai partecipanti (leggi il documento), che è in linea con la riforma-quadro illustrata ieri. In sostanza, la voce di Carlucci e Barbareschi non è “clamans in deserto”, ma sembra essere stata fatta propria da Berlusconi e Fini, quale che sarà il prossimo Ministro per la Cultura (il toto-nomine oscilla tra Letta e Bondi).

 

Una iniziativa senza dubbio di carattere “elettorale” (sia Carlucci sia Barbareschi sono candidati del Popolo delle Libertà, sebbene entrambi posizionati in collegi sicuri), ma dalla vocazione tecnica e discretamente super-partes.

Molti, nel settore dello spettacolo italiano, confidano che Carlucci e Barbareschi possano assumere un ruolo nel prossimo Esecutivo: sono entrambi due voci fuori dal coro, tecnicamente preparati, eterodossi ed anticonformisti. Ci sono le premesse per una vera “rivoluzione liberale” nell’italico settore dello spettacolo, dopo la grande delusione – diffusa, e riconosciuta anche in occasione della kermesse promossa qualche settimana fa dall’Anac – nei confronti della (non) politica culturale messa in atto da Rutelli. Sul sito di Radio Radicale, è disponibile la versione audio integrale del convegno.

 

 

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